
DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA…
Barbara Palombelli per "Il Foglio"
Ho fatto un sogno. Ho immaginato Giorgio Napolitano che gridava: "Tornate a bordo, cazzo!". Ho sognato che ci liberava del governo tecnico che ha quasi dichiarato guerra all'India senza neppure accorgersene, ho sperato che al Quirinale ci fosse davvero un uomo forte, fortissimo, uno che vuole passare alla storia e portarci fuori dall'incubo.
A quindici giorni dalla fine del suo mandato, potrebbe osare, giocarsi il tutto per tutto. Nella mia fantasia, il tg delle 20 potrebbe aprire con un annuncio di questo tipo: formato il governo, domani la fiducia alle Camere e dopodomani al lavoro, tutti ai posti di combattimento. Vogliamo davvero fare la fine di Cipro, isola che ha comunque un mare bellissimo, pochi abitanti e pochissime esigenze, dunque alla fine tornerà a essere un paradiso, mentre qui si annuncia l'inferno tutte le mattine?
Per evitare la catastrofe, il baratro, il fallimento, ci sarebbe una sola strada: un supergoverno a cui nessuno potrebbe negare il consenso. Una squadra del tipo: Pier Luigi Bersani, Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Nichi Vendola, Matteo Renzi, Gianni Letta, Massimo D'Alema, Romano Prodi, Anna Finocchiaro, Livia Turco, Stefano Rodotà , Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello, il direttore generale della Banca d'Italia, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, la leader sindacale Susanna Camusso, i numeri uno di Inps e di Equitalia, Mastrapasqua e Attilio Befera, l'architetto Renzo Piano e il neo grillino Dario Fo.
Rimboccarsi le maniche, o si esce dalla crisi o si muore. Se scendesse in campo una nazionale così - magari anche a costo zero per i cittadini - fra sei mesi potremmo essere salvi. Sarebbe un segnale internazionale straordinario, necessario più di cento manovre. Voglio vedere chi avrebbe il coraggio di rispondere al capo dello stato come fece il comandante Schettino. Vorrei anche vedere chi, in Parlamento o nei comuni, avrebbe il cuore di respingere un esecutivo formato da tutti i leader politici di ogni ordine e grado, di ieri e di oggi.
Vista da vicino, l'ostilità alla cosiddetta casta politica nasce più dalle insoddisfazioni per il poco che si è combinato in questi anni che da ragioni estetiche (come vorrebbero farci credere gli editori ormai falliti). Fra il tormento delle primarie e la fuga generale dalle responsabilità di ciascuno (ma davvero ha senso chiedere di continuo ai cittadini chi li deve amministrare, creando partiti spezzati, correnti improvvisate e ingovernabili?) i politici hanno iniziato a rispondere alle battute dei cantanti invece che guidare il loro paese.
A Montecitorio, fra colleghi anche simpatizzanti per il Pd, le battute sul governicchio che si è cercato di allestire in queste ore fioccano. Ma vi pare sensato cercare fra giornalisti e scrittori giustamente egocentrici e poco abituati a giocare in squadra i futuri ministri? Chi mai prenderà ordini da simili personaggi? Interrogativi senza risposte, purtroppo. Ci vorrebbe un miracolo, ha detto Bersani.
Eccolo: tutti dentro, a remare. Fine delle battute cretine e degli insulti gratuiti. Il teatrino della politica chiude per sei mesi. Questo sarebbe sul serio un annuncio storico. Purtroppo, era solo un sogno.
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