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A OBAMA SONO SERVITI SETTE ANNI PER IMPARARE UN PO’ DI REALPOLITIK! - DOPO L'IRAN, IL PRESIDENTE VA IN AFRICA PER SALDARE ALLEANZE CON I REGIMI DI KENYA ED ETIOPIA (BYE BYE DIRITTI UMANI!) CHE RAPPRESENTANO UN BALUARDO CONTRO L’ESPANSIONE DELLE MILIZIE ISLAMICHE

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Barack Obama con il padreBarack Obama con il padre

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

 

Nel settimo anno alla Casa Bianca e in quella che quasi certamente sarà la sua ultima visita in Africa da presidente, Barack Obama scende per la prima volta nel cuore dell’Africa nera più difficile: prima visita da presidente in Kenya, la terra di suo padre, e prima missione in assoluto di un leader Usa in Etiopia, Paese che con 90 milioni di abitanti è ormai il secondo dell’Africa per popolazione e sta diventando anche una potenza regionale sul piano strategico ed economico.

IL FUNERALE DI NELSON MANDELA IL PRESIDENTE DEL KENYA UHURU KENYATTA IL FUNERALE DI NELSON MANDELA IL PRESIDENTE DEL KENYA UHURU KENYATTA

 

Una missione, quella che inizia oggi a Nairobi, a lungo rinviata e le critiche sollevate dalle associazioni per la tutela dei diritti umani aiutano a capire perché: il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, non è certo un campione di democrazia e diritti civili.

 

In passato è stato accusato di crimini contro l’umanità per aver istigato alla violenza etnica contro alcune minoranze, soprattutto musulmane, anche se qualche mese fa molti capi d’imputazione sono caduti. E il primo ministro etiope Hailemariam Desalegn, che lo accoglierà domenica ad Addis Abeba, ha appena vinto un’elezione nella quale ha conquistato il 100% dei seggi parlamentari in palio.

 

Ma questi due Paesi africani sono potenze emergenti, essenziali sul piano economico e diplomatico (Obama sarà il primo presidente Usa a visitare l’Organizzazione per l’Unità africana che ha sede nella capitale etiope mentre a Nairobi parteciperà a una conferenza sullo sviluppo dell’imprenditoria patrocinata da Washington) e, cosa ancor più importante, su quello della lotta contro il terrorismo.

 

Hailemariam DesalegnHailemariam Desalegn

Tutto questo ha spinto Obama ad essere pragmatico: Etiopia e Kenya sono due baluardi nella lotta contro la diffusione di Al Shabaab nel cuore dell’Africa. L’organizzazione nata in Somalia ha già colpito molte volte in Kenya, dal sanguinoso attacco di due anni fa al Westgate Shopping Mall fino all’assassinio, il 7 luglio scorso, di 14 minatori.

 

Al Shabaab è scatenata: ha appena colpito due alberghi di Mogadiscio ed ha attaccato tre basi di soldati dell’Unione Africana in Somalia. Probabilmente la decisione di rinunciare alla visita a Kogelo, la città dove il padre di Obama è nato ed è sepolto, è dovuta all’impossibilità di garantire la sicurezza del presidente e della sua delegazione.

 

Somalia Al Shabaab Somalia Al Shabaab

In un mondo sempre più complesso e violento, insomma, le esigenze geopolitiche e di sicurezza obbligano Obama a rivedere le sue pregiudiziali sui diritti umani. Una revisione pragmatica che, del resto, non inizia certo oggi: dopo aver sostenuto la primavera araba e il rovesciamento del regime di Mubarak, leader autoritario ma anche «dittatore morbido» che in precedenza Hillary Clinton aveva detto di considerare un «amico di famiglia», il presidente Usa ha vissuto la problematica parentesi dei rapporti coi Fratelli musulmani di Morsi e ora si trova a sostenere il regime di Al Sisi che, dopo il colpo di Stato, gli garantisce sì lotta al terrorismo e collaborazione con Israele, ma ha anche condannato a morte un leader che era stato democraticamente eletto. In Siria la necessità di combattere il terrorismo dell’Isis e di consolidare i nuovi rapporti con l’Iran degli ayatollah, costringe ora Washington a collaborare, di fatto, col regime di Assad.

 

shabaab shabaab

Proprio ieri, come anticipato dal «Wall Street Journal», gli Usa hanno avuto l’ok della Turchia per utilizzare la base aerea di Incirlik, ai confini con la Siria, per gli attacchi con droni e jet rivolti contro i militanti dell’autoproclamato Stato islamico. Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha fatto sapere che Obama e Erdogan hanno concordato di approfondire la cooperazione nella lotta contro l’Isis anche se Ankara ha rifiutato un ruolo di primo piano nell’azione militare sottolineando come solo la cacciata del presidente siriano Bashar al-Assad potrà condurre alla pace.

 

egyptian president abdul fattah al sisiegyptian president abdul fattah al sisiHOSNI MUBARAK HOSNI MUBARAK