DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Alberto D’Argenio per la Repubblica
Finisce la corsa di Pier Carlo Padoan alla presidenza dell' Eurogruppo. Il governo ha negoziato fino alla fine, ma dopo un ultimo giro di bilaterali a margine del summit di Abidjan, in Costa d' Avorio, Gentiloni ha dovuto issare bandiera bianca: « Tutti stimano Padoan ma ho l' impressione non vogliano scegliere un presidente per tre mesi. La durata del mio governo è limitata, il che costituisce un problema » . L' Italia quindi si è spostata sul piano B: un accordo con Merkel e Macron per portare alla guida del tavolo dei ministri finanziari dell' euro un uomo votato alla crescita, il portoghese Mario Centeno, bloccando i candidati rigoristi. Ma fino al voto di lunedì tutto è possibile.
A 10 giorni dalla sconfitta sull' Ema, l' Italia manca un altro obiettivo europeo. Secondo alcuni osservatori l' aver portato avanti due negoziati paralleli ha indebolito entrambe le candidature e impedito di accaparrarsi quell' ultimo voto che avrebbe evitato la monetina con Amsterdam per l' Ema. Entrambi i candidati erano forti, ma non imbattibili: se Milano si è confrontata con città competitive, Padoan è tra i ministri più stimati ma era frenato dalla presenza di Draghi alla Bce, dagli altri italiani ai vertici Ue (Tajani e Mogherini) e dall' enorme debito italiano. In entrambe le partite ha pesato avere un governo uscente ( basti pensare alla débacle tedesca sulle agenzie Ue causa crisi politica a Berlino).
Entro oggi gli aspiranti all' Eurogruppo dovranno presentare le proprie candidature (Padoan non lo farà) e la decisione sarà presa lunedì a Bruxelles con voto segreto dei ministri: chi prenderà 10 preferenze su 19 succederà all' olandese Dijsselbloem. La poltrona spetterebbe a un socialista (che sia però gradito a tutti) visto che i popolari detengono le altre presidenze Ue, ma fino ad ora una serie di veti incrociati ha portato allo stallo: il Pse ha bocciato il ministro francese Le Maire, i popolari il commissario Ue Moscovici ( socialista).
Per strada sono inciampati anche lo slovacco Kazimir (Pse), il maltese Scicluna (Pse) il lussemburghese Gramegna ( liberale), l' austriaco Schelling ( Ppe) e lo stesso Dijsselbloem ( Pse). Padoan contava di scattare all' ultimo come candidato unico socialista gradito anche ai governi di centrodestra e dribblare lo scoglio elezioni diventando in prospettiva il primo presidente non ministro, ma ha trovato l' ostacolo Centeno.
Un paio di giorni fa Gentiloni ha sentito Merkel che si è espressa così: « Caro Paolo, Padoan è molto apprezzato ma l' Italia ha già tante cariche e sento grande sostegno per Centeno». A quel punto il premier ha chiamato il portoghese Costa, che ha rifiutato di ritirare il suo ministro spiegando di godere del sostegno di Merkel. Quindi anche il governo spagnolo, di centrodestra, ha fatto sapere che avrebbe sostenuto l' uomo di Lisbona.
Eppure fino a ieri mattina al Tesoro si affidavano a un ulteriore giro di bilaterali di Gentiloni ad Abidjan. Il premier a margine del vertice Ue-Africa ha visto Merkel, Macron, Costa e il belga Michel. Ma quando ha capito che non ce l' avrebbe fatta ha lavorato per portare Merkel e Macron su Centeno, considerato perfetto da Roma per la sua linea anti austerità. E così il patto è arrivato.
Jeroen Dijsselbloem Piercarlo Padoan
Ma la partita non è chiusa. I nordici, a partire dall' olandese Rutte, non apprezzano la scelta e potrebbero lavorare a una candidatura alternativa per sbarrare la strada al portoghese. Un liberale o un altro socialista meno morbido sui conti come lo slovacco Kazimir. Alla fine lo stesso Dijsselbloem - socialista non amato dai compagni del Pse - potrebbe tornare in auge con una proroga di sei mesi.
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