ADESSO PAPA FRANCESCO GLIELO METTE IN CURIA

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Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

L'ironico gesuita Jorge Mario Bergoglio non adora la traversata che conduce a Roma, che scoperchia la cappa curiale, il governo temporaneo che i cardinali italiani gestiscono con avidità. Ha un'immagine che, se fosse custodita nelle teche vaticane, potrebbe spendere: le messe celebrate in mezzo ai cartoneros, i poveri più disperati di Buenos Aires che vendono bottiglie e scatoloni recuperati nei cassonetti.

Non ha funzionato la rabberciata alleanza tra Angelo Sodano e Tarcisio Bertone, che per il Conclave, constatata la debolezza italiana, si sono riavvicinati per edificare un muro unico con le opposte fazioni. E non ha resistito nemmeno il blocco di Joseph Ratzinger, i conservatori più duri e puri come l'australiano Georg Pell e lo spagnolo Antonio Maria Varela, i teologici più sofisticati come l'austriaco Cristoph Schönborn.

L'espressione rigida di monsignor Guido Marini, maestro per le celebrazioni liturgiche , racconta più di qualsiasi congettura o disamina. Sarà un impatto devastante il pontificato di Francesco I per l'onnivora Curia. Anche se lo scaltro Bertone proverà a rivendicare l'antica rivalità con Leonardo Sandri: il cardinale argentino, ex collaboratore di Sodano in Segreteria di Stato, è praticamente aderente al presidente Cristina Kirchner, non certo un amico di Bergoglio. La Casa Rosada non ha accolto con entusiasmo l'habemus papam: la signora Kirchner, anziché officiare l'orgoglio nazionale, ha preferito cinguettare su Twitter.

L'ASCESA di Francesco I sigilla per sempre anche il Conclave di otto anni fa: nonostante il supporto di Carlo Maria Martini, l'allora cardinale Bergoglio perse il duello con Joseph Ratzinger, con quel pezzo grosso di Chiesa conservatore con la società secolarizzata e poco dialogante con le religioni mondiali.

Bergoglio è un progressista misurato, non lo vedrete annunciare clamorose aperture su diritti civili per gli omosessuali, ma è un militante fra chi combatte la corruzione e il malaffare (diffuse una lettera a tema in Argentina, non considerata dalla presidentessa, ndr), le piaghe più fresche che addolorano il Vaticano.

Avrà un atteggiamento rigido su pratiche esplosive come l'Istituto per le Opere religiose (Ior) e la relazione di Vatileaks. Il brasiliano Odilo Pedro Scherer non ha conquistato il trono più ambito perché occupa una poltrona che dire scottante è poco: fa parte del gruppo dei porporati che indirizzano lo Ior attraverso la commissione cardinalizia, rappresenta un capitolo pesante, e gli americani da subito l'hanno scartato.

Potrà esultare lo squadrone Usa, non sarà il cappuccino Sean Patrick O'Malley né l'eccentrico Timothy Michael Dolan a riformare il Vaticano, ma un gesuita che viaggia in metropolitana e non possiede una corte di assistenti. Aspettando che un cardinale spifferi al pianeta quello che le fumate non dicono, pare probabile che i voti stranieri siano rimasti stranieri, cioè che Bergoglio sia il progetto di un pontificato - di transizione vista l'età - che vuole scollare la Chiesa dal centro di Roma.

Questo aspetto non particolare sarà decifrabile con la nomina del Segretario di Stato, poiché il 78enne camerlengo Bertone non potrà regnare ancora per molto. Gli italiani Mauro Piacenza (bertoniano, ma non troppo) e Ferdinando Filoni (ratzingeriano di ferro) vedono crollare le possibilità di ricevere la guida economica e politica. Chi ha festeggiato, dietro i colonnati di San Pietro, non sono certo gli italiani. E non soltanto per l'inutile vetrina di Angelo Scola, che entra papa ed esce cardinale.

 

 

BERGOGLIO WOJTYLAIl cardinale Christoph Schonborn