IL “LATO B” DI MICHELLE – CERTO, NEL PAESE CHE È CAMPATO CON LA GOBBA DI ANDREOTTI, E CAMPA ANCORA CON LA TRIPPA DI FERRARA, LA NANITÀ DI BRUNETTA E BERLUSCONI, FA RIDERE ZUCCONI SU “REPUBBLICA” SDEGNATO PER UNA BATTUTA DI UN CITTADINO AMERICANO: “DICE DI ESSERE A DIETA, RAGAZZI, MA GUARDATE CHE CULONA” – INSOMMA: MICHELLE, INVECE DI ROMPERE I NOSTRI MENÙ, PENSA A DIMAGRIRE QUEL COFANO CHE HAI DIETRO LA SCHIENA CHE RISCHI DI PAGARE ANCHE LA TASSA PER OCCUPAZIONE DI SUOLO PUBBLICO……

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Vittorio Zucconi per "la Repubblica"

L'anatomia femminile come oggetto di attacco politico, il sedere di una First Lady usato come bersaglio di scherno. Sono gli ultimi segnali della crescente disperazione della peggiore destra americana contro gli Obama. E sono il sintomo del razzismo che sotto la traccia della politica acceca e ossessiona un'opposizione che non sa più a quale odio aggrapparsi dal giorno della elezione e della rielezione di Barack Obama.

Ne fa le spese un allenatore di football in un liceo dell'Alabama, Bob Grisham (nessuna parentela con lo scrittore di legal thriller) ripreso con smartphone da un suo giocatore mentre commenta le immagini di Michelle Obama sul televisore. «Dice di essere a dieta, ragazzi, ma guardate che culona». La sua carriera nel mondo dello sport nazionale e le sue speranze di avanzamenti a ranghi più elevati finiscono con quella osservazione, fortunatamente limitata al «culona» senza ulteriori aggettivi qualificativi. come accadde presso tribù più zotiche. Licenziato dal preside.

Ma il rozzo "mister" di una squadra di provincia, non è soltanto un villano ignaro del fatto che tutto ciò che viene detto oggi potrà essere immortalato e ritrasmesso nell'eternità elettronica della Rete. L'osservazione sulle dimensioni posteriori della First Lady ha epigoni ben più autorevoli di un oscuro allenatore del profondo Sud.

Il santone dell'anti- obamismo radiofonico più becero e seguito, Rush Limbaugh, allude normalmente al madame Obama come a Michelle "Chiappona" Obama e persino un deputato, il repubblicano James Sensenbrenne del Wisconsin ha dovuto scusarsi pubblicamente per avere fatto riferimento all'«ampio posteriore» della First Lady.

Sarebbero, queste sortite di osservatori delle statuarie forme della signora alta un metro e 80, soltanto l'ennesima versione del permanente sessismo di noi maschi che mai ci sogneremmo di definire il marito come uno «dal piccolo sedere», se non fosse per l'origine africana di Michelle. Al sessismo si aggiunge così il "fattore R", quel razzismo che individua nella caratteristiche anatomiche di molti africani, le spesse labbra, i capelli crespi, i larghi fianchi delle donne, il mito tremebondo della prepotente virilità dei maschi, motivi di disprezzo e quindi di discriminazione.

Rispunta allora la spiegazione socio-storica, per le forme degli afroamericani, quella che spiega attraverso la selezione degli schiavisti la morfologia dei discendenti
dei servi. Se sono più robusti, alti, forti, veloci, se le donne hanno fianchi generosi e sederi a "portapacchi", come vuole lo slang, è perché il "massa", il padrone sceglieva di "allevarli" come animali, prediligendo uomini e donne con caratteristiche speciali. E lasciando che gli altri, i più fragili che pure erano miracolosamente sopravvissuti all'olocausto nelle stive della navi negriere attraverso l'Atlantico, si estinguessero.

L'alibi dei personaggi come Limbaugh o il deputato del Wisconsin è politico. Non aggrediscono le forme di Michelle, che nella sua prorompente avvenenza rammenta quegli ideali di bellezza femminile che trovarono nella prosperosa "Venere Ottentotta" o nelle opulente modelle della pittura barocca, il proprio archetipo, per ragioni anatomiche. La attaccano perché è un'ipocrita, una che predica diete salubri e sobrie, che coltiva lattuga e carotine nell'orto della Casa Bianca, mentre esibisce un corpo assai più sostanzioso. Come il marito in politica, vogliono dire, anche lei è una che predica bene e mangia meglio.

Michelle, che come ogni donna conosce bene limitazioni e pregi della propria figura, di questa fissazione per il proprio deretano sembra divertirsi al punto di ostentarlo. Il suo guardaroba non nasconde, semmai accentua. Le sue cinture non attenuano, ma esaltano le forme, strizzando l'occhio a quelle generazioni di pallide donne europee che si sottoponevano alla tortura di corsetti e stecche di balena per simulare proprio quelle doti che lei possiede geneticamente.

Sa, come donna e come prima afroamericana alla Casa Bianca, che questo genere di malevolenza «comes with the territory», ha detto, fa parte del lavoro, come scoprirono, restandoci male, altre First Lady. Nancy Reagan, ex attrice, soffriva molto quando irridevano la sua testona sproporzionata sopra un esile corpo. E Hillary Clinton abbandonò in fretta le gonne per nascondere il complesso delle "canckles", le caviglie intere a gamba di pianoforte, scegliendo i tailleur pantalone d'ordinanza. «E io ho una fortuna - ha riso Michelle della fissazione con il suo big butt con il suo "sederone" - ho 49 anni e ho fatto pace con il mio corpo».

 

Vittorio ZucconiMICHELLE OBAMA CULONA MICHELLE OBAMA CULONA MICHELLE OBAMA CULONA MICHELLE OBAMA CULONA MICHELLE OBAMA CULONA MICHELLE OBAMA