RIUSCIRÀ MATTEO SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE…
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Alla fine, la tradizionale linea soft di Luigi Di Maio sulla Cina ricalca il senso della dichiarazione a 27 che l' Europa (forse) renderà pubblica oggi, dopo la riunione dei ministri degi Esteri, esprimendo preoccupazione per le mosse di Pechino contro Hong Kong. Una condanna, ma senza alcun accenno all' unica misura che interessa gli Stati Uniti: le sanzioni commerciali.
Nulla di nuovo, sul fronte di Bruxelles. Perché da mesi l' Unione vive con ansia l' escalation tra Cina e Usa. Teme di restare stritolata nella faida dei dazi. Pensa a definire accordi commerciali con Pechino, tanto da avere in agenda due passaggi chiave: a giugno un vertice delle Istituzioni Ue con il primo ministro cinese, a settembre un summit dei leader con Xi Jinping. Certo, il caso di Hong Kong complica tutto. Ed è chiaro che se la situazione dovesse precipitare, l' Europa non potrebbe sfilarsi dalla battaglia.
Non con le sanzioni, anche se i Paesi nordici vorrebbero. Roma, e non solo, preferisce un approccio più morbido.
Ed è proprio sulla posizione da tenere sulla Cina che si spacca in queste ore la maggioranza. La linea ufficiale dell' esecutivo è racchiusa nelle parole pronunciate in Parlamento da Marina Sereni, viceministro agli Esteri. «Sia a livello bilaterale - che in ambito europeo - abbiamo ribadito la necessità di tutelare le libertà fondamentali e l' elevato grado di autonomia » di Hong Kong. Sereni non esclude neanche altre «eventuali iniziative », da concordare però con i partner europei.
Eppure, settori del Movimento viaggiano in direzione opposta. Basta ascoltare il presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli (M5S): «Fermo restando l' obbligo di rispettare i diritti umani e la condanna di qualsiasi forma violenta di protesta, ogni Paese sovrano ha il diritto e il dovere di garantire l' ordine pubblico sul suo territorio». Ragionamenti che ricordano quelli di Di Battista sul Venezuela, che tanto imbarazzarono Conte. Ma che non ricalcano la linea di altri grillini, come la presidente della commissione Esteri della Camera Marta Grande.
I dem, ovviamente, non gradiscono il dialogo costante di Di Maio con Pechino. E premono per una posizione netta su Hong Kong. «La divisione dei 5S sulla Cina è palese - dice Andrea Romano - Il Pd svolge una funzione educativa e maieutica per costruire una posizione più matura. I diritti umani sono fondamentali, nella battaglia contro i sovranismi: in Ungheria come in Cina».
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