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Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
MARIO DRAGHI CHRISTINE LAGARDE
Per ringraziare Mario Draghi, Christine Lagarde ha scelto ieri Leonard Cohen: I magnifici versi di "Anthem" ricordano che "c' è una crepa in tutto", ma che "è lì che entra la luce". I questi otto anni, il banchiere centrale italiano ha aperto più volte una breccia nel muro di sfiducia che rischiava di travolgere l' Europa. E solo in apparenza Lagarde subentra in un frangente meno drammatico di quello che toccò all' ex governatore della Banca d' Italia nell' autunno del 2011.
Allora la crisi degli spread aveva spinto i Paesi europei a chiedere pacchetti di salvataggio all' Ue. A ottobre, la festa d' addio al suo predecessore, Jean-Claude Trichet, si tenne alla Alte Oper, una serata di gala da Re Sole della moneta. E quando i principali leader Ue sparirono in una riunione segreta per discutere dell' imminente e drammatico vertice a Bruxelles per salvare la moneta unica, quella festa in pompa magna assunse le sembianze dell' orchestrina del Titanic. Anche Merkel ha ricordato ieri il summit tesissimo che accompagnò l' esordio di Draghi.
mario draghi christine lagarde
Lui, in piena sintonia con il suo stile sobrio, ha scelto una semplice aula del quartier generale della Bce per il suo addio. Merkel, Macron e il presidente Mattarella lo hanno ringraziato per i miracoli degli ultimi otto anni. Ma volgendo lo sguardo in avanti, ci si rende conto che Christine Lagarde eredita il suo posto in un momento non meno insidioso.
Sono enormi i rischi di medio termine in cui un' Europa da anni afona, paralizzata da leadership zoppe e distratte da guai interni si sta lentamente e inesorabilmente infilando.
Inutile guardare alla Brexit o alle guerre commerciali di Trump per scaricarsi la coscienza. La vera sfida dei prossimi anni è il vaticinio di Larry Summers, la "stagnazione secolare" ispirata alle teorie della Grande depressione, che rischierebbe di precipitare l' Europa in una spirale di tassi di crescita striscianti, paralizzati da consumi e investimenti al palo. Soprattutto: che condannerebbe le banche centrali a proseguire con le politiche dei tassi azzerati.
ivanka tra la merkel e lagarde
Dinanzi a questi rischi - Draghi lo ripete dal discorso di Jackson Hole del 2014 e lo ha fatto anche ieri - è tempo che i governi agiscano. Che Paesi come la Germania, che ha i margini fiscali per farlo, si sveglino.
Che rivitalizzino la crescita che si sta rapidamente insabbiando in tutto il continente. Gli alleati di Lagarde in questo difficile cammino saranno importanti, soprattutto in una fase in cui avrà una cassetta degli attrezzi svuotata - i tassi di interesse sono azzerati, il "bazooka" degli acquisti di titoli privati e pubblici riavviato, le operazioni di liquidità già generose. E, dettaglio cruciale, in una fase in cui i falchi hanno pesantemente rialzato la testa. Alla sua prima riunione del board, l' ex direttrice del Fmi affronterà non solo il malumore dei falchi più tradizionali - tedeschi, olandesi e austriaci - ma dovrà cercare di chiudere anche la recente ferita del voto contrario dei suoi due connazionali, Villeroy de Galhois e Coeur, all' ultimo "pacchetto Draghi" di settembre.
Ieri, non a caso, gli occhi erano puntati su Angela Merkel, la più discreta, potente e solida alleata di Draghi. La cancelliera ha sottolineato almeno quattro volte che l' italiano «ha preservato l' indipendenza della Bce». Attributo che il governatore della Bundesbank, le banche e le assicurazioni tedesche gli hanno disconosciuto. La Germania ha spesso usato il suo peso per fare da contraerea alle armi nucleari usate dal presidente Bce più creativo di sempre. Invece, Merkel gli ha sempre fatto scudo. Ma ora Lagarde dovrà ricorrere alle sue proverbiali doti diplomatiche per convincerla che l' appoggio esterno non è più sufficiente. Che è ora che la Germania agisca.
Intanto, Lagarde ha rivendicato in un' intervista a Spiegel di essere sempre «un po' anticiclica: un' avvocata in un mondo di economisti, una francese in America». Da domani, una donna in un muro di cravatte: il Consiglio della Bce.
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