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Pino Corrias per "Il Fatto Quotidiano"
A forza di rosicchiare centimetri di senso, di pudore e di legalità a questa morente democrazia, un tempo abitata da politici dotati almeno di opinioni, Silvio B. è riuscito a prosciugare l'intero corpo vivente dei parlamentari democratici, fino a ridurli alla perentoria brevità di un dito indice, come ultima sede dell'onore.
L'indice della mano sinistra. Il solo che ogni senatore dovrà introdurre nella buca del voto elettronico in quel momento supremo, quando si saprà se il Condannato di Frode Fiscale ha il diritto oppure no di continuare a rappresentare il popolo italiano, indossandone i privilegi di casta fino al punto di non ritorno della sua impunita permanenza. Oltre la quale sarà quell'altro dito a esibirsi, il dito medio del Condannato. Ma stavolta in segno di trionfo, rivolto a noi che guardiamo e che qualche volta votiamo.
Dovrebbe far sorridere, ma invece atterrisce, che a inventarsi questo elogio del dito indice garante di ogni compromessa lealtà sia un atleta del pensiero come Miguel Gotor, sofisticato analista di carte remote, ma peculiari, che Aldo Moro ha lasciato a noi posteri dalla sommità del suo imperdonabile delitto, ricaduto goccia a goccia (come aveva previsto) sulla intera Nazione, già allora imprigionata da una ipocrisia di larghe intese che non ha più smesso di soffocarla.
Architetta Gotor una intera sequenza di gesti e di intenzioni. E cioè che il buon senatore democratico introduca l'indice sinistro, con una certa lentezza nella buca del voto. Che schiacci con decisione il solo pulsante che espellerà B. dai velluti della Repubblica. Che i fotografi inquadrino dall'alto la scena.
E che a garanzia dell'elettore, le foto vengano postate nel comune universo della Rete, rese visibili come prova provata, visto che ormai le parole hanno smesso di contare, chissà perché, tipo quelle pre-elettorali che recitavano il mantra del "mai e poi mai con Berlusconi". Che poi si è visto con quante dita sono state stracciate.
Sarà pure un caso, ma il Gotor di cui sopra era l'autore di quel mantra. L'astro nascente di quella stessa campagna elettorale durante la quale non solo esibiva la sua intelligenza guantata, ma pure quella del suo capo, l'allora segretario Pier Luigi Bersani che fra i molti lo scelse come spin doctor, riuscendo a perdere nell'urna non solo l'Italia, ma pure Bettola, dove un tempo era nato con tutte e dieci le dita.
E se gli antefatti sono fatti, si dovrà aspettare con una certa cautela l'esito del prossimo voto in aula, sapendo di quante doppie strategie si nutra la politica specie quando diventa guerriglia parlamentare. Non escludendo, dice il Gotor, che Grillo "dirà a 20 dei suoi di votare per B. perché vuole sputtanarci, farci esplodere".
Rischio non remoto, in effetti, al quale trovare un colpevole preventivo da mettere all'indice. Peccato solo che a nessun Gotor venga mai in mente quanto sarebbe più onorevole smetterla di vivere perennemente nascosti dietro un dito - sia pure l'indice, così prossimo al medio - e avere il coraggio liberatorio di una pedata.
Gotor MIGUEL GOTOR FOTO ANDREA ARRIGA PIERLUIGI BERSANI berlusconi galeramanifestanti sperano in berlusconi in galera berlusconi prigione
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