DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE…
Claudio Tito per “la Repubblica”
conte di maio grillo casaleggio
Manca solo l' ultimo passaggio. Il più importante. Il risultato del voto sulla piattaforma Rousseau. E quindi il via libera dei militanti grillini. Ma la scelta dei leader è già compiuta. Si tratta di un patto, costruito segretamente nelle ultime settimane. Un accordo con un unico obiettivo: trasformare l' alleanza di governo tra M5S e Pd in una coalizione politica ed elettorale.
Riportare il sistema dei partiti su un modello bipolare: centrodestra e centrosinistra. Una rivoluzione per i pentastellati, una scommessa per i democratici. Ma di fatto l' unico, vero approdo possibile dopo la nascita del governo Conte2.
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE SERGIO MATTARELLA
E i protagonisti di questo "contratto" sono quattro: Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, Beppe Grillo e Matteo Renzi. Che negli ultimi 15 giorni si sono sentiti e chiamati ripetutamente.
Gli iscritti al Movimento, infatti, stanno votando non solo per dare la chance alla Sindaca Virginia Raggi di candidarsi per un terzo mandato da consigliere comunale.
Ma soprattutto sulla possibilità che il Movimento sottoscriva alleanze non solo con liste civiche ma anche con partiti tradizionali. La ricandidatura della prima cittadina di Roma ha così impresso una accelerazione (ma lei non rientrerà nel costituendo patto: nei comuni c' è il doppio turno e a Roma Pd e M5S convergeranno solo alla seconda votazione).
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO ANGELA MERKEL BY OSHO
Già nelle settimane scorse il "fondatore" dei Cinque Stelle, Beppe Grillo, si era speso con il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, per arrivare ad una soluzione del genere. L' ex comico lo considera l' unico strumento per "battere" o "fermare" la destra. Sia essa di Salvini o di Meloni.
Aveva fatto sapere di essere persino pronto, nel caso in cui non si chiudesse un compromesse in tutte le regioni chiamate al voto a settembre, a lanciare un appello per votare con l' obiettivo di non far prevalere la Lega o Fratelli d' Italia. E quella carta è ancora nelle sue mani.
Ora, però, lo scenario sta cambiando quasi del tutto. Al punto che potrebbe non esserci bisogno di uscita pubblica di Grillo. In questa metamorfosi si stanno in primo luogo sostituendo alcuni interlocutori. A cominciare dal premier.
Il motivo? Proprio gli ultimi passaggi gestiti dal capo del governo, quelli sulle alleanze e sulla riforma elettorale, non hanno prodotto risultati. Il Pd non lo considera più garante della nuova legge proporzionale che era alla base del programma su cui un anno fa si è formato l' esecutivo. Si è indebolito nel rapporto con le forze che lo sostengono.
SALVINI DI MAIO ZINGARETTI MATTARELLA
I Democratici non hanno nascosto nelle ultime settimane di considerare un vulnus aver rinviato l' approvazione della riforma a settembre. E ancora di più è una ferita sapere che il sì della Camera difficilmente ci sarà prima del referendum sul taglio dei parlamentari.
Ma c' è un altro aspetto. Che forse è persino più profondo.
Chi guida la transizione dell' M5S da Movimento di protesta "solitaria" a soggetto spendibile in coalizioni, di fatto si candida a guidarlo. Il ministro degli Esteri, dopo essersi dimesso da capo politico, ha capito dopo qualche mese che la prospettiva di un patto con il Pd è l' unica praticabile. Ed è anche l' unica opzione sul tavolo per riconquistare la leadership grillina.
sergio mattarella luigi di maio
Di Maio inizia a fare affidamento sulla circostanza che molti pentastellati interpretino le mosse di Conte troppo imparziali rispetto al Movimento e soprattutto troppo autoriferite. Come se ci fosse un disegno costruito sulla sua figura e non su quella del Movimento. La guerra sotterranea tra Di Maio e Conte, dunque, ora si sta combattendo anche su questo piano.
Resta il fatto che dopo il via libera in Europa al Recovery Fund, si è aperta una prospettiva nuova nella maggioranza. L' occasione di gestire oltre duecento miliardi di euro in tre anni obbliga tutti i partner del governo a individuare nuove forme di convivenza e nuovi percorsi che possano portare almeno fino al 2022 con un equilibrio interno diverso rispetto a quello creato nel 2019.
tvboy opera conte di maio zingaretti renzi
Una strada del genere ha un "bersaglio" che non è dichiarato esplicitamente ma lo è implicitamente: il Quirinale. Perché il settennato di Sergio Mattarella si chiude a gennaio del 2022.
Da fine luglio, quindi, i contatti tra il segretario Pd, il fondatore dell' M5S, il titolare della Farnesina e il leader di Italia Viva si sono intensificati. L' elemento su cui tutti i protagonisti non scommettevano è proprio Renzi.
La sua disponibilita' ha sorpreso molti. Il quadro politico, del resto, lo sta mettendo in un angolo. Lo stato di salute di Iv non è esattamente perfetto. L' ex premier sa che le prossime elezioni regionali in particolare quelle in Toscana - costituiscono uno stress test vitale.
Ogni accordo, allora, deve essere sottoscritto prima del 20 settembre.
Se gli iscritti del Movimento seguiranno le indicazioni date ieri da Di Maio, allora, si volterà pagina. Con alcune conseguenze immediate ed alcune a lunga scadenza. La prima riguarderà la regione Marche. Lì si potrebbe siglare un' intesa Pd-M5S sul candidato governatore democratico.
mattarella renzi zinga di maio
La seconda toccherà la legge elettorale. Con una accelerazione dell' esame a Montecitorio e un piccolo "ritocco" alla soglia di sbarramento (dal 5 al 4).
Le altre riguarderanno gli assetti di sistema. Di fatto nasce un nuovo centrosinistra, targato Pd-M5S. Che inevitabilmente sarà chiamato a tracciare un iter che porti all' elezione del nuovo capo dello Stato e a effettuare una "verifica" sul governo Conte. La prima mossa della partita a scacchi con Palazzo Chigi, dunque, adesso è stata fatta.
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