SCOTT JOVANE, L'AMMINISTRATORE DELEGATO DI RCS-CORRIERE, RISCHIA IL POSTO - LE PRECIPITOSE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DI UNICREDIT, GIUSEPPE VITA, CHE SCOPRE (SOLTANTO ORA!) DI ESSERE IN UN DOPPIO E PALESE CONFLITTO D’INTERESSI - PROPRIO DALLA GERMANIA RIMBALZANO SEMPRE CON PIÙ FORZA LE VOCI SECONDO CUI IL GRUPPO SPRINGER SAREBBE PRONTO A INTERVENIRE NELLA CRISI DELL’RCS

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DAGOREPORT

L'altro giorno in via Rizzoli si è consumato un altro strappo tra i Poteri marci raccolti nel "patto di sindacato" dell'Rcs Media Group in scadenza nella primavera 2014. E la prima vittima del nuovo terremoto nelle prossime ore potrebbe essere proprio Pietro Scott Jovane, imposto in via Solferino (e dintorni) da Alberto Nagel (Mediobanca) e John Elkann (Fiat). Le ripercussioni sul gruppo, e in primis il "Corriere della Sera", sarebbero a dir poco drammatiche.

Non piace punto, infatti, ad alcuni azionisti forti (forse la maggioranza) il piano di risanamento (solo tagli e senza sviluppo) messo a punto del giovane amministratore delegato.

Un progetto, con l'annunciato aumento di capitale in due tempi (2013-2015), che dopo ben cinque ore di discussioni è stato "bocciato" dagli unici due "pattisti" presenti nel board, Paolo Merloni e Carlo Pesenti. Quest'ultimo uscito dalla riunione prima del voto.
Un progetto approvato così soltanto dai consiglieri indipendenti, presieduti dal montiano della Bocconi, Angelo Provasoli. Il che da solo rappresenta una bella (o brutta) novità per l'Rcs.

Fatta eccezione, tra i cosiddetti indipendenti, del presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, che si è dimesso precipitosamente dall'incarico scoprendo (soltanto ora!) di essere in un doppio e palese conflitto d'interessi. Mentre il presidente dell'altra banca creditrice (Bpm), Andrea Bonomi, il rampollo della mitica Anna Bonomi Bolchini, non trova sconveniente essere al tempo stesso creditore e debitore dell'Rcs.

Il numero uno dell'istituto di piazza Cordusio, infatti, è anche lui tra i banchieri che stanno rinegoziando il debito con l'Rcs (800 milioni in scadenza ad aprile). E, se ciò non bastasse, da dieci anni l'italo-tedesco Vita siede pure nel consiglio di sorveglianza del gruppo editoriale tedesco Springer.

E proprio dalla Germania rimbalzano sempre con più forza le voci secondo cui il gruppo sarebbe pronto a intervenire nella crisi dell'Rcs nell'ipotesi i "pattisti" dissidenti facessero saltare piano preparato da Pietro Scott Jovane insieme a Mediobanca.

E se fallisse, come a questo punto non appare improbabile, quell'aumento di capitale che oggi non attrae sia molti "pattisti" sia i maggiori azionisti "non sindacati" (Rotelli, Della Valle, Benetton, Unipol), la partita Rcs-Corriere si giocherebbe allora tutta in Borsa.

Sull'eventuale inoptato (azioni rimaste invendute sul mercato) hanno già messo gli occhi sia gli azionisti italiani (Della Valle, Abete, Montezemolo) sia i compratori tedeschi (Springer).

A piazza Affari, adesso, non è soltanto il ribaldo Diego Della Valle a dare per morto il "patto di sindacato" che fin qui ha fatto da cassa di compensazione per i Poteri marci che lo compongono. E nella riunione di mercoledì scorso Paolo, il figlio di Vittorio Merloni, negando la fiducia al piano di Scott Jovane sembra essersi messo sulla stessa lunghezza d'onda (contestataria) dello scarparo marchigiano, da sempre amico dei Merloni. Altrettanto avrebbe fatto Carlo, l'erede di Giampiero Pesenti, non partecipando al voto sul piano Scott.

Nei giorni scorsi poi la famiglia Benetton, azionista con oltre il 5%, si è anch'essa dichiarata indisponibile per un aumento di capitale.

Come andrà a finire, di là degli aridi numeri sul costo della ricapitalizzazione dell'Rcs-Corriere? Di sicuro c'è che i soci forti (pattisti) non hanno nessuna intenzione di mettere mano al portafogli alle condizioni di Scott Jovane e di Mediobanca. Già, l'ex salotto buono della finanza che prima dell'uscita di Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi era riuscito a fare pesare le azioni senza contarle.

Mentre oggi Alberto Nagel non può neppure contare sulla sponda di Generali dove il nuovo amministratore delegato, Mario Greco, non ha alcuna intenzione di assecondare i desiderata di piazzetta Cuccia. Anzi. Da Trieste fanno sapere che sono pronti anche loro a lasciare il patto di sindacato in Rcs.

Altrettanto certo è che il destino del "Corriere della Sera" e del suo direttore (in scadenza), Flebuccio dei Bortoli, molto dipenderà dal nuovo braccio di ferro in atto tra i pattisti.

 

 

 

SCOTT JOVANEALBERTO NAGEL PAOLA MERLONI E FIGLIA CARLO PESENTI SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO ANSA ANDREA BONOMI