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“IL PROSSIMO PAPA? E' FANTASIOSO CHE SCELGANO ME. NEL CASO CHIEDERÒ LUMI ALLO SPIRITO SANTO" (MA CHE TE DEVE DI'...) - PARLA IL CARMELITANO ANDERS ARBORELIUS, 75 ANNI, ANCHE LUI TRA I PAPABILI, DOPO AVER VISSUTO 27 ANNI IN MONASTERO: E' STATO BATTEZZATO LUTERANO E POI SI E' CONVERTITO AL CATTOLICESIMO - "LA CHIESA NON DEVE RESTARE INTRAPPOLATA IN LOGICHE DEL POTERE E DELLA RICCHEZZA. IN OCCIDENTE, DOVE È RADICATA UNA VISIONE MATERIALISTA E INDIVIDUALISTA, C’È BISOGNO DI UNA RISCOPERTA DEL MONDO SPIRITUALE…"
Estratto dell'articolo di Carlotta Verdi per il "Corriere della Sera"
Anders Arborelius, 75 anni, incarna la semplicità dell’Ordine a cui appartiene. Il carmelitano svedese citato tra i papabili successori di Francesco ripete più volte: «È piuttosto fantasioso che scelgano me come Papa». [...]
Lui non ci fa caso. Saio marrone e sandali neri, prima di diventare vescovo di Stoccolma e poi primo e unico cardinale del Nord Europa dai tempi della riforma luterana, Arborelius ha vissuto 27 anni nel monastero carmelitano di Norraby, nella Svezia meridionale. Nato a Sorengo, Canton Ticino, da genitori svedesi, è stato battezzato luterano ed è cresciuto a Lund (sud della Svezia). A 20 anni la conversione al cattolicesimo.
La sua chiesa conta circa 130 mila fedeli, meno dell’1,5% della popolazione svedese, per lo più provenienti da altri Paesi. «In una parrocchia cattolica in Svezia ci sono tra le 50 e le 100 nazionalità», spiega. Arborelius condivide la linea di papa Francesco sulla migrazione e da sempre sostiene politiche di integrazione. In un Paese secolarizzato come la Svezia, nel 2017 era persino stato eletto svedese dell’anno dalla rivista Fokus.
Che cosa pensa della sua candidatura a Papa?
«È opportuno ricordare che non esistono veri e propri candidati. [...] Se mai dovesse succedere, mi rivolgerò allo Spirito Santo per sapere in che direzione andare».
Vescovo di Stoccolma dal 1998, nel 2017 è stato nominato cardinale. Perché il Papa l’ha scelta?
«Era tipico di Francesco scegliere persone che provengono dalla periferia, e noi siamo una periferia. Quando sono stato nominato cardinale, eravamo in quattro provenienti da Paesi dove non c’erano mai stati cardinali: insieme alla Svezia, Mali, Laos ed El Salvador. Il Papa voleva che la Chiesa si espandesse anche nei contesti più piccoli, ed è molto stimolante pensare che anche le piccole Chiese locali, povere e trascurate, siano una realtà viva. Fa parte della visione cattolica includere, non escludere».
Per Francesco la Chiesa doveva essere povera e per i poveri. Pensa che le sue riforme debbano proseguire?
«Noi crediamo che Gesù sia venuto proprio con una buona novella per i poveri. Bisogna anche considerare che la “povertà” ha diversi significati. Nella nostra parte del mondo si tratta spesso di povertà spirituale, di coloro che hanno perso la speranza e si sentono completamente abbandonati.
Questo significa che la Chiesa, in ogni epoca, deve riconoscere chi ha più bisogno di grazia. E questo vale anche per il lavoro di riforma: la Chiesa deve fare attenzione a non rimanere intrappolata nelle logiche del potere e della ricchezza. Deve mantenere viva la fiamma interiore».
E qual è il bisogno più grande nella nostra epoca?
«Ogni cultura ha bisogni diversi. Nella nostra cultura occidentale, dove è radicata una visione materialista e individualista, c’è bisogno di una riscoperta del mondo spirituale. Di Gesù che ci libera dall’attaccamento al materiale, al potere, alla gloria».
Lei non sembra un tipico cardinale. Come si descriverebbe?
«Sono stato formato nella tradizione monastica, ho vissuto 27 anni in un monastero. Forse la sorpresa più grande per me è stata proprio quella di diventare prima vescovo, poi cardinale. [...]».
Chi sosterrà durante il Conclave?
«Non ho un favorito in particolare. Ma credo che sarebbe molto naturale scegliere qualcuno proveniente dall’Africa, dall’Asia o comunque da quelle parti del mondo dove la Chiesa è in qualche modo più viva [...]».
Dovrebbe essere qualcuno più liberale o più conservatore di papa Francesco?
«[...] Serve qualcuno che sappia riconciliare, creare unità».
Che eredità lascia Francesco?
«Ha voluto dare voce ai poveri e ha lottato per l’ambiente. Temi che riguardano l’interesse generale e oggi vengono messi in discussione. [...] Non aveva paura delle verità scomode e voleva costruire la pace. Uno dei pochi che riusciva a superare la polarizzazione, così forte nel nostro tempo.
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