
DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA…
Alberto Mattioli per "la Stampa"
In questi ultimi giorni di campagna elettorale per le presidenziali di domenica, su Parigi piove e su Sarkozy grandina. Solo cattive notizie. I sondaggi, per cominciare. Il più catastrofico è stato pubblicato ieri: al primo turno, François Hollande sarebbe al 29% e Nicolas Sarkozy al 24%, poi al secondo finirebbe 58% a 42%, dati catastrofici che non significherebbero solo la sconfitta ma anche l'umiliazione.
Dietro le quinte, ma davanti al becco del solito «Canard enchaîné», i cacicchi della destra si dicono pessimisti. Il governo sembra il Titanic. Per il premier François Fillon, «le carote sono cotte. Dappertutto in Europa chi governava ha perso. Non l'eviteremo. La sterzata a destra è stata un grave errore». Il ministro degli Esteri, Alain Juppé, «non ci crede più», per quello dell'Agricoltura, Bruno Le Maire, «la situazione è molto difficile», per quello dell'Economia, François Baroin, «siamo fottuti».
Intanto i loro ex colleghi di sinistra arruolati nella breve stagione dell'«apertura», come la femminista Fadela Amara, si schierano per Hollande. E scoppia l'ennesimo ma forse solo presunto scandalo sul «presidente dei ricchi»: la colazione di cinquanta super-finanziatori della campagna di Sarkò, prima del suo comizio alla Concorde, nel salone Maria-Antonietta dell'hôtel Crillon lì di fronte. I sarkozysti smentiscono.
Lui, al solito, nella crisi diventa subito superSarkò. Attacca il medioman socialista. Va in tivù a dire che i sondaggi non contano e comunque sono pilotati dalle élite sinistrorse dei media parigini. Organizza per oggi a Parigi un vertice di ministri degli Esteri sulla Siria, giusto per farsi fotografare con Hillary Clinton. E Carlà fa un'incursione sul conto Twitter del marito per cinguettare il suo «merci» ai sostenitori.
Il problema, però, è tutto politico. Secondo i sondaggi, un elettore su tre sceglierà le ali estreme: il 17% l'ultradestra di Marine Le Pen, il 15% l'ultrasinistra di Jean-Luc Mélenchon. Ma se Mélenchon ha già detto che inviterà i suoi elettori a votare Hollande al secondo turno, Le Pen non farà lo stesso per Sarkò, che i voti li dovrà quindi cercare al centro, fra il 10% di cui è accreditato François Bayrou.
Però non sarà facile, dopo una campagna tutta avanti a destra, benché si sussurri che, prima del ballottaggio, Sarkozy potrebbe offrire a Bayrou la poltrona di primo ministro. Ma i margini di manovra sono sempre più stretti. «Time» si è messo avanti con il lavoro: nella lista 2012 delle 100 personalità più influenti del mondo, Nicolas Sarkozy non compare.
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