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Paolo Rodari per “la Repubblica”
Mentre nella terza notte di deposizione in videoconferenza da Roma, davanti alla Commissione d’inchiesta australiana, il cardinale George Pell, già arcivescovo di Melbourne e poi di Sydney, e ora “ministro” dell’economia del Vaticano, ha sostenuto di essere stato tenuto all’oscuro e ingannato «da un mondo di pedofilia e di occultamento che non voleva disturbi allo status quo», dagli Stati Uniti è stato l’arcivescovo di Boston, il cardinale Sean O’Malley, a usare parole chiare in merito alla pedofilia del clero.
Il porporato, infatti, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori e anche membro della commissione di cardinali che aiuta il Papa nella riforma della Chiesa, ha spiegato in una nota scritta che Spotlight, il film di Tom McCarthy vincitore dell’Oscar 2016 come migliore film e migliore sceneggiatura originale, è «importante per tutti coloro che sono stati colpiti dalla tragedia degli abusi sessuali perpetrati dal clero».
E ancora: «Raccontando in modo dettagliato la storia di questa crisi i mass media hanno portato la Chiesa a riconoscere i crimini e i peccati commessi dai suoi membri e ad affrontare le sue debolezze, il danno arrecato alle vittime ed alle loro famiglie, le esigenze dei sopravvissuti. In una democrazia come la nostra il giornalismo è essenziale al nostro modo di vivere perché il ruolo dei media nel portare alla luce i casi di abusi ha aperto una porta che la Chiesa ha attraversato per rispondere ai bisogni dei sopravvissuti».
Quella stessa porta era chiusa ai tempi degli abusi subìti dai minori in Australia. Pell ha affermato che la Chiesa ha sbagliato ma, insieme, di non aver saputo nulla di quanto stesse accadendo. Una versione, questa, che pur pronunciata dopo aver giurato di dire la verità sulla Bibbia non ha convinto le vittime che hanno chiesto in merito un incontro con il Papa.
Il portavoce del gruppo, Philip Nagle, a Roma per la deposizione del porporato, ha detto che la richiesta di un incontro è «per discutere l’impegno verso i bambini del passato e i bambini del futuro, in modo che questi crimini non si ripetano. Siamo stanchi di ascoltare quello che Pell dice in testimonianza senza mostrare alcuna empatia per le vittime. Abbiamo solo due giorni ancora a Roma e vogliamo essere ascoltati ».
Risponderà affermativamente il Papa? Difficile rispondere. Probabilmente, se non direttamente lui, qualcuno a suo nome potrebbe ricevere il gruppo. In ogni caso, anche Pell si è detto disponibile.
Quanto all’inganno subìto, Pell ha fatto esplicitamente il nome del suo predecessore a Melbourne, l’arcivescovo Frank Little, ora defunto. «Non agì come avrebbe dovuto e non fornì le adeguate informazioni», ha detto. «Consentiva alle persone di rimanere al loro posto o le trasferiva » ha aggiunto.
Nel corso dell’interrogatorio, sono stati ricostruiti anche gli eventi riguardanti padre Peter Searson, accusato di aver abusato sessualmente di minori dagli anni ’70 agli anni ’90, e anche di aver puntato una pistola verso i parrocchiani e di aver accoltellato un uccello con un cacciavite davanti ai bambini.
Pell ha detto di non ricordare una riunione in cui fu presentata una lista di lamentele di bambini che accusavano il sacerdote di abusi sessuali e di violente punizioni corporali. Searson, morto nel 2009, è stato descritto dal cardinale come «uno dei preti più spiacevoli che abbia mai incontrato ».
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