
DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI…
Marcello Sorgi per "La Stampa"
Primo Renzi, secondo, a un'incollatura, Grillo, terzo, ma distaccato, seppure a cavallo della sua quota di sopravvivenza Berlusconi. Ncd e Lega sopra la soglia di sbarramento del 4 per cento, tutti gli altri sotto: i dati finto-segreti dei sondaggi che la legge impedisce di pubblicare circolano liberamente nei corridoi degli studi televisivi in cui i leader politici si alternano a ritmo di inseguimento e con toni da urlatori.
Malgrado ciò, il record di ascolti - oltre quattro milioni - toccato dal leader del Movimento 5 stelle nello studio di «Porta a porta» con Vespa ha reso assai più incerte tutte le previsioni fatte dai sondaggisti. Se il distacco tra i due maggiori duellanti è limitato, come dicono tutti, e se l'apparizione di Grillo nel più tradizionale salotto televisivo di Rai1 è stata in grado di mobilitare un pubblico così vasto, sulla carta la possibilità del sorpasso, remota fino a qualche giorno fa, si fa più concreta.
Molto resta legato all'affluenza, cioè al rientro dall'astensione di una larga parte dell'elettorato, al quale il leader di M5S ha cercato di rivolgersi con un messaggio rassicurante: votate per chi vi pare, ma se non siete convinti statevene pure a casa, tanto noi grillini non pensiamo certo di fare la rivoluzione.
Renzi ha messo in agenda un tour de force nelle piazze, oltre che davanti alle telecamere, che punta a mobilitare, dove ancora ci sono, e magari sono rimaste fredde, finora, in attesa di fare i conti dopo i risultati con il nuovo leader, le strutture del Pd. Soprattutto al Sud, le divisioni sono fortissime, la competizione tra candidati delle varie anime del partito è fuori controllo e il rischio di dispersione di voti per il centrosinistra concreto. Anche per questo Renzi ieri ha avvertito che in ogni caso la sorte del governo non sarà in discussione.
Berlusconi cerca di inserirsi nel corpo a corpo tra i suoi due avversari, alza il tono contro Grillo chiamandolo «assassino», mena duro anche contro il presidente del consiglio sconfessando ogni accordo con lui, ma sotto sotto sa che sarà difficile risalire la china di una campagna che per la prima volta in vent'anni non lo ha visto protagonista.
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