
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
Enrico Franceschini per âLa Repubblica'
à stato l'impero più grande della storia, esteso su un quarto delle terre emerse del globo. Poi ha perso quasi tutte le sue colonie, tranne qualche sperduta isoletta. Ora rischia di vedere restringersi ulteriormente le ultime vestigia della sua influenza. La Nuova Zelanda annuncia un referendum per sostituire la propria bandiera, che riproduce l'Union Jack, vessillo britannico, con un nuovo stendardo: fra le proposte considerate, il primo ministro John Key appoggia la felce dorata, simbolo della flora nazionale e stemma degli All Blacks, la leggendaria squadra di rugby locale.
Se l'iniziativa avesse successo, l'Australia già segnala intenzione di fare altrettanto, visto che anch'essa ha l'Union Jack nella bandiera. E con varie ex colonie, ora membri del Commonwealth, dal Canada alla Giamaica, che considerano la possibilità di abolire la monarchia, e con essa la regina Elisabetta come capo di Stato, per diventare repubbliche e pienamente indipendenti da Londra, più la Scozia che nel settembre prossimo terrà un referendum per la secessione dalla Gran Bretagna, sembra quasi di assistere a
una novella ondata di decolonizzazione. Come se il British Empire morisse una seconda volta.
Non è chiaro che cosa abbia spinto il premier neozelandese a volere un referendum sulla bandiera: nell'aprile scorso aveva accolto con tutti gli onori il principe William e la principessa Kate in visita ad Auckland.
Il problema non è solo che il vessillo del suo paese è occupato per un quarto dall'Union Jack britannica, ma anche che viene confuso con quello australiano: entrambi occupano i restanti tre quarti di bandiera con le stelle della Southern Cross, la Croce del Sud, su sfondo blu (solo che la Nuova Zelanda ne ha quattro e l'Australia cinque). Lo stesso primo ministro sostiene di non essere certo dell'esito della consultazione: «Al momento l'opinione pubblica è divisa a metà ». Ma aggiunge: «Io sarei per cambiare bandiera».
La questione affonda nel passato coloniale: il vessillo con l'Union Jack fu adottato nel 1869, dopo trent'anni di guerra fra le truppe coloniali britanniche e i guerrieri maori. Oggi gli anti-monarchici giudicano assurdo che, mezzo secolo dopo la fine dell'Impero britannico, la regina di Londra sia ancora capo di Stato, e la bandiera del suo regno continui a figurare, in mezza dozzina di nazioni indipendenti.
Tuttavia c'è chi rimane fermamente contrario a cambiare: «Sotto quel vessillo hanno combattuto i nostri soldati in due guerre mondiali», protesta John Banks, leader dell'Act Party che appoggia il governo di minoranza guidato dal premier Key, e abolirlo nel centenario della prima sarebbe un insulto alla memoria dei caduti.
Quanto a sostituire strisce e stelle con una foglia, il primo ministro fa notare che un'altra ex colonia britannica, il Canada, non si è mai pentito di avere adottato come bandiera nel 1965 la foglia d'acero, suo simbolo nazionale. L'ultima parola nella disputa ce l'hanno i "canguri", vicini di casa dei neozelandesi: «Ancora una volta", commenta Peter Fitzsimones, ex campione di rugby australiano, "i kiwi (come vengono soprannominati i neozelandesi,ndr) arrivano prima di noi».
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