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Antonio Signorini per “il Giornale”
Per Bruxelles l' Italia non potrà chiedere sconti sul debito pubblico. Matteo Renzi da qualche mese ha azionato un registro antieuropeo (più nei toni che nella sostanza) e invia messaggi minacciosi alle istituzioni dell'Unione. Ma nonostante gli sforzi, la riduzione prevista dal Fiscal compact andrà rispettata. Il messaggio è contenuto tra le righe del Country report sull' Italia. È la pagella di primavera con la quale il governo europeo giudica lo stato delle economie dei Paesi membri, sottolineando gli «squilibri macroeconomici».
La versione definitiva arriverà tra qualche giorno, ma già dalle bozze che stanno circolando nei palazzi delle istituzioni Ue, emerge chiaramente un giudizio con più ombre che luci. E questa non sarebbe una cosa grave, visto che la stessa sorte tocca anche ad altri partner. Il problema è che le ombre sono le stesse di sempre. Poche le differenze anche rispetto al 2011.
In sintesi, l' Italia non ha cambiato verso, nonostante le riforme. Nel rapporto ci sarà la consueta valutazione positiva delle riforme fatte. Ancora una volta quella del lavoro. Poi la bocciatura delle decisioni più popolari prese da Renzi, in primo luogo il taglio delle tasse sulla prima casa. Meglio ridurre la pressione su lavoro e produzione. Anche perché la crescita resta molto debole e rischia di contagiare tutto il Continente.
A parte questo accenno al rischio contagio (contenuto in una bozza citata ieri dal quotidiano La Stampa), sono tutti concetti già espressi nel report del marzo 2015. La novità è l' insistenza sul debito pubblico e sui rischi che l' Italia non rispetti le scadenze previste dai patti europei. Un riferimento nemmeno troppo nascosto alla vera partita che si sta iniziando a giocare ora.
Quella sulla riduzione del debito pubblico. Obiettivo di Renzi e del ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan è evitare le maglie strettissime previste dal Fiscal compact, a partire dalla riduzione del debito pubblico, un ventesimo ogni anno per la parte che eccede il 60% del Pil. Si parte da una cifra sopra i 45 miliardi.
L' Ue non intende concedere nulla su questo fronte. Ieri la Commissione ha smentito le voci su una approvazione lampo del report, che secondo le indiscrezione sarebbe stata in programma per oggi. Nessuna decisione politica sull' Italia, né sugli altri stati membri. Entro metà aprile i governi dovranno mandare a Bruxelles le previsioni aggiornate. L' Italia lo farà con il nuovo Def. Poi, in maggio, le raccomandazioni e la valutazione «politica». Che nel caso dell' Italia riguarderà la legge di Stabilità e le flessibilità che il governo ha già messo a bilancio.
Fino ad allora saranno al lavoro le diplomazie. I toni di Bruxelles resteranno soft per un po'. Anche perché venerdì arriverà a Roma il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Dopo gli strappi dei giorni scorsi l' esecutivo europeo ha tutta l' intenzione di tentare di ricucire con Roma. Magari apprezzando il position paper inviato lunedì dal governo italiano.
Juncker «sa che la politica si basa sul consenso e lavora per mettere insieme le persone, non per dividere», spiegava ieri una fonte della Commissione. Lo stesso Renzi punta molto sulla visita del presidente della Commissione. Cercherà di fare passare l' idea che l' Italia è «l'unico Paese a tenere la barra dritta». Ma sul debito, no. Il premier sa che non può rispettare gli obiettivi Ue. Ma sul Fiscal compact non c' è compromesso che tenga. La Germania non è disposta a fare passare altri sconti e sarà difficile ignorare la posizione di Berlino.
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