trump cruz

TRUMP BRUCIA SULLA CRUZ - DOPO LA SCONFITTA IN WISCONSIN, PER IL MILIARDARIO È DIFFICILISSIMO CONQUISTARE LA MAGGIORANZA DEI DELEGATI: PREPARIAMOCI A UNA 'BROKERED CONVENTION' IN CUI I REPUBBLICANI SCIPPERANNO LA CANDIDATURA A ENTRAMBI PER AFFIDARLA AL GIOVANE PAUL RYAN, GIÀ PERDENTE COME VICE DI ROMNEY - ORA SI VOLA A NEW YORK

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1. ORA CRUZ SUPERA TRUMP E HILLARY PERDE MA TIENE

Paolo Guzzanti per “Il Giornale

 

Le carovane dei due partiti e dei quattro candidati si stanno già muovendo con i loro carriaggi e salmerie televisive verso lo Stato di New York dove, dal 19 aprile, comincia la battaglia sul territorio di Donald Trump, ormai col fiato corto, appena bastonato nel Wisconsin da Ted Cruz. Anche Hillary Clinton le ha prese dal profetico Bernie Sanders che si sta godendo il suo momentum, la fase magica del successo.

donald trump ritwitta foto con moglie di ted cruz cozza e melania bonadonald trump ritwitta foto con moglie di ted cruz cozza e melania bona

 

Trump ha pagato a caro prezzo la sua settimana autolesionista: ha messo in galera le donne che abortiscono, ha attaccato la moglie di Ted Cruz, Heidi, per rappresaglia contro un attacco (ispirato da Cruz) alla propria moglie Melanie, ha mandato tutti in bestia difendendo oltre il decente un manager della sua campagna che aveva messo le mani addosso a una giornalista.

 

Poteva risparmiarsele tutte, ma preso dal delirio di onnipotenza, si è fatto talmente male da essere dato per moribondo e forse per morto.

 

anti trump pro ted cruz usa la moglie bonaanti trump pro ted cruz usa la moglie bona

Il peggior scenario possibile per lui è la contested Convention, per non aver raggiunto la maggioranza assoluta dei delegati. Se non arrivasse al quorum di 1.237, i delegati fin qui conquistati riacquisterebbero la loro totale libertà di nominare chi vogliono loro. La batosta di Trump nel Wisconsin (la quarta di seguito inflitta da Cruz) è peggiore di quella presa da Hillary, battuta dall' eroico vecchio matto Bernie Sanders.

 

Hillary lo precede comunque con centinaia di delegati e Bernie non ha vere speranze, salvo quella di vedersi offrire la vicepresidenza.

 

trump cruz  rubiotrump cruz rubio

La politica americana è sempre più in stato febbrile e di choc anafilattico per la massiccia dose di antipolitica immessa da Trump. La stessa divisione territoriale degli States è vaga e fittizia, così come vaga, fittizia e sanguinosissima fu la guerra civile che devastò l' Unione dal 1861 al 1865: una guerra militare senza un vero fronte, come quella politica di oggi.

 

L' America resta un Paese sparpagliato e fatto di una somma di marginalità, legate più a tradizioni di famiglia che ideologiche. Si sa, l' ha confermato un' indagine demoscopica, che le università americane hanno il più alto numero di accademici che si definiscono marxisti, mentre le battaglie di genere, identità sessuale, razziale, linguistica, hanno il sopravvento su tutto ciò che noi consideriamo «politica».

 

DONALD  TRUMP TED CRUZ  DONALD TRUMP TED CRUZ

Qui la politica del consenso si fa per formule aritmetiche: devi calcolare quanti sono i colli rossi (agricoltori), quanti colletti blu (operai) e quanti colletti bianchi impiegatizi, per zona. Poi devi misurare le fasce d' età, la percentuale delle donne in età fertile, il tasso di scolarizzazione dei neri e dei latinos, per arrivare ai problemi locali, di paese, di staccionata e d' irrigazione.

 

L' America è unificata dalle guerre e dalla televisione, dal voto dei veterani e dall' orientamento dei talk show. E poi ancora dai riti dei memorial, liste di nomi incisi sul marmo dove puoi contare le migliaia di soldati morti in action con un cognome italiano e dalle iniziative giovanili, le start-up, i problemi cronici delle ragazze nere che sbarcano il lunario scodellando un primo figlio a quattordici anni e si fanno mantenere dallo Stato.

 

Uno potrebbe chiedere: e dov' è la politica? In che consiste, che fa, su quali patti con gli elettori si regge? È in questo groviglio il grande mistero americano. I candidati sanno di avere un elettorato frammentato e disintegrato e promettono unità, collettività, il mito come dice Trump di un' America «di nuovo grande».

 

bernie sanders hillary clintonbernie sanders hillary clinton

Adesso tocca a uno dei grandi Stati: l' Imperial State di New York che non consiste soltanto nella magnifica megalopoli, ma in lande gelide a ridosso del Canada, zone agricole e altre modernissime. Si sa. New York è la tenuta di caccia dell' imprenditore edile Donald Trump, dei suoi dipendenti, dei suoi miliardi. Dovrebbe essere suo, ma chi può più garantirlo?

 

Lo stesso Trump ha rubato, elettoralmente, la Florida al senatore Marco Rubio. Ted Cruz lo ha tuttavia buttato fuori dal Wisconsin e sogna di batterlo in casa, a New York, dove si preparano dibattiti giganteschi con centinaia di migliaia di partecipanti. Trump è depresso, i suoi rilasciano dichiarazioni acide e ripetute come quella di Ted «Cavallo di Troia».

 

hillary clinton  bernie sandershillary clinton bernie sanders

Bernie Sanders se la vuole giocare con gli intellettuali di sinistra e gli studenti, mentre Hillary recita la sua parte di regina nella torre dorata dei finanziamenti stramilionari. Finora molti candidati sono caduti. Prima della fine di questo mese qualcun altro ci lascerà politicamente le penne.

 

 

2. CRUZ BRUCIA TRUMP PER IL MILIARDARIO CONVENTION A RISCHIO

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera

 

La rabbia (per essere stati battuti nettamente ieri in Wisconsin da candidati che dovevano essere più deboli) e la speranza (rifarsi tra due settimane a casa loro, a New York) sono le stesse.

 

paul ryanpaul ryan

Ma le prospettive di Donald Trump e Hillary Clinton, i favoriti del fronte repubblicano e di quello democratico per la corsa alla Casa Bianca, sono diverse. Indebolita da una lunga serie di sconfitte (Sanders l’ha sopravanzata in sette delle otto ultime primarie) e dallo scarso sostegno di giovani e uomini (in Wisconsin il 73 per cento dei democratici sotto i 45 anni e il 64 per cento dei maschi ha votato Sanders), l’ex segretario di Stato è comunque sempre più vicina al traguardo dei 2.383 delegati necessari per conquistare con certezza la nomination alla convenzione del suo partito a luglio.

 

La sconfitta patita in Wisconsin, politicamente bruciante e numericamente netta (il senatore del Vermont ha avuto il 56 per cento dei suffragi), tuttavia è un quasi pareggio dal punto di vista della conquista dei delegati: 48 sono andati a Sanders, 43 alla Clinton.

PAUL RYAN CON LA MADRE BETTYPAUL RYAN CON LA MADRE BETTY

 

Tutt’altra musica in casa repubblicana: avesse vinto in Wisconsin, Trump si sarebbe probabilmente trovato anche lui con la strada aperta verso la conquista del quorum (che nel caso del Grand Old Party è di 1.237 delegati). Invece nello Stato del Mid-West Ted Cruz non solo ha vinto con ampio margine (48 per cento contro 35) ma ha strappato a Trump ben 36 dei 42 delegati in palio. E in questi giorni la sua organizzazione politica, molto capillare e professionale, ne ha rosicchiati altri in Texas, Colorado e si accinge a fare la stessa cosa in Wyoming nei prossimi giorni.

 

Il tutto mentre la macchina elettorale di Trump, male organizzata e poco presente sul territorio, sembra girare a vuoto. La campagna è tutta basata sulla popolarità televisiva del tycoon, ma stavolta le 63 interviste televisive e le 49 telefoniche del mese di marzo non sono servite.

MITT ROMNEY E PAUL RYANMITT ROMNEY E PAUL RYAN

 

Cruz si è dimostrato abilissimo, quasi chirurgico, nell’andare a strappare delegati, individuando i distretti nei quali Trump è più debole. E il partito repubblicano, scoperto che quando opera in modo compatto riesce a fermare l’imprenditore populista, si appresta a ripetere l’operazione in Indiana, Stato demograficamente molto simile al Wisconsin: qui si vota il 3 maggio e chi vince prende tutti i 57 delegati.

 

Una sconfitta a Indianapolis potrebbe essere una sentenza di condanna per la candidatura Trump il cui sentiero verso la conquista del quorum si fa sempre più stretto: per farcela deve prendere circa 500 degli 882 delegati ancora in palio. Certo, vincerà a New York (95 delegati) e poi, probabilmente, in California (172 delegati). Ma dovrò dividere il bottino con Cruz e Kasich (in questi Stati i delegati vengono assegnati in proporzione ai voti ottenuti).

 

JOHN KASICH E DONALD TRUMP 3JOHN KASICH E DONALD TRUMP 3

Insomma, la prospettiva di una convention repubblicana «aperta» si fa sempre più concreta.

 

Sarebbe un grande spettacolo politico, ma anche un evento potenzialmente caotico: togliere la nomination a un Trump senza quorum e negarla anche all’altro candidato votato a valanga, Cruz, potrebbe portare a una sollevazione dell’elettorato. Il partito a quel punto punterebbe sul giovane Paul Ryan, che avrebbe maggiori possibilità di battere Hillary, ma ci vorrebbe una modifica ad hoc dei regolamenti. E lo speaker della Camera è disposto a esporsi solo se convinto di avere tutto il partito alle sue spalle.