TUTTI A PECORELLA! - L’EX AVVOCATO DEL BANANA STRIGLIA GHEDINI (ORMAI “BRUCIATO” DA COPPI): “SBAGLIATA LA STRATEGIA DIFENSIVA

Dino Martirano per "Il Corriere della Sera"

«La storia della nipote di Mubarak? Sembrava una battuta alla Totò, un pasticcio all'italiana, facilmente verificabile, tra l'altro, nella sua grossolanità. Ecco, io dico che quando perdi un processo devi sempre chiederti dove hai sbagliato.

E poi quegli attacchi ai pm, ai giudici e perfino alla Cassazione che alla fine ti prende a mazzate sulla richiesta di legittima suspicione: "I magistrati sono come i maiali, se ne attacchi uno tutti si ribellano", diceva Calamandrei e aveva ragione. Va detto, però, che il Tribunale di Milano è andato sopra le righe condannando Silvio Berlusconi a una pena che non avrebbe mai applicato per un imputato comune».

L'avvocato Gaetano Pecorella - difensore storico del Cavaliere fino a cinque anni fa, parlamentare di Forza Italia e poi del Pdl per diciassette anni - non risparmia critiche alla strategia difensiva predisposta dai colleghi Niccolò Ghedini e Piero Longo che ha portato al Cavaliere l'ennesima condanna.

Iniziamo da chi suggerisce a Berlusconi come difendersi dalle «aggressioni della magistratura».
«Un grande vulnus, di cui anch'io mi dichiaro corresponsabile, consiste nel non saper distinguere il destino del Paese dai problemi personali e giudiziari di Berlusconi. Anch'io quando ero presidente della commissione Giustizia, qualche volta, ho contribuito a tenere più in conto le esigenze del presidente piuttosto che la necessità che quel testo fosse condivisibile da tutti. E ora chi grida facciamo cadere il governo e andiamo al voto non fa un buon servizio all'Italia».

Chi ha gridato di più nel Pdl ha aiutato l'imputato Berlusconi?
«Se Berlusconi viene posto permanentemente al centro del conflitto sociale e c'è una magistratura che tende, e questo può essere anche meritevole, a risolvere il conflitto sociale a favore dei deboli, poi lo stesso Berlusconi sarà sempre il bersaglio preferito».

Che cosa non ha funzionato nella difesa, al processo Ruby?
«Io non intendo fare critiche ai colleghi, rispettabilissimi, ma se devo guardare ai risultati... Se i risultati sono negativi, la strategia difensiva, forse, sarebbe potuta essere diversa. Perché questo era un processo che andava tenuto completamente sotto tono, anche da un punto di vista mediatico. Bisognava tenersi lontanissimi da testimoni che potevano far nascere sospetti di possibili condizionamenti».

Ruby alla fine è stata chiamata in aula dalla difesa.
«Ecco Ruby, mai andarla a sentire. Io sarei andato dal pm e gli avrei detto: "Guardi, è un fatto, abbiamo organizzato qualche festa, potrà essere stato sgradevole, ho sbagliato, lo ammetto..."».

Gli italiani che idea si sono fatti delle serate di Arcore?
«Il ragionamento che hanno fatto gli italiani è uno solo: "Mentre c'è la crisi lì si fanno grandi feste". Poi la cosa è diventata un romanzetto rosa anche se la Procura di Milano è stata molto abile a insistere sui soldi spesi dal ricco imprenditore per divertirsi».

Oltre alla concussione per costrizione c'è la prostituzione minorile.
«Il reato di rapporto con una minorenne, intanto, andrebbe graduato: un conto è se vai con una quindicenne, un altro se vai con una ragazza che ha quasi 18 anni e che comunque lo fa di mestiere. Poi, la concussione per costrizione non ce la vedo proprio. Ma tutto questo è il prodotto del mettere insieme morale e diritto».

La condanna reggerà in appello?
«Con questa decisione abnorme devo dire che la sentenza difficilmente può reggere al giudizio d'appello».

Per Berlusconi è arrivata l'ora di ritirarsi dalla vita pubblica?
«Lo dico anche con affetto. Per tutti gli uomini politici arriva sempre il momento di uscire di scena. Chi non coglie l'attimo rischia di fare la fine di Napoleone o di Mussolini».

 

 

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