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"IN NOME DI DIO, FERMATE LA FOLLIA DELLA GUERRA" - L'APPELLO DI PAPA FRANCESCO IN UN LIBRO - IL PONTEFICE SI APPELLA "ALLE AUTORITÀ LOCALI, NAZIONALI E MONDIALI" (MA BASTEREBBE CHIEDERE A PUTIN) - "L'ESISTENZA DELLE ARMI NUCLEARI METTE A RISCHIO LA SOPRAVVIVENZA DELLA VITA UMANA SULLA TERRA. NON INGANNATE I POPOLI: LA GUERRA È UNA RISPOSTA INEFFICACE" 

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VI CHIEDO IN NOME DI DIO COPERTINA

(ANSA) - "Chiedo in nome di Dio che si metta fine alla follia crudele della guerra". E' l'appello di Papa Francesco nel suo libro 'Vi chiedo in nome di Dio. Dieci preghiere per un futuro di speranza', di cui La Stampa anticipa un brano. "La sua persistenza tra noi", scrive è "il vero fallimento della politica". E si rivolge alle "autorità locali, nazionali e mondiali": "è da loro che dipendono le iniziative adeguate per frenare la guerra. E a loro, facendo questa mia richiesta in nome di Dio, domando anche che si dica basta alla produzione e al commercio internazionale di armi" e che sia estirpata dal piante l'arma atomica: "L'esistenza delle armi nucleari e atomiche mette a rischio la sopravvivenza della vita umana sulla terra".

 

PAPA FRANCESCO

Il Papa parte dal conflitto in Ucraina, che ha messo l'Occidente davanti all'evidenza e "ci ha mostrato la malvagità dell'orrore bellico". Quindi estende la sua invocazione a tutte le guerre in corso, chiede "alle autorità politiche di porre freno", "di non manipolare le informazioni e di non ingannare i loro popoli per raggiungere obiettivi bellici". "Non esiste - invita a riflettere - occasione in cui una guerra si possa considerare giusta. Non c'è mai posto per la barbarie bellica".

 

BERGOGLIO IN CANADA CON IL COPRICAPO TRADIZIONALE DEGLI INDIGENI

"La guerra è anche una risposta inefficace: non risolve mai i problemi che intende superare - rimarca il Papa -. Forse lo Yemen, la Libia o la Siria, per citare alcuni esempi contemporanei, stanno meglio rispetto a prima dei conflitti?". Il Pontefice indica la via della soluzione: "servono dialogo, negoziati, ascolto, abilità e creatività diplomatica, e una politica lungimirante capace di costruire un sistema di convivenza che non sia basato sul potere delle armi o sulla dissuasione".

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