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Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"
Ci sono momenti, per chi segue @Berlusconi2013 su Twitter, in cui si viene letteralmente travolti. Uno, due, tre, quattro messaggi di fila a diffusione del verbo. L'ultimo, ieri sera, postato una decina di volte, era l'ennesimo rilancio di un opuscoletto sulla "vera storia dell'Imu". Non c'è da preoccuparsi, non è Berlusconi con lo smartphone in mano. Il leader pdl ha detto a Tgcom24: «Non so se userò Twitter, lì noto molte cattiverie inutili».
Secondo gli appassionati digitali l'uomo della tv delle illusioni ha paura del "fact-checking": di quel meccanismo per cui, se dici una bugia in rete, subito arrivano una valanga di documenti a svelarlo. «Abbiamo solo fatto scelte diverse - spiega invece l'onorevole Antonio Palmieri, che segue le strategie Internet del partito -Monti usa Twitter come fosse la sua agenzia stampa. Noi abbiamo eletto a nostro quartier generale il sito ForzaSilvio.it, che ha 246mila iscritti».
Su Internet, quindi, il Pdl sta puntando più che mai. Michael Slaby, guru digitale di Obama, nega di essere stato contattato da Berlusconi: «Non ho mai incontrato il Pdl», ci dice dagli Usa. «Abbiamo solo scambiato due chiacchiere a una cena dopo la sua conferenza alla Camera - spiega Palmieri - noi facciamo da soli».
Da soli, però, si fanno anche degli errori. @Berlusconi2013 è affidato ad alcuni "volontari digitali". In tutto, a lavorare per il Pdl sono 2mila. «Abbiamo arruolato.... ehm, si sono palesate tantissime persone che hanno messo a disposizione della campagna i loro profili, i loro blog. Li usiamo per diffondere i materiali, per rimotivare le persone».
E quindi, c'è un esercito digitale fedele al verbo berlusconiano che diffonde hashtag come #tipisinistri oppure #nomontinocry. Non senza gaffes: sette giorni fa, per quello che in rete è stato ribattezzato il miracolo di Capodanno, i follower di @Berlusconi 2013 sono aumentati di 70mila unità . Tra questi, innumerevoli arabi e sudamericani. Su Twitter Audit, sito che controlla l'affidabilità di un profilo, l'account ha un pessimo 33 per
cento. Significa che la maggior parte dei follower sono finti.
«Ci hanno fatto uno scherzo - spiega Palmieri - ci sono siti dove pagando pochissimo, e senza conoscere la password, puoi comprare follower per un account senza che chi lo gestisce ne sappia niente ». Altra gaffe, la frase che da @Berlusconi2013 qualcuno ha scritto domenica sera: «Raitre fa cagare. La Gabbanelli sembra la Bindi. Servi della sinistra e delle banche». Il Pdl parla di fotomontaggio. La rete, con l'odiato factchecking, dimostra che era un messaggio vero. Che qualche volontario digitale si era fatto prendere la mano. Su una cosa, quindi, Berlusconi ha ragione: per chi non lo conosce bene, Twitter può essere un inferno.
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