DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Francesco Bonazzi per Dagospia
Grillo fa irruzione all'assemblea del Monte dei Pacchi di Siena e centra due bersagli al prezzo di uno: banche e Pd, definito "peste rossa". Con l'odiato euro, padre di tutte le sventure, e con il "mafioso piduista" di Arcore, siamo a quota quattro "Nemici Pubblici".
Silvio Berlusconi risponde con la Germania cattiva, con Giorgio Napolitano ingrato, con Renzie che "mette le tasse" e il Movimento Cinque Stelle che è "una setta" guidata da gente che ricorda "Hitler e Stalin". E siamo quattro pari.
E il Rottam'attore? Sarà che gli tocca fare la campagna elettorale da Palazzo Chigi e che quindi, più di tanto, non può esagerare, ma quanto a nemici da usare per mobilitare le genti sembra messo male. Se la prende ogni due per tre contro la burocrazia malvagia, ma non è la stessa cosa dell'euro e poi anche gli statali votano e bisogna stare attenti.
Non è un caso se i romani erano sempre in guerra. Un nemico contro il quale compattarsi e mobilitarsi ci vuole sempre. Serve a conservare il potere. Lo sanno bene anche i dittatori di ogni tempo, che i nemici se li sono sempre inventati. Lo sa bene l'Occidente, che dalla caduta del Muro di Berlino ha sempre saputo trovare nuovi nemici "globali".
Un nemico ti qualifica, quantomeno per differenza. Un nemico scelto con cura può perfino nobilitare. Le categorie "amico/nemico" sono l'essenza della politica, sosteneva Carl Schmitt. E Umberto Eco recentemente scriveva che "Per tenere i popoli a freno, di nemici bisogna sempre inventarne, e dipingerli in modo che suscitino paura e ripugnanza".
Paura e ripugnanza, eccoci qua. Silvio Berlusconi è un artista nel suscitarle e catalizzarle intorno al nemico di turno. In politica ormai da più di vent'anni, oltre la metà dei quali passati al governo con risultati che gran parte dell'Occidente si ostina a non apprezzare, l'ex Cavaliere ha sempre saputo a chi dare la colpa: alla "disinformazione della sinistra", ai "giudici politicizzati", ai "tradimenti" di Casini, di Fini e di Alfano.
Adesso che i sondaggi danno Forza Italia 10-15 punti sotto il Pd, si deve inventare qualcosa di parzialmente nuovo. Toghe rosse e "comunisti" non bastano più. E poi Renzie non va attaccato direttamente perché con lui ci va d'accordo e gli sta pure simpatico. Al massimo, ce la si può prendere contro "le tasse occulte di Renzi", dove il nemico, come al solito, sono le tasse. E giusto per rispondere alla propaganda di Palazzo Chigi sui famosi 80 euro in busta paga.
Il nuovo super nemico della campagna elettorale berlusconiana è quindi "la Germania della Merkel". Per strappare i voti di chi è colpito dalla crisi economica ed è pronto a credere che la colpa sia dell'Europa, la moneta unica sarebbe stata il bersaglio di maggior richiamo.
Ma l'euro era già "occupato" in tempi non sospetti da Grillomao e poi in Berlusconi c'è pur sempre un uomo d'affari con imprese quotate in Borsa che sa perfettamente che rischi si corrono a uscire dalla moneta unica. La Germania del "rigore" invece è un nemico antico e perfetto. Che la sua politica sia "egoista", il Banana l'aveva già detto nell'autunno del 2012. Adesso bisogna ripeterlo tutti i giorni. E poi la Germania è guidata da quella Angela Merkel che anche come donna incarna alla perfezione l'incubo del raffinato esteta di Hardcore.
Poi c'è Giorgio Napolitano, l'ex comunista dal cuore di pietra che prima avrebbe tramato per far cadere l'ultimo, meraviglioso, stimatissimo governo Berlusconi. E poi non ha ritenuto cosa buona e giusta concedere autonomamente la grazia al Banana, condannato a quattro anni per una maxi-frode fiscale.
La popolarità del presidente della Repubblica è un po' in calo nei sondaggi, specie da quando è comparso Renzie, ma non è che attaccandolo tutti i giorni si possa pensare di guadagnare milioni di voti. Il capo dello Stato gode dell'appoggio e della venerazione ai limiti del fantozziano di gran parte del sistema dell'informazione, ma la sensazione è che alla gran parte degli italiani importi poco di quello che fa o dice Napolitano.
Però incolparlo della decadenza berlusconiana serve a Berlusconi stesso per trattenere i suoi voti in uscita e dare un volto ben riconoscibile alla causa delle proprie difficoltà . Poi, ovviamente, c'è la demonizzazione di Grillo, ma quella fa parte del gioco visto che Forza Italia e M5S si contendono la seconda piazza alle elezioni.
Anche l'ex comico genovese è un maestro nella costruzione del "Nemico perfetto". Quello che è all'origine di tutti i mali e che viene disvelato al popolo "incazzato" da Grillomao e dal para-guru Casaleggio. Si chiama euro e bisogna dire che su questo terreno Grillo si è mosso per tempo, con notevole coerenza e un armamentario anche ideologico di tutto rispetto.
Nonostante in questo primo scorcio di legislatura le sue truppe abbiano combinato pochino, proprio per via della contrarietà alla moneta unica le elezioni europee sono la palestra naturale per consentire a Grillo di tornare a volare nelle urne. Il secondo Grande Nemico della propaganda pentastellata sono le banche, con il Monte dei Pacchi di Siena ovviamente sulla piazza del disonore.
Lo scandalo della banca senese si presta bene alla campagna elettorale, perché lì il Pd c'è dentro fino al collo e quindi si prendono due piccioni con una fava. O meglio, due nemici con un solo randello. Poi naturalmente c'è sempre Berlusconi, che è solo "un piduista", "un amico dei mafiosi", "un condannato" e via deliziando. Del resto, tolto Papa Bergoglio, la fabbrica dei nemici grillina è una fucina inesauribile.
Con il 40% di italiani che alle ultime elezioni se n'è rimasto a casa, la mobilitazione contro il Nemico è ancora più importante del solito. Solo che per sparare ad alzo zero contro tutto e tutti, stare al governo non è il massimo della vita. Oggi, per esempio, in quanto premier a Renzie è toccato difendere il capo dello Stato.
E se da Palazzo Chigi si attaccasse l'Europa senza dosare bene le parole, i danni in termini di credibilità internazionale e sui mercati sarebbero incalcolabili. Neppure ci si può mettere ad attaccare o a difendere i magistrati, attività comunque impopolari e inutilmente dannose.
Le potenze straniere, a cominciare dalla Germania, è meglio lasciarle stare. Contro le tasse è poco furbo predicare, che se no il gettito fiscale poi crolla e allora poi sì che salta tutto, anche gli 80 euro. Le banche sono argomento tabù, anche perché basta guardare che personaggi siedono nelle fondazioni che le controllano.
Che spazi restano, dunque, al Rottam'attore? Pochini, se confrontati con quelli di Grillo e Berlusconi. Una serie di annunci bellicosi sulla Pubblica amministrazione, oltre alla riduzione degli stipendi dei super-dirigenti di Stato, lasciano pensare che la lotta a una non meglio definita "Grande Burocrazia" possa essere la mobilitazione scelta da Renzie.
Come nemico è sicuramente qualcosa che può funzionare, anche perché veniamo da anni di campagne più o meno qualunquiste contro la famosa "Casta", però bisogna fare attenzione a non giocarsi il consenso degli statali. Che magari non ragionano come i loro sindacati, ma sono milioni e a votare ci vanno anche loro.
Il fatto è che il vero nemico, Renzie, ce l'ha in casa, ma non può dirlo. Perché è il suo partito. E' significativo che proprio in queste ore, mentre Grillomao e il Berlusca vanno a ruota libera con la spada sguainata, al premier tocchi minacciare i senatori del Pd di andare alle elezioni anticipate se non la smettono di mettere ostacoli alle "sue" riforme. Anche sul "nemico interno", del resto, c'è ampia letteratura. Solo che quello di solito non ce lo si fabbrica a scopo di propaganda. E' un nemico vero e, se possibile, va negato fino alla fine.
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