DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Roberto Petrini e Giovanna Vitale per “la Repubblica”
Sarà il ministro che aumenterà l'Iva? Per ora non ci si può mettere la mano sul fuoco ma le opinioni, espresse anche recentemente da Giovanni Tria, l'economista appena nominato al Tesoro, lo lasciano prevedere. L'altra certezza è che Tria non scherza quando deve tutelare i propri interessi, spingendosi a far causa alla Presidenza del Consiglio, che due anni fa aveva commissariato la Scuola nazionale di amministrazione, causandone di fatto la rimozione.
Tono cortese che nasconde una ferrea determinazione, quasi settantenne, l' attuale preside della facoltà di Economia all' università di Tor Vergata, è stato suggerito a Matteo Salvini da Paolo Savona, l' uomo che avrebbe dovuto essere al suo posto. Con cui condivide alcune tesi.
Analizzando i contenuti del contratto gialloverde sul sito Formiche.net, Tria si è detto favorevole alla flat tax, giudicata un «obiettivo interessante». E le coperture? «Non si vede perché non si debba far scattare le clausole di salvaguardia di aumento dell' Iva per finanziare parte consistente dell' operazione». Uomo prudente, politicamente centrista, Tria è da tempo vicino Forza Italia, amico fraterno di Renato Brunetta, ha contribuito a scrivere il programma economico azzurro.
Fu proprio il nuovo inquilino del Tesoro a sponsorizzare l'ingresso dell' ex ministro forzista a Tor Vergata, il quale nel 2010 lo ha poi nominato presidente alla Scuola dell'amministrazione, nonché suo consigliere al dicastero della Funzione pubblica. E allora non è un caso se adesso, per il ruolo di capo di gabinetto, si faccia il nome di Vincenzo Fortunato, già potentissimo braccio destro di Giulio Tremonti in Via XX Settembre. Un grande ritorno. Sta di fatto che da superministro all'Economia Tria dovrà ora far quadrare i conti, cercando di allinearli ai desiderata gialloverdi.
Ma prima dovrà far dimenticare l'imbarazzante contenzioso con il governo italiano, di cui ieri è entrato a far parte, che pochi giorni fa lo ha visto soccombere dinnanzi al Tar del Lazio. In breve, la vicenda: la Scuola nazionale dell'amministrazione fu commissariata da Palazzo Chigi il 15 marzo del 2016, ma la misura non fu presa per cattiva gestione, bensì perché si decise una semplice riorganizzazione.
Tria, che avrebbe dovuto presiedere la Sna fino alla fine del 2017, sentì tuttavia di aver subito un torto e un «danno alla reputazione». E decise di portare la Presidenza del Consiglio e la stessa Scuola in giudizio, chiedendo al tribunale l' annullamento del provvedimento e conseguente ristoro. Meno di due settimane fa la sentenza gli ha dato però torto. E si spera che ora tutto finisca sul binario morto, senza ulteriori ricorsi: anche per evitare che un ministro del Tesoro chieda un risarcimento a se stesso.
Tornando al contratto gialloverde tra le cose che Tria ha apprezzato di meno c'è il reddito di cittadinanza, specie se dovesse assumere la fisionomia di un «provvedimento improbabile tale da configurare una società in cui una parte della società produce e una consuma» ha spiegato ancora online. Scettico, per via dei costi, anche sulla riforma della Fornero.
Amico del premio Nobel Paul Phelps, economista del giro dei big neokeynesiani , il neo-ministro si muove bene nell' ambiente internazionale, ma quando era capo dell' Osservatorio prezzi, nel 2005, incappò in una clamorosa gaffe: uscì una nota che dava in marzo uno stratosferico aumento del prezzo delle colombe pasquali, +50%, che lo costrinse ad una imbarazzata retromarcia. E il test-Savona? È d' accordo con lui sulla Germania, ma in un articolo con l' amico Brunetta afferma che «non ha ragione chi invoca l' uscita dall' euro senza se e senza ma, come panacea di tutti i mali».
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