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A.Ni. per il “Corriere della Sera”
Non succedeva da decenni che una campagna elettorale europea fosse tanto influenzata da un altro Paese come è accaduto in questi giorni tra Paesi Bassi e Turchia. L'unico paragone, con le debite proporzioni, arriva dall'elezione di Donald Trump negli Usa in quel sospettoso clima di influenze russe che si trascina ancora oggi. Nel regno d' Orange, invece, è stato il presidente turco Erdogan a dettare l'agenda degli ultimi giorni di campagna.
Oggi si vota, con la matita rossa e la carta per evitare le schede elettroniche considerate a rischio hacker. Ma ancora ieri la Turchia ha fatto capolino. Proprio prima della chiusura della campagna elettorale un candidato del partito degli emigrati turchi Denk (Pensa) ha rinunciato «per protesta» al dibattito tv con uno della destra populista. La mossa furbetta è stata travolta dalla reazione dell' avversario che ha apostrofato l' assente come «leccapiedi» di Erdogan e altre gentilezze del genere. Per gli olandesi l' ennesimo oltraggio alla coscienza che hanno maturato di sé come gente pacifica e dialogante.
Aveva cominciato Erdogan sabato mandando come kamikaze i suoi ministri in Olanda per essere respinti da un nervosissimo governo di Amsterdam e poter così scatenare le accuse di «falsa democrazia», «nazismo», «fascismo». Chiusa l'ambasciata ad Ankara, limitati i rapporti diplomatici, minacciato di sommergere l' Europa di profughi cancellando l'accordo dell' anno scorso, Erdogan ieri in tv ha messo altro sale sulle ferite.
«Sappiamo che gente marcia siano gli olandesi - ha detto il presidente turco -. L' abbiamo capito ai tempi del massacro di Srebrenica quando i loro caschi blu hanno permesso l'assassinio di 8mila bosniaci». Inevitabili i distinguo e l'irritazione del premier olandese Mark Rutte, ma sembra sempre Erdogan all'attacco.
Per fortuna oggi i Paesi Bassi votano. Gli effetti delle incursioni turche sull'«orgoglio orange» saranno tutte da valutare. Al momento i sondaggi vedono i liberali del premier uscente in vantaggio attorno al 25% dei consensi. Secondo il partito cristiano democratico di Sybrand Buma con il 21%. Terzo sarebbe scivolato il populista Partito per la Libertà di Geert Wilders con il 20%. A seguire l' estrema sinistra dei Verdi sociali e i laburisti attorno al 15% con in caduta libera i socialdemocratici al 5%. Il governo dovrà comunque essere di coalizione e tutti i partiti escludono di volersi alleare allo xenofobo e anti europeo Wilders.
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