LE INFINITE PENE DI OBAMA PER ATENE - DIETRO IL PRESSING DEL PRESIDENTE USA PER L’INTESA, IL TIMORE CHE IL CROLLO DELLA GRECIA POSSA INDEBOLIRE L’ECONOMIA AMERICANA E AVVANTAGGIARE PUTIN NEL MEDITERRANEO

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Maurizio Molinari per “la Stampa”

 

MERKEL OBAMAMERKEL OBAMA

Dietro le pressioni della Casa Bianca sui leader dell’Ue per evitare il collasso di Atene c’è il timore che la Grecia divenga il primo «Stato fallito» dell’Occidente, causando gravi danni all’economia Usa e avvantaggiando Vladimir Putin nel Mediterraneo Orientale.

 

È il presidente Barack Obama che, incontrando alla Casa Bianca la collega brasiliana Wilma Roussef, parla di «contatti intensi» con le capitali Ue e auspica «un’intesa»: sono gli stessi messaggi che i suoi inviati recapitano, con crescente insistenza, a Berlino, Parigi e Bruxelles.

 

È un pressing che Joseph Gagnon, già economista alla Federal Reserve oggi in forza al «Peterson Institute» di Washington, riassume così: «Il crollo della Grecia può indebolire l’economia americana». 

 

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Per capire cosa intende basta guardare a cosa è avvenuto nei primi tre mesi dell’anno: l’apprezzamento del dollaro sull’euro del 18 per cento ha fatto impennare il deficit commerciale portando a un brusco calo dell’1,9% del pil nel primo trimestre che si è aggiunto all’arretramento dell’1% nell’ultimo trimestre del 2014 per il complessivo maggior balzo indietro dal 1998. 

 

«Se l’Europa non cresce come deve, ciò ha un impatto su di noi» afferma Obama. William Dudley, presidente della Federal Reserve di New York, definisce la Grecia una «gigantesca incognita» perché l’uscita dall’euro potrebbe indebolire la moneta unica assegnando al dollaro una forza tale da nuocere all’export del «made in Usa» nel lungo periodo. 

 

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Austan Goolsbee, già capo economista nella Casa Bianca ora tornato a insegnare all’Università di Chicago, va anche oltre, descrivendo questo scenario: «C’è chi pensa che la Grecia possa rimanere solo un problema greco, non sono d’accordo - spiega al “Washington Post” - perché se Atene lascerà l’Eurozona si innescherà un effetto-domino di shock che porterà altri Paesi europei a trovarsi in una situazione simile entro un paio di anni, penso probabilmente al Portogallo o anche all’Italia». 

 

Da qui la necessità di un ruolo americano incisivo per arginare la crisi greca nell’area finanziaria euro-atlantica, come già avvenuto più volte negli ultimi sei anni. Ma non è tutto perché «se la Grecia dovesse diventare uno Stato fallito - aggiunge Sebastian Mallaby, analista di economia internazionale al Council on Foreign Relations di New York - sarebbe un regalo geopolitico alla Russia di Putin».

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Il motivo è che «a dispetto degli ingenti sforzi dedicati da Usa e Ue a sanzionare economicamente la Russia per l’Ucraina, ci troveremmo davanti ad un ex Paese Ue che finisce nell’area economica di Mosca» con evidenti effetti negativi sulla Nato. 

 

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Le recenti visite a Mosca e San Pietroburgo dei leader ellenici sommate alle allettanti offerte di Putin per un accordo sullo sfruttamento del gas naturale nel Mediterraneo Orientale - assieme a Cipro e Israele - fanno sì che «Atene ha un’alternativa disponibile se l’Ue le chiuderà la porta in faccia» sottolinea Mallaby.

 

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Se a ciò aggiungiamo che il Mediterraneo Orientale è già un fianco indebolito dell’Alleanza Atlantica, a causa delle ambiguità della Turchia di Recep Tayyp Erdogan nella lotta ai gruppi jihadisti, ce n’è abbastanza per spiegare perché Obama definisca la Grecia fonte di «preoccupazioni molto serie per questa amministrazione».