
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Pertick One per Dagospia
Viene fuori che guardare a destra prima che a sinistra non è abitudine che gli inglesi hanno solo quando c'è da attraversare la strada. Lo fanno anche quando hanno davanti i discorsi dei politici: prima guardano a destra dei due punti (dove c'è la dichiarazione) e solo dopo a sinistra (dove c'è il nome del dichiarante). E se la mercanzia a destra non è interessante, non c'è blasone a sinistra che tenga: non si pubblica. Quanto la mentalitÃ
albionica differisca da quella italiana (dove le dichiarazioni del potente di turno si comprano per contratto, spesso prima di sapere quel che il potente ha da dire) lo ha capito sulla propria pelle il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Flashback. Inizio aprile, il premier intraprende la celebre missione a Londra per portare la rottamazione nel cuore della City. Il protocollo è quello classico: bilaterali coi colleghi, incontri con gli investitori della finanza, nastri da tagliare. In onore alla prassi, non può mancare il forum nella redazione del giornalone. Come spesso accade, il politico estero di primo piano in visita è fatto oggetto di invito da parte di una delle principali testate: si organizza un bel forum col meglio delle teste pensanti a disposizione, ci si confronta a 360 gradi con l'illustre ospite e poi si pubblica il tutto, condito con le classiche foto dove sono
tutti in maniche di camicia intorno al tavolo. L'invito che arriva a Renzi è quello del Financial Times, testata oltre il prestigioso che accoglie il premier nel pomeriggio del 2 aprile, ultima tappa londinese prima della partenza per Bruxelles.
L'incontro col board del quotidiano finanziario si svolge come previsto e risulta soddisfacente ("E' andata bene", dirà Renzi ai giornalisti italiani che lo aspettano all'uscita). Solo, l'indomani non una riga compare sul prestigioso quotidiano della comunità finanziaria. Sarà stato perché l'incontro è finito tardi e avevano le pagine già chiuse, si pensa. E invece non esce niente nemmeno la mattina dopo. Perché il Financial Times torni ad occuparsi di Renzi bisogna aspettare il 6 aprile, quando il quotidiano britannico pubblica un pezzo che parla sì del premier italiano, ma per criticarne duramente l'impostazione del Jobs act ("Proposte vaghe" c'era scritto, e sì che non avevano ancora visto il decreto Poletti).
Dell'incontro di Renzi col board del giornale, mai una riga. Perdurando il mistero, nei giorni scorsi ci si è mossi da Roma con una certa discrezione per appurare l'arcano. E la risposta giunta da Londra è stata di disarmante semplicità : nulla dell'incontro con Renzi è stato pubblicato perché - come si dice - "non c'era pezzo". Nessuna delle risposte e delle
spiegazioni fornite dal premier italiano è parsa, agli occhi dei responsabili del quotidiano inglese, abbastanza interessante o approfondita da meritare la pubblicazione, e il resoconto della chiacchierata è così rimasto nel cassetto. Ah, questi inglesi fissati col giornalismo di qualità ...
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA…
DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE…
DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL…
FLASH – BRUNO VESPA, LA “SPALLA” DEL GOVERNO MELONI: IL GIORNALISTA IN RAI E' PERFETTO PER DARE…
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…