![matteo salvini giorgia meloni](/img/patch/12-2023/matteo-salvini-giorgia-meloni-1932935_600_q50.webp)
DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
1. CROLLO DELLA LEGA
Renato Pezzini per "Il Messaggero"
Voleva due sindaci, la Lega Nord: quello di Treviso con l'irruente sceriffo Gentilini, e quello di Vicenza, con la moderata Manuela Dal Lago. Per adesso non ne ha neanche uno e, anzi, a Vicenza il candidato del centrosinistra vince al primo turno, dunque Dal Lago fuori dai giochi. Un tonfo per il Carroccio che non riesce a fare breccia né con l'estremismo, né con l'aplomb del partito di governo. Maroni non commenta e manda avanti Salvini che si arrampica sui vetri: «Senza la Lega si perde». Una volta lo slogan era diverso: «Con la Lega si vince».
SOLI O ALLEATI
I padani escono con le ossa rotte sia nei Comuni dove si sono presentati da soli, sia in quelli in cui hanno confermato l'accordo con il Pdl. Non c'è una sola città del Nord dove lo spadone di Alberto da Giussano abbia superato il 10 per cento: il risultato migliore a Lodi, col 9, e poi giù fino al 4,5 di Vicenza. Giancarlo Gentilini punta il dito contro il partito: «La colpa è dei nostri che non ci hanno votato», a testimonianza delle divisioni che stanno lacerando il partito che fu di Umberto Bossi e che alimentano il dissenso crescente nei confronti del segretario.
La speranza di Bobo Maroni era di recuperare un po' di consenso rispetto alle politiche di tre mesi fa, giusto per sostenere che il partito è in ripresa. L'aveva detto ai suoi: «Ci basterebbe guadagnare lo 0,1 per cento per salvarci». Anche questa via d'uscita gli è negata dai risultati: da Sondrio a Pisa, da Brescia a Treviso la Lega è andata peggio delle elezioni di fine febbraio che pure sembravano il punto più basso nella storia padana. E stavolta non può nemmeno dire che la colpa è dell'alleanza con Berlusconi.
A SONDRIO DA SOLI E SCONFITTI
A Sondrio, per esempio, il movimento nordista ha deciso di interrompere l'alleanza con il Pdl e ha presentato un suo candidato sindaco, ma è stato un disastro: appena il 7 per cento dei voti. Tre mesi fa, in coalizione col Cavaliere, in città aveva sfiorato il 13. Lo stesso è accaduto in alcuni popolosi Comuni dell'hinterland milanese e della Brianza dove la corsa solitaria ha punito la Lega anziché premiarla.
Il vero simbolo della disfatta padana, comunque, è Treviso. E' la roccaforte leghista per eccellenza, qui il sindaco indossa la camicia verde da vent'anni, sempre eletto al primo turno. Ora Gentilini, sostenuto anche dal Pdl, non solo deve andare al ballottaggio, ma lo farà in posizione di svantaggio: lui è al 34 per cento, e il suo avversario del centrosinistra dieci punti più avanti. «Al primo turno i comunisti hanno fatto il pieno» prova a consolarsi «al ballottaggio le cose possono ancora cambiare».
LO SCERIFFO DISSIDENTE
Adesso per cercare di salvare il salvabile Maroni e i suoi devono sperare in una rimonta di Gentilini al ballottaggio, e il fatto che debba fare affidamento sullo «sceriffo di Treviso» è sintomo dello stato confusionale in cui versa il Carroccio. Gentilini da tempo è su posizioni criticissime nei confronti del partito, ha avuto modo di scontrarsi prima con Bossi, poi con Maroni e Tosi, ha rivendicato autonomia e libertà d'azione. Ora il partito tanto vituperato ha un bisogno disperato di lui, e lui ha un uguale bisogno del partito.
2. DAL LAGO: «NON SI CAPISCE PERCHà DOVREBBERO VOTARCI»
Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"
La Lega che dimezza i consensi in tutto il Veneto. E lei, leghista appassionata ma concreta, che non riesce a raggiungere il secondo turno contro il sindaco uscente del centrosinistra Achille Variati che, a spoglio non ancora chiuso sfiora il 55%. Manuela Dal Lago lo ammette: «Se dicessi che non sono delusa sarebbe una bugia». La sua lista civica («Libera dagli schemi»), a 95 sezioni scrutinate su 112, non supera l'11.35%, mentre l'intera coalizione si ferma al 27.08%.
Colpa dei risultati poco brillanti del Pdl (10,27%) e soprattutto della Lega che non riesce ad arrivare al cinque per cento (4.49%).
Si avvia piano, la signora Dal Lago: «Sono partita che ero sotto di 23 punti, ma i sondaggi dipingevano un quadro diverso. E invece abbiamo il Pd quasi al 30%. Non ce l'aspettavamo». Poi, però, qualche sassolino fastidioso lo scalcia fuori: «In tutte le sezioni, ci sono stati diversi voti del Pdl che indicavano Variati come sindaco».
Un voto disgiunto che fa male, ma che non è privo di tradizione. Già Renato Brunetta a Venezia si era lamentato dello scarso sostegno leghista, ma proprio a Vicenza l'allora candidata sindaco Lia Sartori forse non ricevette dal Carroccio il sostegno atteso. E l'ex ministro Giancarlo Galan nelle scorse settimane annunciò: «Dirò ai miei di comportarsi verso Manuela Dal Lago con la stessa lealtà con cui lei e i suoi si erano comportati nei confronti del nostro candidato». Sibillino? Secondo Dal Lago mica tanto: «Una frase che ha aiutato, spero che Galan ne sia contento. Evidentemente non siamo fatti per stare insieme».
La ex presidente della Provincia non gioca a scaricabarile: «Forse non ero più la candidata adatta, lo sarei stata cinque anni fa ma non fu possibile. Il mio sogno è sempre stato quello di fare il sindaco della mia città , mica volevo andare a Roma...». Il candidato di Treviso Giancarlo Gentilini ieri se la è presa con Bossi e Berlusconi, lei non gradisce: «à ora di piantarla di dare la colpa agli altri, la colpa è stata nostra. Se fossimo stati uniti nella difficoltà non sarebbe andata così».
Certo, anche la stampa non ha aiutato: «Pensate allo yacht di Riccardo Bossi. La notizia che ce l'aveva in grande, il fatto che non fosse vero in piccolo e solo su pochi giornali. Ma lei sa quanti mi hanno chiesto in queste settimane quale fosse il mio yacht?».
Ma la verità , per Manuela Dal Lago è più amara: «Noi non abbiamo più una fisionomia. Bossi ci aveva fatto sognare, ci aveva dato una speranza. Oggi è questo che non vedi». L'ex deputata si ferma un attimo: «Oggi non si capisce perché una persona dovrebbe votare Lega. Lo dico anche se mi arriverà un altra lettera di richiamo». Come quella già ricevuta dal segretario «nazionale» Flavio Tosi.
DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
DAGOREPORT – MUSK È IL “DOGE”, MA IL VERO BURATTINO DELLA TECNO-DESTRA USA È PETER THIEL. PER…
FLASH! - TRA I FRATELLI D’ITALIA SERPEGGIA UN TERRORE: CHE OLTRE AI MESSAGGINI PRO-FASCISMO E AI…
DAGOREPORT - MA CHE È, LA SCALA O UNO YACHT CLUB? IL REQUISITO PRINCIPALE PER ENTRARE NEL CDA DELLA…
PAPA FRANCESCO COME STA? IL PONTEFICE 88ENNE È TORNATO DAL BLITZ DI 9 ORE IN CORSICA DEL 15…
LA “SANTA” NON MOLLA – DI FRONTE AL PRESSING SEMPRE PIÙ INSISTENTE DEI FRATELLI D’ITALIA, COMPRESO…