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1 - SPIONAGGIO: PEGASUS, APERTA INCHIESTA IN FRANCIA
(ANSA) - PARIGI, 20 LUG - Un'inchiesta è stata aperta in Francia nel quadro del caso Pegasus sullo spionaggio dei giornalisti: è quanto riferisce la procura di Parigi. (ANSA).
2 - «OLTRE 300 SORVEGLIATI DA ORBÁN» VON DER LEYEN: SE VERO INACCETTABILE
Francesca Basso per il "Corriere della Sera"
COVER DEL GUARDIAN SUI GOVERNI CHE SPIANO I CITTADINI CON PEGASUS
Reazioni indignate ovunque. Il caso Pegasus, l'inchiesta giornalistica condotta da 16 giornali legati alle ong Forbidden Stories e Amnesty International, che ha preso il nome dal software israeliano della società NSO usato in modo illegale da diversi governi in tutto il mondo, tra cui l'Ungheria nella Ue, per spiare migliaia di giornalisti, attivisti per i diritti umani, politici, autorità religiose, ha scatenato reazioni di condanna.
Per la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, «deve essere verificato, ma se è così è completamente inaccettabile. Sarebbe contro qualsiasi regola: la libertà della stampa è uno dei valori fondamentali dell'Ue. Sarebbe assolutamente inaccettabile se fosse così».
La «democrazia illiberale» di Viktor Orbán è tra gli 11 Paesi coinvolti: Arabia Saudita, Azerbaigian, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, India, Kazakistan, Marocco, Messico, Ruanda e Togo.
Oltre ai giornalisti Szabolcs Panyi e András Szabó della testata Direkt36 , anch' essa parte del team investigativo, che sono stati effettivamente spiati, sono finiti nella lista János Bánáti, presidente dell'Ordine degli avvocati ungheresi insieme ad altri dieci avvocati e György Gémesi, sindaco dell'opposizione della cittadina di Gödöll, Zoltán Varga, proprietario del Central Media Group e l'economista Attila Chikán, ex ministro del primo governo di Viktor Orbán e ora voce critica nei confronti del leader magiaro.
Il figlio e uno dei confidenti più stretti dell'ex oligarca Lajos Simicska. Il Washington Post , che ha partecipato all'inchiesta, riferisce che oltre 300 numeri di telefono ungheresi, collegati a giornalisti, avvocati, uomini d'affari e attivisti, sono apparsi nell'elenco che includeva i numeri selezionati per la sorveglianza dai clienti della NSO, ma non è chiaro quali siano stati effettivamente spiati.
viktor orban ursula von der leyen 1
I deputati dell'opposizione ungherese hanno chiesto un'inchiesta parlamentare. Il governo nega ogni coinvolgimento. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha detto che «il governo non è a conoscenza di questo tipo di raccolta dati», aggiungendo che «non è stata instaurata alcuna collaborazione con i servizi di intelligence israeliani». Se il coinvolgimento di Budapest fosse confermato sarebbe un altro episodio gravissimo di mancato rispetto dello Stato di diritto.
Ma un portavoce della Commissione ha spiegato che il compito di controllare non è di Bruxelles: «Le autorità nazionali - ha detto - hanno il dovere di vigilare sui diritti alla privacy e sulla libertà dei media».
Oggi la Commissione presenta il rapporto annuale sullo Stato di diritto nell'Ue e Ungheria e Polonia saranno tra gli osservati speciali. Sono emersi nuovi dettagli anche su Messico, Ruanda e India.
Il Guardian ha riferito che nell'elenco degli spiati sono presenti 50 persone vicine al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, tra cui la moglie e i figli, e Carine Kanimba, figlia di Paul Rusesabagina, l'attivista ruandese imprigionato che ha ispirato il film «Hotel Rwanda». Nella lista anche Rahul Gandhi, il principale rivale politico del primo ministro indiano Narendra Modi. I Paesi coinvolti si chiamano fuori. Il Marocco ha definito «false» le informazioni emerse dall'inchiesta. Anche l'India ha negato qualsiasi coinvolgimento.
3 - «IO SPIATA QUASI PER CASO DALLE FOTO CON I FIGLI FINO AL CONTO IN BANCA HANNO PRESO DI TUTTO»
Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
«Sono stata avvisata qualche settimana fa da Forbidden Stories che due giornalisti di Mediapart , io e il direttore Edwy Plenel, eravamo stati bersaglio dei servizi del Marocco attraverso Pegasus. Abbiamo accettato di dare i nostri telefonini al Security Lab di Amnesty International a Berlino perché facessero un'analisi tecnica.
È venuto fuori che Plenel è stato messo sotto controllo per due mesi nel 2019, e io per quindici mesi, da fine febbraio 2019 a fine maggio 2020. Hanno spiato non solo le telefonate, ma tutto il contenuto del telefonino. Contatti, foto, email, messaggi WhatsApp, tutto». Lénaïg Bredoux, quarantenne gender editor del giornale online Mediapart , è tra le oltre 50 mila persone vittime del software Pegasus nel mondo.
Perché lei è stata spiata?
«Questo è un aspetto interessante, non banale. Ci sono due livelli: lo spionaggio per motivi evidenti, di uno Stato ai danni di suoi oppositori. Per esempio quello dell'Arabia Saudita ai danni dei famigliari del giornalista Jamal Khashoggi. E poi il secondo livello, più vasto e forse più preoccupante per tutti, in cui i motivi sono più opachi.
Nel mio caso, sono una cittadina francese spiata dal governo del Marocco, circostanza gravissima da un punto di vista diplomatico. I motivi possono essere diversi: forse perché nel 2015 ho scritto una serie di articoli su Abdellatif Hammouchi, l'uomo forte dell'intelligence marocchina. O forse perché nel febbraio 2019 ho seguito un processo per violenze sessuali, tema molto seguito dal regime di Rabat perché lo usa talvolta per incastrare gli oppositori».
Sa chi ha ordinato l'intrusione?
«No, e questo è uno degli aspetti stressanti del ritrovarsi spiati. Non sai che cosa faranno delle informazioni, non sai che cosa hanno in mano esattamente, non sai chi ha ordinato di metterti sotto sorveglianza e non sai per quale ragione precisa. Su larga scala, diventa una forma di arbitrio e di intimidazione».
Pensa che questo aspetto possa mobilitare l'opinione pubblica? Del software Pegasus si sapeva. Il salto di qualità, stavolta, sembra essere l'enorme quantità di persone coinvolte.
«Non sono complottista ma credo che una vicenda come questa debba spingere tutti a porsi questioni sulla riservatezza dei dati. La quantità di informazioni rubate è enorme: uno Stato malintenzionato può utilizzare quando vuole, per motivi che non possiamo sospettare, le foto dei bambini o i dati del conto bancario».
È possibile che siate i mezzi per arrivare ad altri?
«Certo. È possibile che siamo i cavalli di Troia per nuocere magari a colleghi giornalisti marocchini. Ma più in generale, come dice Laurent Richard, fondatore di Forbidden Stories, questo scandalo permette di vedere il volto ordinario di tanti spiati: persone finite dentro le liste magari perché un giorno hanno incontrato qualcuno.
Accanto a oppositori, giornalisti, militanti per i diritti dell'uomo, ci sono persone comuni che magari non hanno scelto di correre i rischi legati al condurre un'inchiesta. Nessuno è al riparo».
viktor orban ursula von der leyen
Che cosa farà adesso?
«Con il direttore Plenel abbiamo presentato denuncia davanti al procuratore della Repubblica di Parigi».
Segni di solidarietà dalle autorità francesi?
«Niente, per ora, che io sappia. Il Marocco, Paese alleato, che spia cittadini francesi in Francia. L'imbarazzo è enorme».
lenaig bredoux andra??s szabo?? IL SOFTWARE PEGASUS IL SOFTWARE PEGASUS edwy plenel
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