DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Simone Canettieri per “il Messaggero”
giancarlo giorgetti foto mezzelani
La tregua armata nella maggioranza gialloverde viene inaugurata di prima mattina quando il vicepremier Luigi Di Maio dice che non il «M5S non accusa Giorgetti» dell' inciampo di martedì in Aula. Non c' è stata dunque - nella versione ufficiale del leader pentastellato - la trama del sottosegretario leghista sul voto che ha mandato sotto il governo.
La pax viene poi suggellata con gli atti in serata, quando diventa pubblico l' orientamento del governo sul dl-sicurezza: lunedì ci sarà la fiducia, e questa mattina i grillini ritireranno i 5 emendamenti della discordia. Tutti insieme appassionatamente? Quasi.
Giorgetti arriva alla Camera e sceglie infatti di starsene in disparte, sedendosi tra i banchi del suo partito e tenendosi alla larga dagli scranni del governo. Il braccio destro di Matteo Salvini ci scherza su «son come Andreotti...». E poi con i suoi scherza ancora: «Non sono mica Belzebù».
Come a dire che ormai i grillini lo incolpano di qualsiasi regia oscura dietro le quinte. Un grande manovratore, mai domo. Raffaele Volpi, sottosegretario leghista alla Difesa, dice che «forse Giancarlo viene percepito così solo perché è un politico, e quindi lo incolpano di ogni cosa, ma vedrete passerà anche questa». Lui, Giorgetti, dice all' Adnkronos: «I sospetti dei Cinque Stelle su di me? Eh...», allarga le braccia il sottosegretario, sorridendo.
«Secondo me - scandisce - non c'è nessun tipo di problema». E ribadisce: solo un «inciampo parlamentare». Intanto piovono le dichiarazioni dei big pentastellati per sgomberare il campo dalle accuse di complotto nei confronti del sottosegretario di Palazzo Chigi. E anche Matteo Salvini interviene salamonico: «Il caso, per me, è chiuso». Rimangono i sospetti. Tra i pentastellati sono in molti a credere che «se dovesse saltare il banco» la Lega avrebbe un piano B. Ovvero: governo di centrodestra con i responsabili per far fronte alla tempesta finanziaria.
LA MOSSA
I leghisti girano il caso Giorgetti in un altro modo: l'accusa M5s di aver mosso i franchi tiratori dell' anticorruzione, mirerebbe a indebolire «l'uomo della trattativa» in queste ore concitate legate alla manovra. Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, dice appunto il contrario: «Non sta né in cielo, né in terra. Non esiste». E ce l'ha appunto con la possibilità che il big del Carroccio si sia mosso nell' ombra. Rimane comunque il siparietto della Camera: il sottosegretario che arriva in Aula ma trova il suo posto occupato dalla grillina Laura Castelli.
Quindi dice qualcosa alla collega, lamentandosi, dopodiché si avvia verso i banchi della Lega e si accomoda. Nel frattempo Castelli parla con i colleghi, leggermente infastidita, e tutti scivolano di un posto per lasciare libero il seggio di Giorgetti che viene chiamato a unirsi alla pattuglia dell' esecutivo. Poco dopo, il leghista lascia i suoi compagni di partito e va a sedersi al banco del governo.
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