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IL PD E’ MORTO - DOPO L'ALLARME SONDAGGI AL NAZARENO IL TEMA DEL GIORNO È IL FLOP DELLE FESTE DELL'UNITÀ - GLI EVENTI LOCALI IN GIRO PER L'ITALIA (ANCHE IN PIAZZE IMPORTANTI COME MILANO) SONO ANDATI MALISSIMO: POCHE PERSONE AI DIBATTITI E STAND SEMIVUOTI  

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Marco Antonellis per Dagospia

 

E' crisi nera nel Pd. Dopo l'allarme sondaggi al Nazareno il tema del giorno è il flop delle Feste dell'Unità. Domani a Ravenna ci sarà la presentazione della festa nazionale dell'Unità 2018 ma intanto, quelle locali, che si stanno già tenendo in giro per l'Italia (anche in piazze importanti come Milano) non sono andate granchè bene (per usare un eufemismo) con poche persone ai dibattiti (erano più le sedie vuote che le persone sedute) e stand semivuoti.

 

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I tradizionali appuntamenti estivi del Pd stanno facendo flop un po' dappertutto. "Bisognerebbe dare un taglio netto con il passato, dare subito un segnale forte di cambiamento e invece siamo addirittura al gioco delle parti tra Matteo Renzi e Maurizio Martina" spiegano fonti Pd di alto rango. "In realtà, al di là delle dichiarazioni ufficiali, hanno tutti e due lo stesso interesse ovvero che il Congresso si tenga il più tardi possibile".

 

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Per questo ormai tutto il corpaccione del partito scommette che in realtà sia in atto un vero e proprio gioco delle parti tra l’attuale segretario Maurizio Martina e l’x segretario Matteo Renzi: Renzi vuole allontanare il Congresso perché ovviamente preferisce mantenere lo status quo che gli consente di tenere il controllo sul Partito democratico, Maurizio Martina vuole comprensibilmente lasciare l'incarico di segretario il più tardi possibile e non esclude più nemmeno una sua ricandidatura alla segreteria Pd (diversamente da quanto si lasciava intendere al momento della nomina a segretario).

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"Il gioco ad incastri tra i due, Renzi e Martina, sembra essere assolutamente perfetto con il renziano Matteo Orfini ancora Presidente del partito, così come è ancora in pista Francesco Bonifazi, tesoriere Pd". Insomma, Martina regna ma non governa perchè al dunque le nomine che contano, quelle poche nomine che ancora toccano al Partito democratico, sono state tutte appannaggio dei renziani: David Ermini consigliere del CSM, Lorenzo Guerini al Copasir. Per non parlare dei due capigruppo di Camera e Senato, Delrio e Marcucci. La battuta che circola è che "è arrivato Martina ma sono rimasti tutti i renziani" per cui non si capisce che cosa sia veramente cambiato rispetto alla precedente gestione del toscano.

 

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Così tra i big del partito, da Paolo Gentiloni a Dario Franceschini e Andrea Orlando cresce lo sconforto e c'è preoccupazione per i sondaggi che danno il Partito Democratico in caduta libera. Temono che la fase di transizione possa durare molto più a lungo del previsto e con essa la convocazione del Congresso che, secondo molti all'interno del Pd, potrebbe slittare oltre la scadenza delle prossime europee.