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“QUELLE NORME NON SONO DEGNE DI UN PAESE LIBERALE" – IL PROCURATORE RAFFAELE CANTONE CONDIVIDE I RILIEVI DELLA CASSAZIONE AL DECRETO SICUREZZA – “CREDO SIA STATO MOLTO INOPPORTUNO SOTTRARRE QUELLE NORME AL PARLAMENTO - LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA? PROFONDAMENTE SBAGLIATA: HA INTENTI PUNITIVI, PUNTA A SCREDITARE LA MAGISTRATURA - LE ULTIME ESTERNAZIONI DI NORDIO SUI PM CHE HANNO "MUTILATO" LA POLITICA E IL "MERCIMONIO" DEL CSM? EVITO DI COMMENTARE. L’ATTACCO CONTINUO AI MAGISTRATI CREA DISCREDITO E UN INDAGATO COME KAUFMANN PUÒ CONSENTIRSI DI DIRE CHE I MAGISTRATI ITALIANI SONO MAFIOSI…”
Conchita Sannino per la Repubblica - Estratti
Altro che «dignità e libertà per la magistratura», come promette il ministro Nordio, celebrando il ddl sulla separazione delle carriere. «Questa riforma è profondamente sbagliata: non è utile per l'efficienza della giustizia, ha intenti punitivi, punta a screditare la magistratura», chiarisce Raffaele Cantone.
Dal 2020 procuratore a Perugia, già pm antimafia a Napoli e capo dell'Anticorruzione, nel suo curriculum c'è anche l'attività di studio al Massimario della Cassazione: proprio l'ufficio da cui ieri sono piovuti, sulla legge Sicurezza, rilievi molto sgraditi a Nordio.
Procuratore Cantone, condivide quella relazione?
«Sono troppo legato affettivamente al Massimario, per non essere d'accordo. Battute a parte, lavoro pregevole. Ancor prima dei rilievi di costituzionalità, credo sia stato molto inopportuno sottrarre quelle norme al Parlamento. Poi, con chiarezza voglio dire che nella legge ci sono anche novità corrette su cui non sarebbe giusto esprimere critiche preconcette. Ma tante altre norme danno una visione che non è da Paese liberale».
Riforma giustizia. È vero che lei aveva giurato di non scioperare più, ma poi ha deciso di fare un'eccezione per contrastare il ddl Nordio-Meloni?
«In effetti: ero molto giovane quando scioperai contro la riforma Falcone. Dopo quel serio errore, mi ripromisi di non aderire più a un'astensione. Ma in questo caso ho creduto fosse mio dovere: la riforma, con l'introduzione del sorteggio per i membri dei due Csm e con l'istituzione di un'Alta Corte, tradisce un vero furore ideologico. Quel ddl non sortirà un solo effetto positivo per i cittadini».
(...)
E le ultime esternazioni di Nordio: che i pm hanno "mutilato" la politica, il "mercimonio" del Csm.
«Evito sempre di commentare queste accuse».
Ma il Guardasigilli dice anche che è stato "insabbiato" il grosso del caso Palamara: le risulta?
CARLO NORDIO AL QUESTION TIME AL SENATO
«Ecco, non entro nel merito proprio perché quel processo lo ha trattato l'ufficio di cui sono titolare. Ma in generale: sarebbe opportuno che il Guardasigilli dimostrasse gli elementi che ha, per poter dire le cose che dice. Lui non è un cittadino qualunque, che può fare affermazioni non supportate. Se ha di questi dubbi, attivi gli importanti poteri di accertamento che lo Stato gli fornisce».
La lotta al crimine, con strette e limiti imposti dalle nuove norme, è diventata più difficile?
«Ci sono già più difficoltà: con la cancellazione dell'abuso d'ufficio, con il limite dei 45 giorni alle intercettazioni, Incombe persino un odg (firmato Costa, ndr) che punta ad eliminare l'arresto per il rischio di reiterazione del reato. Per non parlare del delicato tema del sequestro delle memorie digitali: che va regolamentato, non impedito. Allarme giustamente lanciato dal procuratore Melillo».
CARLO NORDIO AL QUESTION TIME AL SENATO
Procuratore, le toghe sono un bersaglio quotidiano?
«Pensavamo di avere alle spalle certe aggressività, invece c'è poco di nuovo sotto al sole. Se non che l'attacco continuo ai magistrati non è più solo un costume italiano. Qui comunque crea discredito, mina la credibilità di uno dei poteri dello Stato. E scopre una forte contraddizione con certe narrazioni in voga...».
In che senso?
«Se l'Italia conta di più, come sento dire, com'è possibile che si punti a demolire uno dei tre poteri su cui si regge l'assetto democratico? Insomma: da un lato il Paese è tornato leader, dall'altro ha un potere giudiziario che è incapace e politicizzato? Lo sport è così diffuso che un indagato come Kaufmann può consentirsi di dire che i magistrati italiani sono mafiosi».
Le parole delle istituzioni legittimano un clima?
«Temo di sì. Basti vedere come si reagisce a una sentenza di ergastolo persino da parte dei familiari della vittima, che meritano rispetto, e solo per un tecnicismo».
Si fa il suo nome, ritualmente, come candidato ideale del centrosinistra alle regionali in Campania: la verità?
«Non ci penso proprio. La verità è che voglio tornare in Campania. Ma per fare il mio mestiere di magistrato».
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