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Dal "Financial Times"
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Ai governanti cinesi saranno fischiate le orecchie. Perché Hillary Clinton, anche se non li ha espressamente citati, nel suo duro discorso tenuto in Mongolia, si riferiva senza ombra di dubbio a loro.
La Clinton ha approfittato del suo viaggi in Mongolia per parlare apertamente del problema del rispetto della libertà e dei diritti umani in Asia. E quando si toccano certi argomenti, la Cina non può restarne fuori, né uscirne pulita.
E così la signora Hillary prima ha lodato le economie emergenti e le democrazie di Mongolia, Myanmar e Timor Est, e poi ha sganciato il carico e ci è andata giù pesante.
"Abbiamo bisogno di fare del ventunesimo secolo un tempo in cui le persone, in tutta l'Asia, non diventino solo più ricche. Devono diventare anche più libere. I progressi in Myanmar, Mongolia e Timor Est sono in netto contrasto con quei Governi che cercano in ogni modo di limitare l'accesso delle persone alle idee e informazioni, di imprigionarle se esprimono le proprie opinioni, di usurpare il diritto dei cittadini di scegliere i propri leader, di governare senza responsabilità , di corrompere il progresso economico del paese e tenere le ricchezze solo per sé stessi".
E se non sembra abbastanza come cazziatone, la terribile Clinton ha pure chiuso il cerchio: "Questo è il momento giusto per parlare di democrazia in Asia. Non si può, nel lungo periodo, avere la liberalizzazione economica senza la liberalizzazione politica. I paesi che vogliono essere aperti per le imprese, ma chiusi alla libera espressione si accorgeranno che questo approccio ha un costo: si uccide l'innovazione e si scoraggia l'imprenditorialità , vitali per una crescita sostenibile". Touché. Cinque a zero e palla al centro.
Hillary continuerà il suo viaggio in Asia, andando prima in Vietnam e poi in Laos, dove un segretario di Stato americano non mette piede da 57 anni. Tutto lascia pensare che gli Stati Uniti vogliano intensificare i rapporti con i paesi asiatici per fare terra bruciata intorno alla Cina. Certo è che per il Dragone, fra scandali politici e cazziatoni, questo non è un periodo da ricordare. Eccezion fatta per l'economia, naturalmente, che a dispetto di tutto continua a crescere.
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