FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Paolo Foschi per www.corriere.it
C’è un nome nuovo nel totocandidati M5S-Pd per le regionali in Umbria del 27 ottobre: è Francesca Di Maolo, avvocato e presidente dell’ente ecclesiastico di assistenza Serafico di Assisi. Intorno a lei ruoterebbe un accordo in dirittura di arrivo fra le due anime del governo nazionale per sfidare insieme Donatella Tesei, la candidata con cui Salvini vuole conquistare la (ex?) rossa Umbria.
La notizia, dopo una giornata carica di tensione, è trapelata al termine del voto sulla piattaforma Rousseau che ha dato il via libera dei militanti pentastellati al patto «per sostenere un candidato presidente civico con il sostegno di altre forze politiche», cioè appunto con il Pd, ma senza esponenti politici in giunta. Ha vinto il Sì con il 60,9% dei voti (21.320 rispetto ai 13.716 No). Di Maolo sembra dunque mettere d’accordo tutti, anche il consenso del cosiddetto terzo polo locale, cioè il listone Umbria Civica e Verde Sociale.
Zingaretti fiducioso
«Sono fiducioso. Ci sono le condizioni con lo sforzo di tutti per arrivare a una forte candidatura, unitaria e competitiva per il bene di quella bellissima terra orgoglio di tutta l’Italia» ha confermato su Twitter il segretario pd Nicola Zingaretti. «Ora possiamo chiudere davvero» hanno commentato fonti grillini dopo che sono stati diffusi i risultati del voto online.
Giornata di tensioni
In mattinata la questione aveva creato non pochi attriti fra dem e pentastellati, facendo addirittura temere la rottura. A innescare le polemiche era stato Luigi Di Maio. «Il nome che abbiamo proposto come candidata presidente è l’attuale sindaco di Assisi, Stefania Proietti. E ci aspettiamo una risposta a breve» ha scritto il leader del Movimento in un lungo post sul Blog delle Stelle.
Immediata la replica del Pd, affidata a Walter Verini, commissario dei Dem in Umbria: «Sorprendono le parole di Di Maio, da giorni attendiamo una risposta seria su una candidatura civico-sociale da tempo in campo, a prescindere dal Pd: quella di Andrea Fora (esponente di Confcooperative, ndr). Il quale, davanti a eventuali intese su profili di alto spessore, avrebbe dato e darebbe piena disponibilità ad aiutare queste soluzioni. Noi lavoriamo per unire e non per dividere un campo largo che può essere vincente».
Il taglio dei parlamentari
La scelta del candidato governatore per alcune ore ha rischiato di arenarsi dunque su un infruttuoso muro contro muro. «Per quanto riguarda il programma — aveva comunque spiegato Di Maio a margine dell’evento Il cortile di Francesco ad Assisi — credo che ci siano degli obiettivi che ormai tutte le forze politiche dicono di voler realizzare. Ma se crei una giunta con il vecchio metodo, ad esempio come vuole fare il centrodestra mettendo insieme tutte le sue liste e poi impiegare mesi per fare giunta perché si devono mettere d’accordo, qualsiasi programma non si riesce ad approvare e a realizzare».
E a proposito della fiducia nel Pd, per il capo politico dei 5 Stelle, «il banco di prova sarà il taglio dei parlamentari. Va fatto nelle prime due settimane di ottobre. E poi la vera prova del nove per noi e per il governo sarà la legge di bilancio di dicembre. Il minimo sindacale è evitare l’aumento dell’Iva, dobbiamo dare ai lavoratori un salario minimi e abbassare le tasse. Altrimenti che ci stiamo a fare al governo?».
La forzatura
La forzatura di Di Maio su Stefania Proietti, spiegano fonti governative interne al Movimento, sarebbe servita in realtà a sbloccare lo stallo: il leader pentastellato avrebbe infatti puntato sulla sindaca di Assisi solo come candidatura di facciata per costringere il Pd a fare un passo indietro su Fora, considerato dai grillini «poco civico» e troppo vicino ai dem.
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