PAESE DI NAVIGATORI (E DI NAVIGANTI) - IL TAGLIO ALLE TASSE SULLE BARCHE? UNA CIAMBELLA DI SALVATAGGIO PER L’AMICO DI D’ALEMA…

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Carlo Cambi per "Libero"

Non c'è che dire, il governo con il "decreto del fare" è in sintonia con gli italiani. Siamo un popolo di navigatori! Siamo passati dalle tanto vituperate leggi ad personam ai provvedimenti di salvataggio. Nel senso della ciambella. Il ministro del Pdl Maurizio Lupi, nell'enfasi vittoriosa, ci ha narrato come il governo abbia inteso rilanciare la nautica. Cosa ha fatto? Ha semplicemente tagliato le tasse sulle barche azzerando quelle per scafi fino a 14 metri e dimezzando quelle per i barconi.

Una cosa buona e giusta. Peccato che ci siano le tasse di stazionamento e la caccia di Equitalia che hanno desertificato i nostri porti. Dopo anni di vessazioni sulla nautica finalmente uno spiraglio di luce. Però siamo alle solite: ci raccontano delle mezze verità che alla fine sono bugie. La ragione c'è ed ha un nome e un cognome: Ernesto Abaterusso. Ora, è nota la passione di Massimo D'Alema per la vela, sport nobilissimo, ed è anche nota la sua predilezione per la Puglia.

Ebbene in Abaterusso si saldano le due opzioni dalemiane. Perché questo signore è di Lecce, è stato parlamentare dei Ds, è uno degli uomini vicini a D'Alema in Puglia. E di mestiere sapete che fa? Sta a capo, come presidente, di Italia Navigando. Volete sapere cos'è? È una costola di Invitalia, società del ministero del Tesoro a capo della quale c'è il berlusconiano di ferro Giancarlo Innocenzi Botti, che si occupa di tutto quello che dovrebbe fare dell'Italia un paese ricco, ma che le politiche fiscali hanno distrutto.

E cioè: il turismo, la nautica, il marketing territoriale, la banda larga, le dismissioni di partecipazioni non strategiche. L'ultimo bilancio si è chiuso con un utile di poco superiore ai 500 mila euro e a dare una buona mazzata ai conti di Invitalia ci ha pensato proprio Abaterusso. Italia Navigando doveva creare con investimenti a ritorno positivo 50 porti e 25 mila posti barca.

Che date le tasse che hanno ammazzato la nautica nessuno voleva più occupare in Italia. Ciò detto Abaterusso ha inanellato i seguenti flop: ha dovuto abbandonare la gestione di Marinara, megaporto a Marina di Ravenna - il solo che generava cash , sta svendendo i terreni attorno allo scalo di Portisco in Sardegna e ha provocato la rivolta del Pd locale per la malagestione dello scalo, si è incagliato in quello di Fiumicino che non fa un passo avanti.

In compenso in tre anni ha perso 7,7 milioni di euro, il patrimonio è sceso al di sotto del capitale sociale di oltre un milione, l'ultimo bilancio conosciuto ha esposto perdite per 700 mila euro, ma solo perché il Cipe gli prestato 4,2 milioni. E se uno va a vedere le spese scopre, come ha rivelato Panorama, che Abaterusso brucia 1,1 milioni per i dipendenti (sono una quindicina), 400 mila Euro in consulenze, 300 mila li attribuisce al Cda e grava con altri costi sulla capogruppo per un milione di euro. Ora si capisce perché bisognava dare una mano alla nautica. Altrimenti Abaterusso rischiava di spegnere la luce. Perché siamo un paese di naviganti.

 

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