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NELLE TRATTATIVE TRA TRUMP, PUTIN E ZELENSKY C’È UN QUARTO INCOMODO: XI JINPING – IL PIANO DI PACE DI CUI SI STA DISCUTENDO RIDISEGNA L’ORDINE GLOBALE E RIGUARDA ANCHE LA CINA, CHE PRETENDE DAGLI USA IL VIA LIBERA A PAPPARSI TAIWAN, IN CAMBIO DEL SOSTEGNO ALL’ACCORDO SU KIEV – L’AMBASCIATORE SEQUI: “LA RUSSIA È OGGI DIPENDENTE DALLA CINA, IN ENERGIA, COMMERCIO, TECNOLOGIA. QUESTO RAFFORZA L'INFLUENZA DI PECHINO SUL CONFLITTO UCRAINO. LA CINA NON VUOLE UNA RUSSIA TROPPO FORTE NÉ TROPPO DEBOLE: LA VUOLE GESTIBILE...”
Estratto dell’articolo di Ettore Sequi per “la Stampa”
La guerra in Ucraina non è un capitolo della sicurezza europea, ma il luogo in cui si misurano e si confrontano le strategie delle grandi potenze. Le nuove bozze negoziali tra Washington e Kiev, le reazioni di Mosca e, soprattutto, la telefonata fra Xi e Trump mostrano che il conflitto è ormai parte della competizione globale per la definizione di equilibri di potere e zone di influenza.
La telefonata non è stata solo un gesto formale ma un passaggio strategico cruciale, concepito per segnalare intenzioni e linee rosse in un momento forse decisivo della guerra in Ucraina.
la stretta di mano tra putin e trump ad anchorage, alaska. foto lapresse
Primo, il colloquio serve a mantenere aperto il contatto politico dopo l'incontro Trump-Xi del mese scorso in Corea del Sud. Stati Uniti e Cina non vogliono un deterioramento irreversibile delle loro relazioni mentre si discutono piani di pace che potrebbero ridefinire gli equilibri globali. […]
Secondo, Washington cerca da Pechino una tacita accettazione del negoziato sulla pace in Ucraina e del piano che si sta definendo. Non un via libera formale, ma la garanzia che la Cina non ostacolerà un accordo in cui Stati Uniti e Russia cercheranno di fissare nuovi parametri della sicurezza europea. Per chiudere un dossier così sensibile gli Stati Uniti vogliono conoscere la posizione cinese.
Terzo, Trump usa la telefonata per mostrare buone relazioni con la Cina proprio mentre la Russia esibisce la propria vicinanza a Pechino. Washington vuole segnalare che il dialogo con Mosca non implica un allontanamento da Pechino.
Quarto, la Cina sfrutta il colloquio per ribadire il punto più sensibile: Taiwan. Xi la cita non come appendice del discorso sulla pace, ma come baricentro degli interessi cinesi. Il messaggio è triplo. Innanzitutto, la riunificazione è una linea rossa definitiva.
Inoltre, qualunque ridisegno dell'ordine europeo avrà riflessi sull'Asia. Infine, il Giappone deve essere tenuto fuori dal dossier Taiwan.
ettore francesco sequi foto di bacco
Per Pechino, Taiwan non è solo una questione identitaria: è il chokepoint che decide l'accesso della Cina al Pacifico e quindi la sua possibilità di essere una potenza oceanica.
La tempistica non è casuale: Pechino è nel mezzo della più grave crisi con Tokyo degli ultimi anni, dopo che la premier giapponese Sanae Takaichi ha definito un attacco cinese a Taiwan come minaccia «esistenziale» per il Giappone. La durissima risposta cinese serve a far capire che il tema Taiwan non è negoziabile, e che Pechino considera legittimo discutere dell'isola solo con Washington, non con gli alleati regionali degli Stati Uniti.
VOLODYMYR ZELENSKY INCONTRA DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA - 17 OTTOBRE 2025 - FOTO LAPRESSE
Quinto, Xi segnala implicitamente un'altra verità strategica: la Russia è oggi dipendente dalla Cina, in energia, commercio, tecnologia. Questo rafforza l'influenza di Pechino sul conflitto ucraino. È un messaggio diretto a Trump («Putin non può sopravvivere senza di noi») e un avvertimento: Pechino giudicherà qualsiasi pace europea anche in funzione del suo impatto sugli equilibri sino-russi.
La telefonata suggerisce poi un messaggio più ampio: una gestione del potere mondiale sempre più concentrata tra Stati Uniti, Cina e Russia.
[…]
Tutto questo rende evidente perché la guerra in Ucraina non sia separabile dalla rivalità sino-americana e, dunque, nemmeno dalla stabilità di Taiwan. Ucraina e Taiwan non sono crisi distinte, ma nodi dello stesso sistema. Gli Stati Uniti puntano a chiudere il fronte europeo per dedicare risorse e attenzione alla competizione con la Cina. Pechino osserva attentamente: una guerra lunga in Ucraina assorbe le energie occidentali; una pace affrettata e punitiva per Kiev crea un precedente utile per il dossier Taiwan.
La Cina non vuole una Russia troppo forte né troppo debole: la vuole gestibile. Una Russia solida abbastanza da resistere, ma non così autonoma da limitare l'influenza cinese in Asia centrale e Siberia. La Russia tenta di sfruttare il momento. Per Mosca l'Ucraina non è solo una guerra. È il suo principale strumento di potere, un dossier che le permette di trattare «da pari a pari» con gli Stati Uniti e, dunque, restare una potenza rilevante.
putin e trump ad anchorage, alaska. foto lapresse
L'Ucraina diventa quindi una misura della nuova competizione globale. La pace che verrà - o che non verrà - dipenderà dal modo in cui Stati Uniti e Cina ridisegneranno tra loro priorità, garanzie e rischi, e dal ruolo che decideranno di assegnare alla Russia.
Per l'Europa, il messaggio è brutale: se non abbandona il ruolo di pagatore geopolitico e non rivendica la centralità della sicurezza del continente in questa trattativa globale, l'accordo finale sarà scritto altrove. Come si dice ai tavoli di poker, e come certamente direbbe Trump, se non riesci a riconoscere il pollo, allora il pollo sei tu.
La telefonata Xi–Trump lo conferma: il futuro dell'Ucraina, come quello di Taiwan, è ormai parte di una sola grande trattativa globale.
donald trump e xi jinping meme by edoardo baraldi
donald trump xi jinping vertice apec corea del sud foto lapresse 2
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