DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Lorenzo De Cicco per repubblica.it - Estratti
“Non capite un c…. di calcio e di finanza”. Così parlò Claudio Lotito, a sentire i presenti, cordialmente rivolto ai colleghi di centrodestra. Per due ore, ieri pomeriggio, il governo non ha avuto i numeri nella commissione Bilancio del Senato. Commissione cruciale. Infatti rischiava di saltare per aria il decreto Omnibus, che sta per scadere, tanto che i senatori erano stati chiamati a votare in via straordinaria di domenica pomeriggio, pur di strappare il primo via libera e portare il provvedimento nell’Aula di Palazzo Madama oggi, al fotofinish.
I membri della Commissione erano stati convocati ieri per le 16.30. Lotito però, col collega forzista Dario Damiani, per quasi due ore non è entrato nella saletta delle votazioni. Il governo, così, non aveva i numeri per mandare avanti il provvedimento.
Perché il senatore azzurro (e patron biancoceleste) si accalorava tanto? Il resto della maggioranza non ne voleva sentire di approvare un emendamento, presentato naturalmente da FI, che chiedeva di abolire la norma che consente l'ingresso dei tifosi di calcio nei Cda dei club.
Norma già in vigore, voluta un anno fa dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e dunque difesa a spada tratta dalla Lega. Lotito, presidente e proprietario della Lazio, è convinto che la disposizione sia però impraticabile, soprattutto per le società quotate. Già a febbraio aveva tentato una manovra simile, per depennarla, cogliendo l’assist di Adriano Galliani, ad del Monza e vecchia gloria manageriale del Milan berlusconiano che fu, pure lui oggi in Senato. Sette mesi fa l’operazione non andò a dama. E così Lotito ha deciso di riprovarci.
Davanti agli esponenti dell’opposizione, un po’ sconcertati ma in fondo divertiti assai dallo spettacolo, la commissione è stata rimandata tre volte. Nel frattempo sono arrivati nel Palazzo i big della maggioranza, dal capogruppo di FdI, Lucio Malan, a quello di Forza Italia, direttamente dallo stadio per la sua As Roma, Maurizio Gasparri.
Mentre un altro meloniano, Nicola Calandirni, presidente della Commissione Bilancio, si collegava al telefono con Palazzo Chigi, di domenica sera, per capire come evitare che i rimpalli si trasformassero in un pasticcio. Alla fine, tanti sforzi di mediazione hanno convinto il senatore forzista eletto in Molise a retrocedere dai propositi ostruzionistici. Il dl Omnibus è passato, l’emendamento lotitiano, a firma Damiani, non è nemmeno stato messo ai voti.
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