DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. CONTI IN ROSSO, VERRANNO CANCELLATE SUBITO 1.250 MUNICIPALIZZATE
Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”
Dopo la frenata, la tentazione della contromossa. Il decreto sblocca Italia rischia di perdere le misure che hanno bisogno di soldi per partire, come i nuovi incentivi fiscali sulla casa, per il solito motivo di far quadrare i conti pubblici. E allora il governo prova a compensare il probabile stop infilando nel testo un’accelerazione sul taglio delle società partecipate dagli enti locali. Una misura che ha il pregio di non costare nulla, anzi di ridurre la spesa pubblica. Anche se è molto difficile immaginarne gli effetti immediati.
Nel decreto che venerdì sarà discusso in Consiglio dei ministri potrebbero esserci non solo le due misure di cui si è già parlato negli ultimi giorni. La prima è la possibilità per i Comuni di usare l’incasso della dismissione di partecipate al di fuori del patto di stabilità interno, che oggi frena gli investimenti anche delle amministrazioni che hanno la cassa piena.
La seconda è il prolungamento dell’affidamento fino ad un massimo di 22 anni in caso di quotazione in Borsa. In aggiunta potrebbe entrare nel decreto almeno un pezzo di quel percorso che dovrebbe far scendere le società dalle 8 mila di adesso a circa mille. Una cura dimagrante in sette mosse già definita dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli in uno studio pubblicato sul sito dedicato alla revisione della spesa pubblica che ieri si è arricchito di nuove tabelle.
maurizio lupi pennarello argento
La prima mossa, la più semplice, è quella che ha più probabilità di essere anticipata: la semplice chiusura delle partecipate che esistono ancora ma già adesso non sono operative ne cancellerebbe dalla mappa 1.250. Altre 800, seconda mossa, sparirebbero estendendo il divieto di partecipazione nelle aziende che si occupano di servizi senza rilevanza economica. Poi ci sono le 900 da chiudere fissando una soglia minima di fatturato e dipendenti, le mille da dismettere quando la partecipazione è sotto il 10%, le 650 controllate dai Comuni al di sotto dei 30 mila abitanti. Altre 2.400 sarebbero tagliate come effetto di una serie di misure più complesse: dalle modifiche sui servizi a rete, come l’energia e l’acqua, a quelle sulle delibere per il mantenimento delle partecipazioni già possedute.
SALONE DEL CASINO DI VENEZIA jpeg
Un vero e proprio disboscamento delle ex municipalizzate, che lo stesso Cottarelli ha voluto sostenere pubblicando ieri una serie di tabelle che fotografano la situazione spesso disastrata dei loro conti. Una bella fetta di queste società sono in realtà per Cottarelli oggetti non identificati. Sono 1.075 quelle per le quali al commissario non risulta disponibile (per i motivi più vari) il bilancio 2012, compreso il Maggio musicale fiorentino, l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni, e Acea distribuzione, ramo di una holding quotata.
Dalle tabelle viene fuori che una società su quattro, il 27%, non è redditizia: in termini tecnici ha un rendimento negativo rispetto al capitale investito. Un «buco nero», insomma. Ma c’è un ristretto club che riesce a far peggio e risulta avere un patrimonio negativo o nullo: sono 143, dalla Fiera di Roma alla Cmv di Venezia, che gestisce il Casinò, passando per il Cotral, l’azienda di trasporto pubblico del Lazio. Ci sono anche le aziende che vanno bene, oltre mille hanno un indice di redditività a due cifre e le eccellenze sono presenti tanto al Nord come al Sud, con lo Zuccherificio del Molise al primo posto assoluto. Ma non bisogna pensare solo alle grandi aziende.
Anche se non si tratta tecnicamente di partecipate, lo studio del commissario prende in esame anche le farmacie comunali. Oggi sono 1.600, il 9% del totale, con punte del 20% in Toscana. Il documento non parla esplicitamente di una loro chiusura ma, nella conclusione, qualche nuvolone scuro sembra addensarsi: «Si noti che il servizio nei Comuni piccoli o disagiati viene assicurato anche a mezzo di farmacie private che percepiscono sovvenzioni dal settore pubblico». Sembra il preludio ad un’altra sforbiciata. L’intervento, tuttavia, richiede un supplemento di istruttoria e non troverà posto nel pacchetto di dopodomani.
Nelle ultime bozze, invece, sono spuntate due norme destinate a far discutere. La prima è contro quella che a Roma viene chiamata la «maledizione dei coccetti», e cioè il blocco dei cantieri che di solito segue il ritrovamento di un reperto archeologico durante gli scavi. L’articolo 12 del testo dice che il problema va risolto entro 4 mesi: 90 giorni per un progetto che valorizzi il reperto all’interno dell’opera pubblica, altri 30 per il parere della Sovrintendenza. Ma il ministero dei Beni culturali non è d’accordo e la decisione finale non è stata ancora presa.
La seconda misura invece riguarda la Rc Auto, l’assicurazione sulla responsabilità civile per chi guida. Il decreto renderebbe possibile l’utilizzo delle telecamere in zone a traffico limitato e tutor per multare chi non ha l’assicurazione, grazie all’incrocio immediato di diverse banche dati. Ci aveva già provato il governo Letta, senza successo. Adesso si torna alla carica. Palazzo Chigi avverte che le bozze che circolano non sono attendibili e invita ad aspettare il testo definitivo. Ma sarà ancora lunga: venerdì il Consiglio dei ministri dovrebbe essere convocato alle nove di sera. Si gioca in notturna.
2. GALLINE E HOTEL DI LUSSO A GESTIONE “PUBBLICA” - IL MOLISE PERDE 15 MILIONI CON GLI ALLEVAMENTI. DELLA PROVINCIA L’UNICO “CINQUE STELLE” TRENTINO
Francesco Spini per “La Stampa”
Se vogliamo vedere il peggior affare che un ente pubblico possa fare, e vogliamo considerare solo le società con un patrimonio di un certo riguardo (sopra il milione di euro), bisogna partire dai polli. I polli della Gestione Agroalimentare Molisana, in breve Gam.
Nelle carte di Cottarelli, la società - che per la verità da qualche mese ha i lucchetti alle porte - vanta un primato non invidiabile, tra le aziende dalla redditività all’incontrario. Il rendimento del capitale investito dagli azionisti - i poveri contribuenti della Regione Molise - è stato negativo per il 691,92%.
Nel 2012, anno a cui si riferiscono i numeri delle banche dati a cui ha attinto il commissario per la spending review, ha perso 14,5 milioni di euro, con un patrimonio netto di 2,1 milioni. Quella della Agripol, poi Sam, quindi Solagrital infine Gam è una storia intricata in cui per anni il pubblico sostiene i costi (e le perdite) e il privato con cui l’azienda era in affari - il gruppo Arena - ne tare, finché può, i benefici. Poi il business precipita e anche Arena finisce in difficoltà.
Inspiegabilmente Gam dà l’ok al concordato che riguarda Arena dove, a fronte di 28-30 milioni di euro di crediti che vanta dalla stessa Arena, la società pubblica rinuncia a riceverne 18 e accetta di avere il resto non in contanti, ma in azioni Arena. L’esito? La giunta regionale chiede la procedura concorsuale anche per Gam (è stata ammessa a luglio) e centinaia di allevatori di polli molisani rischiano di restare senza un soldo dei crediti vantati.
In questa vetrina del pubblico che non va, molte presentano un patrimonio netto negativo. Cmv, la società al 100% Comune di Venezia che controlla il relativo Casinò, guida questa classifica con -20,3 milioni. Al secondo posto troviamo la Fiera di Roma, con un patrimonio netto negativo di 15,7 milioni, seguita, al terzo posto, dall’azienda romana di trasporti Cotral Spa.
Ma torniamo a Cmv. È una società immobiliare che a sua volta controlla il 100% della casa da gioco veneziana e ha in mano il 40% (il resto è di Betlive) di Vittoriosa Gaming Ltd, una società di diritto maltese che però è in via di cessione. Deserta, invece, è andata la prima asta per cedere la casa da gioco sul Canal Grande. Se ne riparlerà: nel frattempo però il commissario Vittorio Zappalorto sta tentando un difficile rilancio del casinò per evitare la cessione. La cessione riguarderà alcuni immobili, tra cui il Palazzo del Casinò al Lido. Nel frattempo la società discute con Pinault sulla partecipazione del 20% di Palazzo Grassi. Insomma, con una serie di operazioni straordinarie c’è il tentativo di risanare una situazione che nel 2013 ha visto Gmv chiudere con una perdita da 2,8 milioni.
Poteva mancare il turismo negli affari degli enti pubblici? No. Dunque indovinate di chi è l’unico hotel 5 stelle-lusso del Trentino. Non è di una catena alberghiera magari americana. Qui l’unica catena che c’è unisce il comune di Riva del Garda e la Trentino Sviluppo Spa (100% della Provincia autonoma di Trento) che rispettivamente col 53,8 e il 46,19% controllano la Lido di Riva del Garda Srl e, tramite questa, l’Hotel Lido Palace, che ha chiuso il 2012 con una perdita di 1,11 milioni e segna una redditività, anche qui, negativa del 14,54%. Non un affare per i contribuenti. Meglio è andata al Valtellina Golf Club dove, accanto al capitale privato, compare quello pubblico: la perdita nel 2012 è stata di poco più di 385 mila euro.
Altrove invece il pubblico - il comune di Genova nella fattispecie - si occupa di ombrelloni e spiagge, come nel caso dei Bagni Marina Genovese. Costituita nel 2001, ha un patrimonio netto da 12 mila euro e nel 2012 registra una perdita da 109 mila euro. A guidare - in negativo, almeno dal punto di vista dei conti - la categoria delle società medio-piccole (patrimonio tra 10 mila e 100 mila euro) è un’associazione con sede sempre in Trentino, la Smc - Scienze Mente Cervello.
In questo caso il discorso è para-universitario: è una società consortile dedicata alla «promozione, organizzazione, finanziamento e realizzazione attività nel campo della ricerca scientifica, diagnostica, tecnologica e medica con riferimento ai rapporti mente-cervello». Fatto sta che nell’anno considerato da Cottarelli ha perso oltre 728 mila euro, con una rendimento negativo per i suoi azionisti (pubblici) del 3.372,94%.
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