“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
1. LA REPUBBLICANA BACHMANN CONTRO I MATRIMONI GAY: "NEANCHE LA CORTE SUPREMA PUÃ DISFARE IL VOLERE DI DIO" - CHIEDONO A NANCY PELOSI COSA NE PENSI: "CHI SE NE IMPORTA" (VIDEO)
2. IN NOME DI DIO O DELLA NAZIONE: IL FRONTE DEL NO GIURA BATTAGLIA CONTRO I MATRIMONI GAY
Alessandra Farkas per il "Corriere della Sera"
«Nessun uomo, neanche un giudice della Corte suprema, può disfare ciò che Dio ha istituito», ha affermato a caldo la congressman del Minnesota e paladina del Tea Party Michele Bachmann, «nella millenaria storia dell'umanità - ha precisato - nessuna società ha mai difeso il matrimonio come qualcosa al di fuori dell'unione tra un uomo e una donna».
La storica decisione della Corte suprema Usa che rende illegale il divieto delle nozze gay non ferma il partito degli irriducibili oppositori, che promettono già battaglia. «Non è ancora detta l'ultima parola», profetizza Brian Brown, capo della National Organization for Marriage, associazione non profit nata 6 anni fa con l'unico obiettivo di far approvare la Proposition 8, la legge del 2008 che, fino alla sentenza della Corte suprema, vietava il matrimonio gay in California. «Siamo pronti ad andare fino al Congresso per ottenere il divieto costituzionale alle nozze omosessuali», giura Brown.
Se gli attivisti gay esultano, il 42% degli americani che secondo l'ultimo sondaggio Pew Research si oppongono alle nozze tra persone dello stesso sesso, piangono. «à un giorno tragico per l'istituzione del matrimonio e per la nostra nazione», ha affermato l'arcivescovo di New York Timothy Dolan, presidente della Conferenza episcopale americana.
Dai vescovi cattolici della Conferenza episcopale statunitense ai fedeli della Chiesa mormone di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni agli evangelici della Southern Baptist Convention, i gruppi religiosi contrari al matrimonio gay non si danno per vinti. A dar retta al New York Times starebbero già organizzando «una controffensiva strategica sulla scia di quella degli antiabortisti», che negli ultimi tempi hanno messo a segno diverse importanti vittorie in numerosi Stati del sud.
Sono sette oggi gli Stati dell'Unione che proibiscono il matrimonio tra omosessuali nel loro statuto. Altri 30 - tra cui Alabama, Arkansas, Georgia, Idaho, Louisiana, Mississippi, North Dakota, Kansas, Tennessee, Texas, e Virginia - hanno inserito il divieto nella loro costituzione. Tra le motivazioni più citate nelle loro vittorie giudiziarie: lo scopo del matrimonio è la procreazione, le nozze gay sono contronatura, nonché dannose per la religione, la società e i figli.
«La legalizzazione dei matrimoni gay finirà per aprire la strada al riconoscimento della poligamia e dell'incesto», punta il dito Stanley Kurtz, giornalista del settimanale conservatore Weekly Standard . «à nell'interesse di ogni bambino crescere con un padre e una madre», gli fa eco un portavoce della Southern Baptist Convention, la più grande e potente congregazione evangelica d'America con ben 16 milioni di adepti.
Tra i più tenaci sostenitori del Doma (Defense Of Marriage Act) vi sono noti politici repubblicani quali l'ex candidato alla presidenza John McCain, che all'indomani dell'abrogazione della legge Don't ask don't tell parlò di «un giorno molto triste per l'America». Una posizione condivisa dall'ex frontrunner repubblicano alla Casa Bianca Mitt Romney che si è sempre schierato a fianco del «matrimonio tradizionale soprattutto per la crescita dei figli».
Il guru della destra Rush Limbaugh, durante il suo controverso show radiofonico, ha difeso la definizione del matrimonio come «l'unione tra un uomo e una donna». «Ogni altra crociata - teorizza - è un attacco contro questa sacra istituzione». E se le idee omofobe di Mel Gibson sono note a tutti, pochi ricordano le polemiche provocate da Donna Summer, icona della comunità gay, quando durante un concerto ad Atlantic City nel 1983 affermò che «In origine vi erano Adamo ed Eva, non certo Adamo e Stefano».
3. OGGI FROCI - QUAL Ã LA POSTA DELLA MARCIA NUZIALE CHE AVANZA NEL POSTMODERNO
Da "il Foglio"
Al di là dei dettagli, la questione è quella dell'eguaglianza. Eguaglianza alla francese che si prende tutto il mondo occidentale e finalmente la vince anche sull'eguaglianza all'americana, sua parente per molti aspetti. 224 anni fa l'égalité, gridata da Jean-Jacques Rousseau in memorabili discours e realizzata a colpi di maglio dai giacobini, diventò un dogma. Un dogma coattivo con il suo corollario: bisogna costringere l'uomo a essere libero dalla sottomissione alla civilizzazione tradizionale, e per farlo va idolatrato come soggetto razionale eguale, non in quanto creatura di Dio e titolare di commisurati diritti della persona, ma come numero individuo nella catena seriale degli altri numeri.
E i numeri come gli angeli non hanno sesso, tra l'altro. Con la decisione della Corte suprema americana (cinque a quattro, signori, è l'aritmetica del progresso!) si timbra, con qualche riserva di metodo e timidezza giuridica, il movimento che abolisce la differenza presente di genere tra le creature umane. Oggi froci, per dirla con una caratura boccaccesca e un po' volgare, ma comunicativa.
E la marcia nuziale del mondo postmoderno, dopo oltre due secoli di tolleranza per quell'impasto di diseguaglianze che è la famiglia, un luogo gerarchico in cui c'è chi educa e chi è educato, in cui si trasmettono i valori della differenza (di sesso, di età , di esperienza della vita, di sensualità e forza fisica, di ruolo biologico nella procreazione), si avvia verso l'abrogazione della realtà in nome della surrealtà dei diritti legati al sentimento, al desiderio, all'amore che si fa istituzione e diritto perfettamente eguale.
Fraternità e sororità universali. L'utopia progressista liquida la tradizione e la sua visione del mondo e dell'uomo in modo definitivo e radicale, attaccando un simbolo millenario e cancellandone la risonanza culturale e giuridica. Noi tradizionalisti laici vogliamo bene alle creature umane, e non toccheremmo froci e lesbiche nemmeno con un fiore, e rispetteremo i nuovi codici e le nuove situazioni per quanto grottesche ai nostri occhi, ma ci avviamo a una gloriosa sconfitta che avrà ripercussioni ovunque e comunque.
L'affermazione di un'esistenza sociale priva della differenza come lievito e promessa di maturità oltre l'adolescenza, curiosità per l'altro inteso come una dimensione irriducibile alla propria, come maschio e come femmina capaci di educare e crescere altri maschi e femmine, è già da tempo presente nel linguaggio, nelle abitudini della secolarizzazione, nella moda, nel sentimentalismo dei sogni impossibili, nel perbenismo della trasgressione intesa come discriminazione e ghetto, e ora si afferma come teatro nuziale sulle note, eguali per tutti, della melodia di Felix Mendelssohn Bartholdy. Oggi sposi.
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