malago' raggi baciamano - alle spalle della sindaca l'avvocato pieremilio sammarco

1. IL “NO ALLE OLIMPIADI” È L’ENNESIMO VAFFANCULO DEDICATO A MATTEO RENZI: DOPO LO SLITTAMENTO DEL REFERENDUM E LO SFARINAMENTO DELL’ITALICUM, LO SCHIAFFO DI MERKEL-HOLLANDE A BRATISLAVA, LA SVEGLIA DI JUNCKER, LE MINACCE DI DRAGHI SULLA MANOVRA, LA TIRATA D’ORECCHI DI NAPOLITANO, IL PREMIER È ORMAI UN PUGILE SUONATO MESSO ALLE CORDE 2. IL BACIAMANO DI MEGALO' MALAGO’ FOTOGRAFA IL CONTATTO TRA LA PRIMA REPUBBLICA DEMOCRISTIANA (TENDENZA GIANNI LETTA) E LA REPUBBLICA IMMAGINARIA DI GRILLO-CASALEGGIO

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1. IL BACIAMANO

Massimo Gramellini per “La Stampa”

 

MALAGO' RAGGI BACIAMANO - ALLE SPALLE DELLA SINDACA L'AVVOCATO PIEREMILIO SAMMARCOMALAGO' RAGGI BACIAMANO - ALLE SPALLE DELLA SINDACA L'AVVOCATO PIEREMILIO SAMMARCO

Quesito per maschi in ascolto: riuscireste a essere galanti con una donna che il giorno prima vi ha volutamente umiliato, lasciandovi marcire in anticamera per andarsene in trattoria con gli amici, nonostante avesse un appuntamento con voi?

 

Una donna, oltretutto, da cui non sperate di ricevere più niente, perché ciò che desideravate da lei ve lo ha già pubblicamente e definitivamente negato con toni stizziti e strafottenti? Io no. E infatti non sono Giovanni Malagò, non ho il suo sguardo sterminatore né la sua gestualità professionale, senza contare che l' unica volta in cui ho tentato il baciamano sono andato a sbattere contro un anello particolarmente acuminato.

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Questa immagine fotografa il contatto tra la Prima Repubblica democristiana e la Terza grillina. Il baciamano del presidente del Coni sa di inclusione, buone maniere e inevitabile ipocrisia, perché lui quella mano gliela mozzerebbe volentieri con un morso. Mentre negli atteggiamenti stucchevoli della sindaca di Roma - al cui confronto Hillary Clinton appare una ragazzona simpatica e spontanea - traspare il tratto fondante della setta grillina: il disprezzo per chiunque c' era prima, e che già solo per questo è una persona di cui diffidare, meglio ancora da umiliare. Per le seguaci del Dibba la galanteria è un' aggravante.

 

2. SUI GIOCHI RENZI STOPPA MALAGO’

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Guglielmo Buccheri  per “la Stampa”

 

La commedia dei Giochi di Roma diventa all'italiana sui giornali stranieri. Il giorno dopo il no della sindaca della Capitale Virginia Raggi fila via fra riflessioni e possibili contromosse, («Piano B? C' è, ma non sarebbe la strada giusta», dicono al Coni), fino all' entrata in scena del premier Matteo Renzi.

 

«La partita di Roma 2024 è finita dopo l' annuncio della Raggi? Credo proprio di sì. Dipenderà dal Consiglio comunale, ma se la sindaca ha deciso di dire di no immagino che pensi di avere la maggioranza con lei: se i consiglieri voteranno così come detto dalla prima cittadina, nessuno vorrà fare i Giochi contro il Comune».

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Malagò «coatto» Punto di partenza, dunque.

 

Renzi a «Otto e mezzo» sottolinea come «mi amareggia l' idea che si dà del Paese, ovvero che i grandi eventi non si possono fare perché qualcuno ruba.

Questo - dice - è impressionante. È come se i grillini dicessero: non riusciamo a cambiare le cose». I Cinque Stelle occupano i social, danno del coatto a Malagò (così scrive Di Battista) ed esultano perchè «la mangiatoia è finita, daje Virgì» (così Di Maio su Facebook).

 

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E, il Coni? Scherzi del destino, amaro, il presidente dello sport italiano e la Raggi si trovano nello stesso posto, stavolta alla stessa ora: nella Sala delle Armi, al Foro Italico, c' è da presentare il logo per gli Europei di calcio itineranti in agenda nel 2020. «Il mio baciamano? Lo faccio sempre con chi non ho confidenza», taglia corto un amarissimo Malagò quando i flash lo colgono nel momento del gesto galante verso la sindaca di Roma.

 

«Una donna non si deve mai scusare. Se dopo quello accaduto mercoledì andrei a pranzo con lei? E perchè no? Siamo persone educate», così il numero uno del Coni. Malagò e la Raggi si sfiorano, ma solo metaforicamente: tre sedie li dividono, mai uno sguardo, figuriamoci una parola dopo l' incidente istituzionale del Campidoglio.

 

RAGGI FRONGIARAGGI FRONGIA

Il referendum dei radicali Roma e il sogno olimpico non si incrociano più. Malagò guardava a Renzi e, Renzi, ha giocato l' ultima palla. Il legame fra lo sport e Palazzo Chigi è sempre stato fortissimo in questi mesi di candidatura e solo un nuovo assist del governo avrebbe potuto riaccendere qualche speranza.

 

Come? Impugnando la mozione del no una volta votata dal Consiglio comunale (forse già martedì) e, subito dopo, imboccando la strada del referendum: questo avrebbe potuto fare, magari, Renzi, ma, evidentemente, i calcoli politici lo sconsigliano (immaginarsi la corsa dei pentastellati ad urlare contro i poteri forti sarebbe fin troppo facile). Referendum che aveva visto in campo fin dalla prima ora i radicali e gli stessi radicali avrebbero messo a disposizione il loro lavoro di raccolta delle firme.

 

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Roma spegne il suo sogno olimpico lasciando la scena a Los Angeles, Parigi o Budapest. «Il presidente del Cio (Comitato Olimpico Internazionale, ndr) mi ha quasi fatto le condoglianze battendomi la mano sulla spalla», racconta Mario Pescante, uno dei grandi elettori nel giorno della scelta della città capitolina.

 

«Roma nella sua millenaria storia ne ha passate tante e si è sempre rialzata», così Franco Carraro, l' altro membro del Cio italiano.

 

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Malagò sta per volare a Cagliari dove, oggi, riunirà il governo dello sport azzurro in uno dei luoghi che avrebbe dovuto ospitare una disciplina dei Giochi 2024 secondo il progetto del Coni (la vela) quando la Raggi esce dalla Sala delle Armi. «Ha detto qualcosa a Malagò?», la domanda resta senza risposta. Sullo sfondo la sede del Comitato promotore e la scritta gigante «Roma 2024»: prossima mossa il voto in aula al Campidoglio sulla mozione del no alla candidatura, poi la lettera al Cio della sindaca.

«Danno erariale? Se ce lo chiedono reagiremo...», saluta il vice-sindaco Frongia.

 

 

3. SAMMARCO AVVOCATO PIGMALIONE

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Mauro Favale per “la Repubblica - Roma”

 

Per quanto provi a stare defilato, lontano dalle luci della ribalta, negando qualsiasi influenza o interesse, lui c’è sempre, ieri immortalato (seppure in secondo piano) finanche nella foto del giorno, quella del baciamano di Giovanni Malagò a Virginia Raggi.

Pieremilio Sammarco, avvocato, 48 anni, mentore della sindaca (è stato prima suo professore, poi gancio per il praticantato nello studio Previti, infine titolare dello studio legale dove ha lavorato la Raggi) in ossequio al suo stile riservato non si è certo seduto in prima fila, ieri, nel Salone delle Armi del Foro Italico.

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«Sono qui in qualità di componente della Corte d’appello federale e della commissione premi della Figc», si schermisce al termine della cerimonia per la presentazione del logo degli Europei del 2020.

 

Tutto vero. Ma la sua fama di consigliere speciale della Raggi, ha ormai travalicato, suo malgrado, i suoi innumerevoli incarichi. Il suo nome è rimbalzato durante la vittoriosa campagna elettorale della sindaca. Poi, ancora, nei lunghi giorni del “totogiunta”, come suggeritore di possibili assessori. Infine, quando a inizio settembre fu nominato Raffaele De Dominicis come sostituto di Marcello Minenna al Bilancio, venne fuori che il “gancio” per il contatto dell’ex procuratore generale della Corte dei conti l’aveva fornito proprio lui. Voce, poi, seccamente smentita.

virginia raggi in costumevirginia raggi in costume

 

Sta di fatto che le congetture su Sammarco, sul suo studio, sulla sua rete di riferimento, vicina a pezzi della destra romana, non accennano a smontarsi. Alimentate anche da coincidenze, come la presenza, ieri, al Coni, il giorno dopo il “gran rifiuto” della Raggi alle Olimpiadi. E dalla fatalità, come dimostra lo scatto del giorno. Nella sequenza fotografica, si nota prima Malagò afferrare la mano della Raggi e scambiarsi uno sguardo con Sammarco che le sta di fianco. Poi, solo dopo, il presidente del Coni avvicina la mano della sindaca per il più classico dei baciamano.

RAGGI APPENDINORAGGI APPENDINO

 

Dopo l’incrocio, si siederanno tutti lontani: la sindaca sul lato sinistro, con accanto il suo vice Daniele Frongia. Malagò a destra, insieme ai vertici della Figc e della Uefa. Sammarco, invece, ancora più dietro, tra i tanti ospiti dell’appuntamento. Tra loro anche tre consiglieri comunali che hanno deciso di accompagnare la sindaca: Paolo Ferrara, il capogruppo, e poi Carola Penna e Gemma Guerrini. Nella sala, a fare foto alla coppa che alzerà la nazionale vincitrice degli Europei del 2020, fa capolino Andrea Mazzillo, coordinatore dello staff della sindaca.

 

Nessuno di loro scambia neanche uno sguardo con Sammarco. Al termine della presentazione scattano i saluti e le strette di mano. L’avvocato resta a discutere del logo disegnato per Roma in occasione della futura competizione: le statue di Ponte Sant’Angelo, affiancate al simbolo ufficiale della manifestazione, sfondo azzurro e diversi colori dal verde all’arancio.

PIEREMILIO SAMMARCOPIEREMILIO SAMMARCO

 

Non si parla di Olimpiadi, né della scelta della Raggi. «Non mi fate queste domande perché non ne so nulla», si difende ancora, quasi a marcare la distanza con l’avvocato che guida oggi il Campidoglio. L’imprevisto, però, è in agguato: «Buongiorno sindaco», lo sfotte davanti a tutti un suo vecchio amico presente in sala. Sammarco sorride, arrossisce, si scusa e si allontana.