LA LEGA NON BASTA - PER SFONDARE AL SUD ITALIA A SALVINI SERVE UN PARTITO ALLEATO, GUIDATO DA UN CAPOPOPOLO MERIDIONALE - E’ LO STESSO PIANO USATO DA BERLUSCONI NEL ’94: ALLEANZA CON BOSSI AL NORD E FINI AL SUD

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Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

SALVINI CON LA MAGLIETTA E IL LOGO NOI CON SALVINI 5SALVINI CON LA MAGLIETTA E IL LOGO NOI CON SALVINI 5

È stato l’unico a guadagnare voti alle Regionali, si è posizionato sopra Forza Italia, amministra il Lombardo-Veneto che è la realtà produttiva più importante del Paese. Ma al Sud ha fallito come un tempo fallì Bossi. Il segretario della Lega l’ha riconosciuto durante una riunione con lo stato maggiore del suo partito: «Il dato della lista “Noi con Salvini” è minimale. La colpa del risultato non è però da attribuirsi alla vecchia idea della secessione, ma ai vecchi arnesi che tentano di riciclarsi».

 

L’analisi differisce da quella del Senatùr, secondo cui nel Mezzogiorno «continuano a illudersi che tutto andrà avanti come al solito». Al fondo resta comunque un fatto inequivocabile: il Carroccio non ha sfondato la linea del Tevere.

 

LA CASA DELLE LIBERTA FINI CASINI FITTO BUTTIGLIONE BOSSI BERLUSCONI LA CASA DELLE LIBERTA FINI CASINI FITTO BUTTIGLIONE BOSSI BERLUSCONI

Per oltrepassare quella linea Salvini sta studiando un piano a medio termine, che ricalca il progetto di Berlusconi del ‘94. Allora, per vincere le elezioni, il leader di Forza Italia diede vita a due coalizioni — il Polo della libertà e il Polo del buongoverno — con l’obiettivo di tenere insieme ma separatamente la Lega al Nord e An al Sud. Il paradosso politico si rivelò vincente, e il capo del Carroccio vuole capire se quella formula riveduta e corretta funziona ancora. Non a caso ieri — intervistato da Repubblica — Salvini ha citato il professor Miglio, l’ideologo della Lega che parlava delle «Italie diverse».

 

BOSSI BERLUSCONI FINI NEL DUEMILASEI BOSSI BERLUSCONI FINI NEL DUEMILASEI

Se ventuno anni fa il modello berlusconiano servì a unire due partiti, oggi — nello schema salviniano — per tenere unite «le due Italie» servirebbe una «personalità» che si metta alla testa di una lista per il Sud e si mostri capace di rappresentarlo con una funzione complementare non antagonista rispetto alla Lega nordista. Insomma, non dovrà presentarsi come un avversario del capo del Carroccio, ma nemmeno essere un suo clone: non dovrà cioè tradurre i suoi messaggi in siciliano o calabrese, dovrà invece parlare siciliano e calabrese per lanciare messaggi identitari che esaltino la diversità meridionale e facciano breccia in quel territorio.

Gianfranco MiglioGianfranco Miglio

 

L’identikit sembrerebbe proporre un profilo a metà strada tra un Masaniello e un Achille Lauro, rivoluzionario quanto basta per conquistare i bassi e le periferie del Sud, ma con un curriculum che garantisca una certa conoscenza della cosa pubblica e di come si gestisce.

 

alfio marchinialfio marchini

Il piano — che ha un forte imprinting da movimento di opposizione per la conquista del governo — sarebbe agevolato dal fatto che tutto il Mezzogiorno è adesso amministrato dal Pd. Per dare un segno di novità, Salvini medita di tenere il suo progetto distinto e distante dai partiti tradizionali di centrodestra, perciò sottolinea che «quando si voterà per le Politiche gli schieramenti non saranno semplici somme» di sigle.

 

E c’è un motivo se continua a ripetere che «non andrei con Forza Italia se le elezioni fossero oggi». Questo refrain potrà irritare i maggiorenti azzurri, Romani infatti gli ha ricordato che «senza di noi la Lega non vincerebbe», e pure Bossi glielo ripete a ogni occasione.

 

Ma il segretario del Carroccio ha un’idea diversa sul meccanismo di alleanze: in prospettiva immagina una sorta di circolazione extracorporea rispetto ai partiti attuali, anche perché ritiene che «un conto è Forza Italia che non ha più consensi, altra cosa è Berlusconi che ha i suoi voti». Dunque il leader azzurro potrebbe venirgli utile al momento opportuno «come icona», come una sorta di testimonial.

salvini a romasalvini a roma

 

La prova che intenda tenere la misura rispetto alle formazioni dell’ormai ex centrodestra, l’ha data ieri, ragionando sulla crisi di Roma. Salvini è pronto a giocare la sfida del Campidoglio, quando sarà il momento. Ma a sorpresa, parlando dell’argomento, ha scartato varie opzioni di candidati a sindaco e ha fatto invece il nome di Alfio Marchini. Si vedrà se farà davvero questa scelta e quali effetti avrà sulle relazioni che fin qui ha tessuto con un pezzo della destra romana, non solo quella estrema. Più chiaro è il disegno sulla lista per il Sud, il lavoro sulla «personalità» che la dovrà guidare.

SALVINI CONTESTAZIONE A ROMASALVINI CONTESTAZIONE A ROMA

 

Il piano non si presenta semplice. Peraltro se — come lui stesso ammette — «la Lega d’Italia non esiste», Salvini sancisce formalmente la fine del progetto nazionale lepenista che aveva coltivato. Il Tevere si è rivelato troppo largo per riuscire a costruirci sopra un ponte: ha conquistato il 15%, gli analisti gli accreditano la potenzialità di salire ancora di due punti con il Carroccio, ma per conquistare il Sud e rompere la sua tradizionale diffidenza serve altro.

 

 E poi servirebbe un garante per tenere unite «le due Italie» e le personalità che dovrebbero esserne interpreti. Può bastargli l’«icona» Berlusconi? È questo l’interrogativo, che se ne porta appresso un altro sul candidato premier: perché Salvini, che pure si dice pronto a sfidare Renzi per Palazzo Chigi, intanto dichiara di volersi candidare per il comune di Milano.

 

proteste contro  salvini a palermoproteste contro salvini a palermo