PARADISI E PARACULI - LA CRISI PICCHIA ANCHE OLTREMANICA, E PURE LONDRA, FINO A OGGI PARADISO FISCALE DELLE GRANDI MULTINAZIONALI, DECIDE DI FARE I CONTI CON GLI EVASORI - SOLTANTO RECUPERANDO I SOLDI CHE GRUPPI COME GOOGLE, AMAZON E STARBUCKS DEVONO ALLO STATO, LE CASSE BRITANNICHE POTREBBERO RISOLLEVARSI - GLI ESATTORI SI RIMBOCCANO LE MANICHE: DALLA LOTTA ALL’EVASIONE LONDRA DOVREBBE GUADAGNARE 10 MLD DI STERLINE…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Leonardo Maisano per il "Sole 24 Ore"

La marcia verso il risanamento delle finanze pubbliche britanniche è più lunga e più impervia, ma la direzione del Governo non cambia. La A di "austerità" continuerà a dominare l'agenda di politica economica del cancelliere dello Scacchiere George Osborne affiancata però dalla C di "caccia" all'evasione, ma soprattutto all'elusione lungamente tollerata.

Londra promette di voler spezzare il meccanismo che la rende, da decenni, paradiso fiscale a velocità variabile: con grande generosità negli anni del boom, con minore in quest'epoca di crisi. Lo ha annunciato il cancelliere all'antivigilia dell'"autumn statement", una sorta di finanziaria di metà anno, in cui si rivede il quadro macroeconomico e si annunciano correttivi. Le anticipazioni suggeriscono che il riequilibrio dei conti non arriverà nel 2016 (traguardo già posticipato rispetto all'inizialmente previsto 2014) ma nel 2018, fermando così il filmato di aggiustamenti spalmati lungo un decennio per tornare a uno sviluppo sostenibile. Per accelerare il risanamento, Londra imita, dunque, Roma - in scala assai ridotta - e dichiara guerra a chi non paga il dovuto.

Nel mirino ci sono soprattutto le grandi multinazionali, da Google ad Amazon fino a Starbucks, brand del caffè globale che a fronte di vendite per 400 milioni nel 2011 non ha pagato un centesimo di corporation tax. Il motivo si celerebbe dietro le triangolazioni fra diverse giurisdizioni fiscali di multinazionali in grado di aggiustare, legittimamente, la propria contabilità. I deputati hanno accusato i grandi gruppi nel mirino di «interpretare alla lettera la legislazione sulla tassazione a livello nazionale e internazionale per minimizzare in modo immorale gli obblighi verso l'erario».

Una mossa che ha indotto Starbucks ad agire, se è vero che il gruppo sarebbe pronto a cambiare le proprie procedure accettando di pagare una cifra molto superiore a quanto versa ora. Decisione che potrebbe apparire come un'ammissione di responsabilità, abbastanza almeno da irritare, come sta emergendo in queste ore, imprese che si comportano in maniera analoga a Starbucks.

In realtà dalla commissione parlamentare si sono levati toni durissimi come quelli usati dal presidente, Margaret Hodge, favorevole a pubblicare gli elenchi completi di chi ha sfruttato, con atteggiamento garibaldino, i varchi legislativi.

Per il momento il Governo pensa ad altro, ma conferma di volere chiudere le maglie di un sistema che ha reso Londra, per molto tempo, destinazione preferita dai grandi gruppi multinazionali. Il Cancelliere Osborne ha infatti stanziato 77 milioni di sterline per potenziare gli uffici della Inland revenue, il servizio di accertamento e riscossione, nella speranza di aggiungere almeno 2 miliardi di sterline l'anno al gettito.

Il focus sarà sulle multinazionali. I nuovi agenti dell'erario dovranno, in particolare, concentrarsi sul trasferimento di utili fuori dal Regno Unito e dirottati come accade ora verso aree dove la tassazione è più bassa. I calcoli del Tesoro sono approssimativi se è vero che Office for budget responsibility - l'ente indipendente chiamato a certificare l'andamento della finanza pubblica - per ora non li vuole mettere nelle pagine del budget.

Se però dovessero essere confermati e sommati ai 5 miliardi di sterline che Londra conta di incassare grazie alle intese con la Svizzera, nei depauperati forzieri dello stato britannico dovrebbero entrare una decina di miliardi di sterline. Un po' di ossigeno in attesa di una ripresa che tarda a concretizzarsi.

 

DAVID CAMERON Googleamazon logoStarbucksEVASIONE FISCALE