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FLASH! - OGNI GIORNO, UNA TRUMPATA: NON SI SONO ANCORA SPENTE LE POLEMICHE SULL'IDEA DI COMPRARSI…
1. DAGOREPORT
Fermi tutti! Papa Francesco ha chiesto a monsignor Becciu (Segreteria di stato) il dossier riguardante il cardinale George Pell, superministro dell’economia. All’atto della nomina, Bergoglio era all’oscuro dei trascorsi del prelato australiano che fu costretto a sospendersi dopo l’accusa di un 12enne di pedofilia.
Sembra che la sua nomina a prefetto della segreteria dell’economia vaticana abbia origine dalla necessità del prelato abbondonare il luogo del delitto: in Australia è tuttora sotto processo della Suprema Corte per aver coperto un vescovo pedofilo. Ma pesano le accuse personali di pedofllia, da cui Pell è stato assolto non per non aver commesso il fatto ma solo per mancanza di prove.
Infatti, già da qualche tempo, Papa Francesco ha ridimensionato il potere di Pell sull’Apsa (amministrazione del patrimonio apostolico) con un atto, riportato da Fittipaldi nell’ultimo numero sull’Espresso, di cui Dagospia riproduce in esclusiva il testo. Pell è stato esautorato dalle decisioni strategiche dell’Apsa che di fatto restano in capo al cardinale Calcagno.
Mancano due anni al pensionamento di Pell e le previsioni danno che la Segreteria dell’Economia, anche a seguito degli scivoloni presi sulle nomine della lobby maltese, potrebbe finire su un binario morto fino al 2016 in cui Bergoglio potrebbe nominare un nuovo capo di dicastero. L’alternativa è commissariare la segreteria dell’economia con la nomina di un board tecnico con a capo i cardinali Maradiaga e Abryl, unici di cui il Pontefice si fida dopo la delusione di Pell.
2. NEL COMPUTER DI WESOLOWSKI C’ERANO OLTRE CENTOMILA FOTO HARD E VIDEO CON MINORI
Fiorenza Sarzanini per “Il Corriere della Sera”
Monsignor Jozef Wesolowski aveva un archivio segreto nascosto nel computer della Nunziatura di Santo Domingo. L’arcivescovo polacco di 66 anni arrestato tre giorni fa per volontà di papa Francesco dalla gendarmeria vaticana per pedofilia, custodiva oltre centomila file con foto e filmini pornografici: immagini scaricate da Internet e fotografie che le stesse vittime erano state costrette a scattare.
Una galleria degli orrori che in parte conservava anche sul proprio pc portatile. Si vedono ragazzini tra i tredici e i diciassette anni umiliati di fronte all’obiettivo, ripresi nudi, costretti ad avere rapporti sessuali tra loro e con adulti. Ora l’indagine prosegue per scoprire altri complici. Personaggi che avrebbero aiutato l’alto prelato a procacciarsi i minori e che potrebbero aver partecipato agli incontri a luci rosse.
Nel capo di imputazione si parla esplicitamente di «reati commessi in concorso con persone ancora ignote» e gli atti dell’inchiesta fanno comprendere come i promotori di indagine del Vaticano abbiano già trovato alcuni elementi per arrivare alla loro identificazione.
Sono proprio i verbali e le relazioni contenute nel fascicolo processuale a svelare i contorni di una vicenda che appare tutt’altro che chiusa e anzi potrebbe avere nuovi e clamorosi sviluppi. Perché il sospetto è che Wesolowski possa essere inserito in una rete internazionale ben più ampia di quella emersa sinora.
I QUATTRO VOLUMI E LE FOTO CANCELLATE
Quanto ampia possa essere questa rete ben si comprende leggendo la perizia informatica che ricostruisce l’attività del nunzio di Santo Domingo richiamato dalla Santa Sede un anno fa e poi «dimesso» dallo stato clericale. L’accusa evidenzia «la particolare abilità dell’imputato a utilizzare strumentazione elettronica che può essere reperita per connessioni illecite. Comportamento che l’imputato ha mostrato di perseguire con modalità fortemente compulsive».
Sono stati trovati «oltre 100 mila file a sfondo sessuale, ai quali si aggiungono più di 45 mila immagini cancellate». A mettere in allarme gli inquirenti è stata la scoperta di un vero e proprio archivio nel computer di proprietà del Vaticano «diviso in quattro volumi e contenente circa 130 video e più di 86 mila fotografie». Il resto Wesolowski lo aveva «salvato» nel computer portatile che usava soprattutto quando era in viaggio. Il materiale è diviso per genere, ci sono file in cui si vedono anche decine di bambine protagoniste di prestazioni erotiche, ma la predilezione era per i maschi.
I COMPLICI IN RETE E LO SCAMBIO DI MAIL
Nella relazione degli esperti viene ricostruito tutto il «traffico dati» compresi gli accessi ai siti gay e la corrispondenza del monsignore. L’esame delle sue connessioni, le email e gli scritti custoditi nell’hard disk, può infatti svelare l’identità delle persone con le quali scambiava le immagini e fornire le indicazioni per arrivare a chi ha avuto un ruolo di fiancheggiatore.
Gli investigatori sono convinti che Francisco Javier Occi Reyes, il diacono arrestato dalla polizia dominicana nel giugno 2013 che poi ha denunciato Wesolowski alle alte gerarchie vaticane con una lettera, sia soltanto una pedina di un gioco più grande. E per questo hanno esteso gli accertamenti a tutti i Paesi dove l’alto prelato è stato prima di arrivare a Santo Domingo. E soprattutto alle persone che avevano con lui rapporti frequenti.
LA TESTIMONIANZA DEI TRE BAMBINI
Sono decine i minori che Wesolowski avrebbe adescato, ma nel fascicolo processuale vengono indicati soltanto i nomi di tre bambini e delle loro madri. Testimoni d’accusa che hanno deciso di denunciare l’orrore subito, la violenza che il religioso ha esercitato nei loro confronti. Hanno confermato quanto era stato in parte già ricostruito dalla polizia dominicana anche grazie al reportage di una giornalista di una televisione locale che aveva svolto un’inchiesta sulla doppia vita del religioso.
foto time 22 settembre 2014 papa bergoglio 33
Tra le accuse rivolte al monsignore c’è anche quella «di aver agito, essendo alto esponente delle gerarchie ecclesiastiche, con grave violazione dei suoi doveri istituzionali tanto da aver cagionato un danno all’immagine dello Stato e della Santa Sede». Ed è proprio questo il motivo che avrebbe convinto il Pontefice della necessità di dare il via libera alla clamorosa misura degli arresti domiciliari.
LA DIFESA DEL NUNZIO: «POSSO CHIARIRE»
Martedì pomeriggio, quando è stato portato di fronte ai promotori d’accusa per l’esecuzione del provvedimento di cattura, monsignor Wesolowski ha dichiarato di voler parlare: «Posso chiarire la mia posizione, spiegare l’errore». Gli è stato spiegato che potrà farlo con l’assistenza di un avvocato, consapevoli però che le prove nei suoi confronti sono schiaccianti.
papa bergoglio sposa venti coppie di conviventi a san pietro 8
Ed è stato proprio questo ad accelerare la decisione di procedere. Il rischio forte era che il nunzio venisse catturato in territorio italiano su richiesta delle autorità dominicane e poi estradato. In quel caso sarebbe stato obbligatorio trasferirlo in un carcere in attesa di completare la procedura con la Santa Sede. I promotori hanno dunque preferito giocare d’anticipo, agendo comunque in piena collaborazione con l’autorità giudiziaria di Santo Domingo. Nei prossimi giorni lo interrogheranno ed è possibile che decidano poi di processarlo con rito direttissimo, come del resto prevedono i trattati internazionali in materia di violenza sui minori.
3. PUGNO DURO DI BERGOGLIO CONTRO IL PRELATO DEL PARAGUAY CHE HA PROTETTO UN PRETE PEDOFILO
Marco Ansaldo per “la Repubblica”
ROGELIO RICARDO LIVIERES PLANO
Il pugno duro di Francesco non risparmia la sua Chiesa, da rinnovare anzi a tappe forzate. Espellendo per esempio le mele marce, prima che si apra all’inizio di ottobre il Sinodo sulla famiglia, prossimo campo di battaglia tra cardinali riformisti e porporati conservatori. Solo 3 giorni fa l’arresto, prima volta in Vaticano, del vescovo polacco Jozef Wesolowksi, accusato di pedofilia.
Ieri invece la rimozione d’ufficio di un vescovo del Paraguay, sanzionato per più misfatti, dall’aver costituito una comunità propria alla copertura omertosa di un sacerdote sospettato di abusi sessuali: Rogelio Ricardo Livieres Plano, prelato dell’Opus Dei, era ieri a Roma dov’è stato convocato in Curia e informato del provvedimento a suo carico. Atto necessario per «la mancanza di disponibilità a presentare la rinuncia, come gli era stato chiesto» al termine della visita apostolica disposta a luglio dal Vaticano per controllare la situazione nella diocesi di Ciudad del Este.
Ma il caso di Livieres, come spiega un attento osservatore di cose vaticane, «va oltre l’accusa riguardante questioni di tipo sessuale, dal momento che ha litigato con quasi tutti i confratelli vescovi del Paese». Al monsignore del Paraguay vengono infatti attribuiti la strana conduzione del seminario, rapporti personali conflittuali anche con i fedeli, l’aver dilapidato il patrimonio immobiliare della diocesi, e infine la nomina come suo vicario generale di un sacerdote argentino, Carlos Urrutigoity, allontanato dalla diocesi di Scranton, in Pennsylvania, con l’accusa dell’abuso di alcuni giovani.
La condotta personale del numero due di Livieres era nota in Vaticano dove aveva suscitato non poche perplessità: dalla partecipazione a festini all’inclinazione tradizionalista verso i seguaci di monsignor Lefebvre. Il suo superiore però lo ha sempre protetto, contrattaccando persino maldestramente chi lo criticava.
Come il pastore di Asuncion, monsignor Eustaquio Pastor Cuquejo, che in un talkshow tv chiedeva la riapertura di un’indagine sul discusso sacerdote, e si è sentito rispondere da Livieres: «Parli proprio tu che sei omosessuale».
L’argentino Bergoglio faceva così scattare la visita apostolica in Paraguay. E infine, l’annuncio della rimozione. La nota esplicativa della Santa Sede parla di decisione «gravosa» e «ispirata al bene maggiore dell’unità della Chiesa di Ciudad del Este e alla comunione episcopale in Paraguay ». Una forma insolita, quella della nota di spiegazione, dovuta probabilmente al rifiuto del vescovo paraguaiano di dimettersi, con il Papa a quel punto costretto a disporre d’ufficio l’avvicendamento con un «amministratore apostolico». Provvedimenti sono in attesa anche nei confronti del sacerdote Urrutigoity.
Dunque il monitoraggio di Francesco sui casi di alti prelati motivo di imbarazzo e scandalo nella Chiesa è totale. L’attenzione della Congregazione per la Dottrina della Fede (l’ex Sant’Uffizio), e di altri dicasteri pontifici (il caso del monsignore paraguaiano è stato gestito da quelli dei Vescovi e del Clero) è a 360 gradi. Un vescovo cileno e uno peruviano sono da tempo nel mirino.
PAPA BERGOGLIO - DOCUMENTO SU PELL
Ma dice una fonte vaticana ben informata: «L’impressione, per quanto riguarda i casi di sacerdoti accusati di abusi sessuali, è che si tratti di un’azione sugli elementi residui già individuati dal predecessore di Francesco, Benedetto XVI, autore nei suoi 8 anni di pontificato di circa 70-80 rimozioni di vescovi per cause varie».
E non si esclude nemmeno che casi di prelati italiani coinvolti nel drammatico fenomeno possano emergere ed essere ugualmente sanzionati dal Papa. «Anzi è bene che — viene spiegato — qualora esistessero, venissero fuori, perché la Chiesa sia all’avanguardia rispetto a ciò che può succedere in altri contesti, nelle famiglie ad esempio».
Sul clamoroso caso del vescovo polacco Wesolowski, ora sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti vaticani non ci sono solo gli abusi di quando era nunzio a Santo Domingo dal 2008 al 2013.
Al setaccio vengono passati i periodi in cui il presule 66enne prestava la propria opera nelle missioni pontificie in Africa meridionale, Costa Rica, Giappone, Svizzera, India e Danimarca. Quindi in Bolivia dal 1999 al 2002, e nei Paesi ex sovietici dell’Asia centrale (Kazakhstan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan) dal 2002 al 2008. In ognuno di questi Paesi potrebbero esserci vittime nascoste, e nuove prove.
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