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Francesco Maesano per “la Stampa”
beppe grillo casaleggio marcia perugia assisi
Se il M5S si fosse attenuto alla tradizione, molto probabilmente Carlo Freccero non sarebbe mai diventato consigliere Rai. Per tradizione s’intende l’invio dei curricula e la votazioni online: una procedura lunga e complessa, come nello stile della casa. E intanto i treni passano e anche questo rischiava di lasciare a piedi il Movimento. A Freccero sarebbe andata male, ma ancora peggio ai Cinquestelle.
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Invece, piazzando il suo nome in anticipo, hanno creato quel tanto di caos nella maggioranza che ha portato a eleggere un Cda nel quale la loro scelta riluce su tutte. «Non ci sono stati i tempi necessari per avviare un iter serio – spiegava martedì mattina il blog di Grillo – è una strada che avremmo di gran lunga preferito ma sarebbe stato poco responsabile da parte nostra pretendere di definire una procedura di questo genere in un fine settimana a cavallo tra luglio e agosto». In tre parole: pragmatismo, pragmatismo e pragmatismo. È il nuovo mantra del M5S.
Roberto - Fico -foto-Corrieredelmezzogiorno-380x252
Negli ultimi dodici mesi i Cinquestelle hanno cambiato pelle. La sconfitta alle Europee dello scorso anno ha imposto un ragionamento sul ruolo di Grillo e oggi il diarca del genovese ricopre un ruolo più defilato, quasi da “riserva del Movimento”, in attesa del clangore di una nuova campagna elettorale nazionale. Nel frattempo i cinque deputati che ha scelto per guidare la sua creatura politica hanno giocato su molti tavoli e nessuno di questi è stato trasmesso in diretta streaming. «D’ora in poi i tavoli solo all’Ikea», annunciò Di Maio prima di tuffarsi nella partita del Quirinale.
Quella è stata la prima vera giocata politica del M5S. Finita male, come quelle prestazioni da squadra generosa, che corre molto a vuoto ma è fuori partita già dal primo minuto. Tanta corsa a vuoto e nessuna incisività nell’azione. Una gara senza gloria che però ha avuto l’effetto tutto interno di spezzare il tabù della trattativa, aprendo ai nuovi vertici parlamentari, che per la verità si riassumono nelle figure di Di Maio e Fico, ampi spazi di agibilità politica.
Così sono arrivate la legge sugli ecoreati, approvata con il Pd, o le aperture sul reddito di cittadinanza. Lo stesso pragmatismo esercitato in occasione della discussione in Senato della riforma della governance Rai. Il mese scorso Roberto Fico si è incontrato, a porte chiuse, con il sottosegretario Giacomelli e con Claudio Gubitosi, allora Dg.
di battista e di maio in scooter
Da quella riunione è uscito un accordo sulla riforma che ha tolto di mezzo la minaccia dell’ostruzionismo e ha premesso l’approvazione degli emendamenti Scibona, che applica al personale Rai il tetto sulle retribuzioni pubbliche, e Cioffi, sulla trasparenza degli incarichi. Pragmatismo Cinquestelle.
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