
DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN…
PAROLA D’ORDINE: EVITARE L’EFFETTO "CAPPOTTO” – LA MAGGIORANZA PRENDE TEMPO SULL’ACCORDO PER I CANDIDATI ALLE REGIONALI: SI VOTERÀ IN ORDINE SPARSO, COSÌ DA TRASFORMARE UN’EVENTUALE SCONFITTA IN PIÙ DI UNA REGIONE IN PICCOLE SBERLETTE DISTANZIATE L’UNA DALLE ALTRE – SI PARTE A SETTEMBRE CON LE MARCHE, DOVE IL MELONIANO ACQUAROLI (SPONSORIZZATO ANCHE DA ROBERTO MANCINI) RISCHIA GROSSO CON IL DEM MATTEO RICCI – UN MESE DOPO TOCCHERÀ A TOSCANA E PUGLIA, A NOVEMBRE CI SARANNO VENETO E CAMPANIA: SEPARARE I DOSSIER È UTILE ANCHE AD AGEVOLARE L’INTESA TRA ALLEATI
DAGOREPORT - LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE
LA MOSSA DI MELONI PER EVITARE IL "CAPPOTTO” ALLE REGIONALI DI OTTOBRE: ANTICIPARE A SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE DEL MELONIANO ACQUAROLI (SCELTO COME CANDIDATO AL POSTO DEL SINDACO DI ASCOLI, GUIDO CASTELLI, PERCHÉ PIÙ "INNER CIRCLE") E DI POSTICIPARE QUELLO IN VENETO
giorgia meloni francesco acquaroli
REGIONI: C.DESTRA PRENDE TEMPO. IPOTESI SPACCHETTARE ACCORDO
(AGI) - C’è chi parla di scadenza "entro luglio". Chi addirittura non esclude si possa arrivare "a settembre". Dopo il flop della trattativa sul terzo mandato dei governatori, il centrodestra cerca di allentare le tensioni e riprende 'fiato', allungando i tempi e magari 'spacchettando' la trattativa tra alleati per arrivare all'individuazione dei candidati alle prossime regionali d'autunno.
Esclusa ormai la possibilità di un election day, sembra ormai assodato che le Regioni andranno al voto in ordine sparso a partire da settembre: prima le Marche, dove corre l'uscente meloniano Francesco Acquaroli, poi la Toscana e la Puglia, a seguire probabilmente Veneto e Campania a novembre.
Ed è qui che si apre la possibilità, forse caldeggiata da Fratelli d'Italia, di agevolare il raggiungimento di un accordo di coalizione separando i dossier, affrontando i nodi Regione per Regione.
Una possibilità che non è detto Lega e Forza Italia accolgano, vista la volontà mostrata nelle scorse settimane di mettere sul piatto anche altri dossier, come le candidature alle amministrative del 2027, o temi divisivi come ius scholae e fisco.
Quanto al Veneto, esclusa la ricandidatura del leghista Luca Zaia per il limite dei due mandati, non dovrebbe tenersi questa settimana il vertice tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi per sciogliere il nodo del candidato a Palazzo Balbi.
antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
I leader della maggioranza sembrano non avere fretta. "Il Veneto non è 'merce di scambio' da mercato e il buongoverno della Lega e di Zaia sono riconosciuti da tutti", fa sapere il partito di via Bellerio, in una nota diffusa per smentire i retroscena di stampa secondo cui Salvini avrebbe pronto un piano B che prevederebbe la candidatura di Giancarlo Giorgetti a sindaco di Milano come eventuale compensazione nel caso in cui dovesse cedere a FdI la candidatura alla presidenza della Regione Veneto.
Ora dobbiamo scegliere i "candidati migliori" è il mantra che si sente da giorni scandire da FdI e FI. Segno che i nomi avanzati dalla Lega per il Veneto forse non soddisfano gli alleati.
Nelle scorse settimane si è parlato della possibilità di una corsa del vicesegretario leghista Alberto Stefani, unico nome emerso finora oltre a quello di Zaia. Non è esclusa la possibilità che FdI torni a rivendicare la candidatura, mentre in Veneto fa discutere l'autocandidatura del leghista Roberto Marcato, assessore regionale da tempo in rotta di collisione con Salvini, in cerca di visibilità (per questo da anni allontanato anche da Zaia).
Certo, il primo nodo da sciogliere per il centrodestra dovrebbe essere quello del Veneto, anche perché', in assenza di un nome forte, occorre avere il tempo di costruire la candidatura.
Per quanto riguarda le altre Regioni al voto, la coalizione attende le decisioni degli avversari. In Campania è pronto ai nastri il viceministro di FdI Edmondo Cirielli, ma si vuole aspettare la decisione del centrosinistra, che deve cercare unità nel post De Luca e concludere la trattativa con il governatore uscente.
In Toscana, dove per il centrosinistra corre per la riconferma Eugenio Giani, il centrodestra dovrebbe trovare l'accordo sul sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, mentre la coalizione è ancora in alto mare in Puglia, dove il centrosinistra dovrebbe candidare Antonio Decaro.
Per quanto riguarda Milano, la Lega esclude una eventuale candidatura di Giorgetti, che allo stato, sottolinea, "fa benissimo il ministro dell'Economia". Nel capoluogo lombardo si voterà nella primavera del 2027, forse in coincidenza con le politiche, sicuramente con Roma.
E appare più naturale che FdI ambisca a esprimere la candidatura a sindaco della capitale e lasci agli alleati la piazza milanese (dove comunque, nei sondaggi, il centrodestra è sotto di venti punti rispetto al centrosinistra). Ma non è certo che sia affidata alla Lega.
Nelle scorse settimane il presidente del Senato Ignazio La Russa aveva espresso gradimento per una eventuale corsa di Maurizio Lupi. Mentre Tajani afferma da tempo la necessità di candidare un civico di area forzista.
Tra i civici che la Lega gradirebbe si fa il nome dell'ex rettore Ferruccio Resta. Sarebbe quindi, allo stato, esclusa, anche da FdI, una eventuale candidatura di Giorgetti ("Meloni non se ne priverebbe mai", è il commento che si fa ai piani alti di via della Scrofa), come non sarebbe in alcun modo sul tavolo il nome di Daniela Santanchè.
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