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Marco Gasperetti per il Corriere della Sera
Sostengono i nuovi ribelli pentastellati, se così si possono definire, che più che un dono «all' amica Virginia Raggi», la partenza dell' assessore al Bilancio del comune di Livorno, Gianni Lemmetti, è stato «uno scippo». E soprattutto un insulto al popolo livornese. «La campagna acquisti vale per i calciatori non per gli assessori che sono pagati con le tasse dei cittadini», sentenzia il consigliere comunale del M5S livornese Alessio Batini, già capogruppo e adesso dissidente dichiarato, non contro la giunta di Filippo Nogarin, ma nei confronti dei vertici nazionali, Beppe Grillo e Davide Casaleggio in testa.
E non c' è solo Batini nella fronda livornese. La pensano più o meno come lui altri due consiglieri e grillini della prima ora, Valter Sarais ed Edoardo Marchetti, ma pare che altri compagni di movimento che siedono sui banchi del consiglio comunale siano pronti a sfiduciare i vertici nazionali. Nella notte c' è stata una riunione del gruppo politico, un' altra forse quella decisiva, ci sarà la prossima settimana.
Si è discusso anche dell' ipotesi di creare un nuovo gruppo consiliare, che continuerebbe ad appoggiare la giunta Nogarin ma taglierebbe ogni ponte con il M5S nazionale. «Se qualcuno proporrà la nascita di un nuovo gruppo che uscirà dal M5S ma non in opposizione alla maggioranza - annuncia Batini - io sarò il primo ad entrarci». E non sarebbe la prima scissione a Livorno tra i pentastellati.
Nel dicembre del 2015 tre consiglieri, Giuseppe Grillotti, Alessandro Mazzacca e Sandra Pecoretti, furono espulsi perché contrari all' ipotesi del concordato per la municipalizzata della nettezza urbana e formarono un nuovo gruppo. E l' armata dei 20 alfieri grillini, che sembrava politicamente invincibile, passò da 20 a 17 unità con un solo uomo in più per non essere battuta dall' opposizione.
Adesso, in caso di scissione, i grillini labronici non avrebbero più la maggioranza assoluta e basterebbe un solo voto contrario dei ribelli per fare cadere la giunta. Una situazione che ovviamente preoccupa il sindaco Nogarin. Che, anche se non dice una parola, si vocifera sia anch' esso contrariato dalle scelte romane che hanno trattato Livorno non da città amica strappata all'«odiato Pd», ma da colonia da usare come fiore all' occhiello nel bisogno.
Già, perché la partenza di Lemmetti è stata l' ultimo pugno che i pentastellati livornesi hanno dovuto subire dai vertici nazionali. Che avrebbero «tradito gli ideali fondatori infischiandosene delle problematiche e dell' autonomia locale nel rispetto dei principi del movimento». Due dei consiglieri a rischio scissione, Batini e Sarais, già da tempo vivono in un limbo.
Sono stati sospesi dal movimento nazionale per un errore formale (come consiglieri non avrebbero dovuto chiedere la rateizzazione di alcuni debiti pregressi con l' amministrazione comunale) e la loro posizione è ancora incerta. E adesso qualche maligno pensa che questa non decisione sia stata una scelta di convenienza politica: senza di loro la giunta sarebbe caduta perché in palese minoranza.
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