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Lorenzo Salvia per il "Corriere della Sera"
I tentativi sono stati numerosi: l’ultimo tre mesi fa con la riforma della Pubblica amministrazione, il primo più di 20 anni fa, quando al ministero dell’Interno c’era Nicola Mancino. Il riordino delle forze di polizia è un grande classico della politica italiana. Ma stavolta il governo ha una carta in più da giocare. Ed è una carta decisiva, quella dei soldi.
Domani Matteo Renzi incontrerà i sindacati e affronterà anche la questione del blocco degli stipendi per militari e poliziotti.
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Sul tavolo metterà la soluzione trovata negli ultimi giorni: 900 milioni di euro per ripristinare gli aumenti in caso di promozione, bloccati dal 2010. Caso chiuso. In cambio, però, chiederà il via libera a quello che potrebbe essere il primo passo nel nuovo riordino delle forze dell’ordine. E cioè la fine del Corpo forestale, che dovrebbe confluire nella polizia. Una scelta che Renzi vorrebbe far salire sul primo treno utile, il disegno di legge di Stabilità.
Se ne era già parlato a giugno, quando nelle bozze della riforma della Pubblica amministrazione era spuntato non solo lo scioglimento del Corpo forestale, allora si era pensato di portarlo dentro la Guardia di finanza, ma anche la fusione delle guardie penitenziarie con la polizia. Alla fine non se n’era fatto nulla ma in quel ddl, adesso all’esame del Senato, si dice che il governo provvederà entro un anno a mettere ordine per evitare sprechi e duplicazioni. Come?
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Il comparto sicurezza pesa in tutto 20 miliardi di euro. Il rapporto del commissario alla spending review Carlo Cottarelli indicava un risparmio possibile di 2,5 miliardi di euro in due anni. Per questo c’è chi pensa che la vera soluzione dovrebbe essere estrema: da una parte la polizia, che ingloberebbe forestale e penitenziaria, dall’altra i carabinieri, che dovrebbero incorporare la Guardia di finanza.
Ma la materia è delicata, i numeri non sono tutto: soprattutto la fusione carabinieri-finanza è molto improbabile. E allora meglio procedere per gradi, partendo dall’anello «debole» della catena. I forestali sono il corpo meno numeroso, il suo comandante è al vertice da dieci anni e senza grandi sponde politiche perché nominato da Gianni Alemanno. Domani, sul tavolo, ci saranno i soldi di tutti contro l’orgoglio di pochi.
Nessuno dovrebbe protestare ma le sorprese sono sempre possibili. Un anno fa proprio nella forestale dovevano confluire i 2.700 poliziotti provinciali, rimasti orfani dopo la «quasi» cancellazione delle Province. Non si è mossa una foglia, naturalmente. In attesa del riordino, la polizia provinciale esiste ancora.
@lorenzosalvia
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