DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. E DIETRO L’ANGOLO DEL CARROCCIO ORA C’È L’ORO DI MOSCA
Leonardo Coen per “il Fatto Quotidiano”
Quando undici mesi fa Matteo Salvini venne eletto per alzata di mano segretario della Lega al congresso federale del Carroccio che si era riunito in quel del Lingotto, a Torino, tra gli “amici” osannanti delle destre europee più anti-Ue (fiamminghi, francesi, austriaci, svedesi) c’erano anche Viktor Zubarev, parlamentare di Russia Unita – il partito di Putin che egemonizza la vita politica russa – e il quarantaduenne Alexej Komov, ambasciatore del Congresso Mondiale delle Famiglie all’Onu, noto esponente pro-life della società cristiana ortodossa, fiero avversario del movimento gay.
La loro presenza era apparentemente formale, l’attestazione di stima nei confronti di Salvini. Il capo leghista, infatti, si era pubblicamente schierato dalla parte di Putin. Il presidente russo aveva tuonato contro l’associazione dell’Ucraina all’Ue, quella che lui chiamava un’indebita ingerenza dell’Unione nella sfera d’influenza di Mosca.
Un’azione “imperialista”, al soldo dell’euro, in combutta con gli Stati Uniti. Manna, per la Lega salviniana che aspirava a far parte dell’alleanza dei partiti identitari ferocemente schierati contro la moneta unica e alla ricerca di una nuova Europa, quella dei popoli.
Putin era più di uno spettatore interessato: a lui premeva appoggiare concretamente chi poteva sabotare l’Ue, già in crisi. Un disegno nemmeno tanto occulto: strumentalizzando la questione delle minoranze, si poteva rimettere in discussione lo stesso equilibrio territoriale dell’Est europeo.
In Ucraina, infatti, la violenta protesta popolare contro il regime corrotto del presidente Viktor Yanukovich, in quella metà di dicembre del 2013 di lì a poche settimane sarebbe sfociata nella sua fuga. In Occidente pochissimi immaginavano che la Crimea sarebbe stata inglobata da Mosca, che l’Est dell’Ucraina si sarebbe ribellato a Kiev e che l’Unione europea, insieme agli Stati Uniti, avrebbe imposto sanzioni economiche pesantissime nei confronti della Russia.
No, in quei giorni di tripudio salviniano, pareva che il vero interesse del nuovo segretario leghista fosse quello di rincorrere Beppe Grillo e annodare stretti rapporti con i rappresentanti delle destre europee razziste e xenofobe. Così, la presenza dei due russi passò in second’ordine. Invece, qualcosa i russi stavano progettando. Quale migliore cavallo di Troia, di una innocente associazione culturale?
Nell’inverno 2013/2014 nasce Lombardia-Russia. Presidente onorario è Komov. Presidente effettivo è il giornalista Gianluca Savoini, portavoce di Salvini. L’intento ufficiale dell’associazione è quello di “stringere i rapporti con la Russia”, nonché quello di dare una “corretta informazione” su ciò che succede in Ucraina.
Consultando il sito, emerge l’enfasi sulle “idee” putiniane, “le ammiriamo molto”, e senza tanti fronzoli lo stesso Savoini spiega che LombardiaRussia serve “per far capire agli italiani che far entrare l’Ucraina, questa Ucraina, in Europa è sbagliato e dannoso per tutti noi”. In un’intervista , Savoini aggiunge: “Noi facciamo controinformazione. La Russia di Putin viene descritta in un modo assurdo e fazioso dai mass media e dai governi occidentali”.
Più o meno le parole che ha detto un paio di settimane fa Dmitri Kisilev, il direttore dell’agenzia MIA (ex Ria Novosti più Russia Today) foraggiata dal bilancio statale, nell’annunciare il lancio dello “SputnikNews”, il nuovo strumento di propaganda russa all’estero.
Quanto alla lega, la collaborazione con i partiti euro-critici, a cominciare dal Front National di Marine Le Pen, si intensifica. Ma con quale carburante si scalda questo motore? Marina Le Pen ha dovuto confermare di avere ottenuto un prestito di ben 9 milioni di dalla First Czech Russian Bank, un piccolo istituto russo di proprietà dell’oligarca Roman Yakubovich Popov (amico del premier Dmitri Medvedev e di Putin), banca che prima era appartenuta alla StrojTransGaz, leader della produzione di gasdotti.
La notizia ha messo in fibrillazione il mondo della politica italiana: vuoi vedere che dopo il Pci, anche la Lega attinge alle generose casse di Mosca? Salvini ha negato di avere avuto quattrini dalla Russia. Se arrivassero, perché no, li accetterei, ha detto. È stato di recente a Mosca, e in Crimea.
salvini e fontana all europarlamento con la maglietta anti sanzioni alla russia
Ha incontrato Putin (anche a Milano, in margine al Forum Euro-Asiatico). È noto che negli ultimi mesi, centinaia di piccoli imprenditori e commercianti del Nord Italia, danneggiati dalle sanzioni, hanno visto con molta simpatia le iniziative pro Russia di Salvini e della Lega.
Nel 2013 l’Italia – soprattutto il made in Italy della moda e dell’alimentare – ha esportato in Russia beni per 11 miliardi di Euro (nel 2003, erano 4). Quest’anno è prevista una sensibile flessione. La lobby dell’interscambio italo-russo punta su Lega. Nel frattempo, LombardiaRussia ha figliato LombardiaCrimea.
Nell’Alleanza Europea dei partiti nazionali, Mosca ha stretto legami con numerosi parlamentari ultranazionalisti eletti a Strasburgo, al punto da diventare l’epicentro di una sorta di internazionale nera: miscelando, talvolta – come nel caso di Bela Kovacs, membro del partito neonazista ungherese Jobbik – spionaggio e finanziamenti, secondo l’accusa del procuratore generale di Budapest che ha chiesto di togliergli l’immunità parlamentare. Il politologo ungherese Peter Kreko ha pubblicato, lo scorso marzo, un saggio dal titolo abbastanza eloquente: The Russian Connection. In cui spiega come il Cremlino abbia replicato una strategia d’infiltrazione assai simile a quella che utilizzava l’Urss.
Lo scopo è lo stesso: destabilizzare la scena politica europea: “I partiti di estremisti, tutti anti-Ue, saranno molto utili in questo scenario, per indebolire anche il legame con gli Usa”. La Lega potrebbe diventare l’efficace grimaldello italiano. Quanto ai soldi, i canali indiretti per “aiutare” gli amici sono tantissimi, e in questo i russi sono maestri: operano attraverso miriadi di società in Serbia, Ungheria, Cipro, Finlandia, Spagna, Svizzera, Francia e Inghilterra (a Londra abitano 500mila russi). Pure in Italia. Dove i russi comprano, acquisiscono e si installano nei consigli di amministrazione.
2. ANCHE SALVINI TIENE FAMIGLIA
Davide Vecchi per “il Fatto Quotidiano”
Gli immigrati vanno cacciati perché creano degrado, professa Salvini, ma a volte anche buoni affari. Il leader del Carroccio lo sa bene visto che ha acquistato un appartamento nel cosiddetto fortino milanese di viale Bligny 42 per appena 40 mila euro. Lui ovviamente non ci vive. È, appunto, un investimento.
La zona è quella dei Navigli e con una cifra simile non ci si compra neanche una cantina, ma al civico 42 vivono 700 stranieri, è saltato fuori l’affare e Salvini ci si è avventato. Perché lui, in fondo, è renziano: conta ciò che si dice in tv, i fatti rimangano marginali. Come le invettive contro i meridionali, dipinti come maniche di raccomandati nelle strutture pubbliche, o gli strali schifati nei confronti delle parentopoli della casta.
Poco conta che lui abbia fatto lavorare prima sua moglie Fabrizia Ieluzzi per dieci anni al Comune di Milano, quando lui a Palazzo Marino era consigliere, e poi abbia fatto assumere l’attuale compagna, Giulia Martinelli, in Regione dall’amico Roberto Maroni con un compenso che sfiora i 70 mila euro annui. Ma in Padania le parentopoli non esistono.
FLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI jpeg
Poi, certo, arriva la Corte dei conti e scopre che l’ex capogruppo leghista al Pirellone, Stefano Galli , con i soldi della Regione ha pagato anche il pranzo di nozze della figlia (soldi poi restituiti) e concesso una consulenza al genero. O la procura che rinvia a giudizio l’intero gruppo consiliare per le cosiddette spese pazze e salta fuori che tra i rimborsi fantasiosi contestati dai magistrati ai leghisti lombardi ci sono anche numerose ricevute di pasti consumati nei pub della catena Brando di cui è comproprietaria Giulia Martinelli. Anche lei, come il compagno, ha fiuto per gli affari.
Lui però eccelle nel settore politico. È entrato nei Palazzi nel 1993 senza mai uscirne. Ventidue dei suoi 41 anni li ha trascorsi da eletto. Più della metà dell’esistenza l’ha vissuta stipendiato dai contribuenti. Che a volte gliene hanno pagati pure due, di stipendi. Salvini entra in consiglio comunale a Milano nel 1993 e ne esce solamente nel 2012. Nel frattempo, dal 2004 in poi, siede anche al Parlamento europeo. E la busta paga che arriva da Bruxelles ammonta a circa 18 mila euro al mese. In dieci anni, con un rapido calcolo al ribasso, Salvini ha ricevuto dalla Comunità più di 2 milioni di euro. Certo, per conquistarsi quel seggio ha dovuto crescere a pane, Padania e acqua del Po. Dietro a Umberto Bossi dal 1990, fedele e silente, amico del Trota Renzo e di tutta la famiglia.
UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI
Quando nel 2004 Salvini sbarcò per la prima volta a Bruxelles scelse come suo portavoce Franco Bossi, il fratello “sfortunato e poco sveglio” di Umberto, diceva il Capo. Della delegazione padana faceva parte anche Riccardo, il primogenito del Senatùr. E già allora Salvini, da direttore di Radio Padania Libera, sparava a zero contro il clientelismo in terronia e le assunzioni nel pubblico di amici e parenti. Ma la coerenza in via Bellerio è un principio saldo come i confini della Padania. Scivolati dal Po ai piedi dell’Etna.
Cambiare idea è lecito. Salvini è passato dalla secessione all’unità d’Italia, dal “Napoli merda” al “viva il Vesuvio”. Ma soprattutto è riuscito, in poco più di dieci anni, a coprire l’intero asse sinistra-centro-destra. Entrato nella Lega nel 1990, nel 1997 ha dato vita ai Comunisti Padani dicendo di voler sviluppare “il progetto di Bertinotti al Nord”, ha poi lasciato la spilletta di Che Guevara che era solito portare sul bavero della giacca per sposare le tesi della famiglia Le Pen (che invece da generazioni l’idea non l’hanno mai cambiata) e ora partecipa a dibattiti circondato da busti e poster del Duce in compagnia dei suoi nuovi alleati: Casa Pound. Ormai c’è una sorta di sodalizio: le nostrane teste rasate, infatti, si prestano a fare anche servizio d’ordine ai comizi leghisti. L’ultima occasione? A Roma la settimana scorsa per la visita dell’ideologo, nonché tutore di Salvini in Ue per oltre dieci anni, Mario Borghezio. Le radici sono importanti.
UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 3
E per quanto Salvini non sia mai riuscito, nonostante la devozione mostrata, a entrare nelle grazie del vecchio capo, Umberto Bossi, che per farsi tenere il posacenere ha sempre preferito altri come l’ex governatore in mutande verdi Roberto Cota, il Matteo padano ci tiene alla coerenza leghista. Anche negli studi, per dire, ha tentato di seguire le orme del leader: iscritto alla facoltà di Storia ha pagato le tasse per 16 anni consecutivi per poi rinunciare. Ma senza fingere di essersi laureato, cosa che invece Bossi ha fatto per due volte.
UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 2
Ma se il senatùr è passato alla storia per aver dato vita a un movimento identitario e ideologico, Salvini sarà ricordato per colui che quel partito lo ha azzerato: le casse di via Bellerio sono infatti in profondo rosso, il giornale la Padania il primo dicembre stamperà l'ultimo numero e tutti i 71 dipendenti del Carroccio sono stati appena spediti in cassa integrazione. Eppure, nonostante i drammatici conti del partito, Salvini ha deciso di rinunciare a costituirsi parte civile contro l’ex tesoriere Francesco Belsito.
Quello che in dieci interrogatori ha raccontato di aver dato soldi in nero a tutti i vertici del partito, di ieri e di oggi. Per carità: al processo dovrà dimostrare tutto. E Salvini ora ha altro di meglio da fare. Travestire di nuovo il vecchio Matteo.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
FLASH – IERI A FORTE BRASCHI, SEDE DELL’AISE, LA TRADIZIONALE BICCHIERATA PRE-NATALIZIA È SERVITA…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…