DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - IL SERVILISMO SECONDO MME LAGARDE
Alberto Mattioli per "la Stampa"
«Usami per il tempo che ti serve e serve alla tua azione e al tuo casting». Ma «se mi usi, ho bisogno di te come guida e come sostegno: senza guida, rischio di essere inefficace, senza sostegno rischio di essere poco credibile». Sembrerebbe la solita lettera di ordinario servilismo nei confronti del Grande Capo. Invece il documento è straordinario perché a indirizzarla a Nicolas Sarkozy fu, in data imprecisata, Christine Lagarde.
Sì, proprio lei, l'avvocatessa d'affari che arrivò alla testa del più grande studio di Chicago, la pluriministra (del Commercio estero, dell'Agricoltura e dell'Economia), la direttrice generale del Fondo monetario internazionale, la settima donna più potente del mondo secondo «Forbes».
Tosta ma elegante, preparatissima, mai una ciocca fuori posto nei capelli orgogliosamente lasciati bianchi a 57 anni, mai una parola di troppo oppure un congiuntivo sbilenco, sempre impeccabile come i suoi tailleur. E invece zac!, anche Lagarde casca sull'ossequio fantozziano al Pres. Lup. Mann. Guida Suprema. E dire che nei cinque punti della breve ma imbarazzante missiva, fra un «ho fatto del mio meglio e ho talvolta potuto sbagliare. Ti chiedo scusa» e un'«immensa ammirazione», Christine spiega a Nicolas: «Non desidero diventare un'ambiziosa servile come molti di quelli che ti circondano la cui lealtà è talvolta recente e poco duratura».
Sono gli effetti collaterali dello scandalo Tapie. Il 20 marzo, gli agenti che perquisivano la casa parigina di Lagarde hanno trovato la lettera, «Le Monde» l'ha pubblicata, tutta la Francia ci sta maramaldeggiando sopra. Le femministe sono arrabbiate, la rete divertita. Su Twitter è tutto un fiorir di parodie.
Fabrice Arfi, il giornalista d'assalto di «Mediapart», posta un baciamano al Padrino Marlon Brando. Didascalia: «Lagarde/Sarkozy. Dopo la lettera, la foto». Altri si sbizzarriscono paragonando i trasporti quasi erotici dell'algida Christine alle «Cinquanta sfumature di grigio» o ai telegiornali nordcoreani. E c'è chi si chiede se sulla lettera, da brava groupie, Lagarde ha aggiunto dei cuoricini e una spruzzata di Chanel numero 5.
Ma siamo davvero sicuri che simili zerbinate siano l'eccezione e non la regola? Il politologo Dominique Reynié, che conosce bene la politica in generale e quella francese in particolare, definisce «banale» la lettera. Viene in mente il sommo Flaiano: «A furia di leccare, qualcosa sulla lingua rimane sempre».
2 - D'AGOSTINO: L'IRRESISTIBILE TENTAZIONE DELL'ADULAZIONE
Michela Tamburrino per "la Stampa"
Le ovvietà non stupiscono, figurarsi quelle che attengono all'esercizio del potere. Oppure potrebbero stupire gli ingenui, categoria che non ha mai accolto tra le sue file Roberto D'Agostino. Lui, anzi, è un esegeta attento, i fatti li decifra prima che diventino fenomeni. Nelle sue mani, fenomeni di costume.
Per esempio il «servilismo», oggi di griffe francese a proposito della lettera che l'allora ministro delle finanze Lagarde scrisse all'allora presidente Sarkozy.
«Usami come vuoi». Così parla a un potente una delle donne più potenti del mondo?
«Lo è diventata proprio grazie a quella prova d'obbedienza. Non mi scandalizza, il meccanismo del potere comprende quella lettera, è nelle regole di chi il potere lo gestisce e pretende riconoscenza. Chi ha potere non appare, impone solerti esecutori, persone fidate che fanno al loro caso».
Per D'Agostino chi ha il potere in questo momento?
«Per me il premier di questo Paese è Mario Draghi. Da sempre i presidenti della Rai hanno risposto a chi lì li aveva messi. Prodi premier? No, era Bazoli. Il sindaco di Roma è Marino? No, è Goffredo Bettini. In questo senso il best seller di Bisignani, "L'uomo che sussurra ai potenti", è eclatante, racconta di come lui di fatto sceglieva con Letta o Andreotti la persona giusta per quello o quell'altro posto».
Allora il servilismo serve solo per ottenere un finto potere?
«Invece frutta posti di prestigio che altrimenti andrebbero ad altri. Ricordiamoci una cosa: quando il potere sceglie l'uomo giusto per un posto chiave, non vuole la persona brava che poi lo potrebbe fregare ma la persona affidabile. à appunto affidabile la parola magica, rassicurante. Il gioco è che ti danno qualcosa poi tu devi mostrarti riconoscente».
Ma «Usami come credi»...
«...Ha anche un sottile rimando sessuale che arrapa l'ego maschile, perché in fondo l'uomo è questo, è debole, si lascia abbindolare».
C'è un potere che ci mette anche la faccia?
«Andreotti che non toccava soldi e donne, si sono dovuti inventare il bacio con Riina per abbatterlo. Comunque è rarissimo, il potere vero usa qualcun altro. I grandi industriali non avevano bisogno di andare in Parlamento, ma le leggi erano fatte esattamente come volevano loro. Ma veramente crediamo che Gelli, uno che vendeva materassi a Frosinone, comandasse mezza Italia o che un bifolco come Provenzano manovrasse la mafia? Loro sono manovali, amministratori delegati».
Altre lettere famose o «slurp» celebri, come li chiama lei?
«Storico è oramai il pizzino che Letta manda a Monti appena nominato premier offrendo tutta la sua collaborazione devota anche da esterno. O la telefonata di Saccà a Berlusconi: "Presidente, presidente, lei riempie un bisogno degli italiani!". "Se servo ci sono", scrive Gianni Minoli a Bettino Craxi in data 3 maggio 1989, vantandosi di essere lontano dalle manovre di corridoio. E ancora la lettera di Giuliano Amato a Craxi (archivio di Luca Josi) datata 27 luglio 1989 che si conclude con "...Ti auguro solo di avere dagli altri la lealtà assoluta che hai sempre avuto da me... Tuo Giuliano".
«Slurp» famosi che riguardano solo la politica?
«Il potere è soprattutto lì. Ovviamente coinvolgono anche personaggi di altri ambienti che ambiscono ad avvicinare la politica. Daria Bignardi il giorno prima delle elezioni, quando tutti pensavano avrebbe stravinto Bersani, ci tiene a farlo sapere a tutti e twitta: "Domani voterò Bersani"».
3 - MANUALE DI «UN'ARTE SOTTILE E REDDITIZIA»
Da "la Stampa"
Addirittura il genere viene elevato a teorema degno di un saggio, una fenomenologia del servilismo che ha fatto giurisprudenza: «Manuale del leccaculo, teoria e storia di un'arte sottile» è il libro di Richard Stengel edito da Fazi. L'autore, nel dimostra che l'adulazione è parte del nostro patrimonio genetico ed è un comportamento che ci ha aiutato a sopravvivere fin dalla preistoria. Richard Stengel la illustra con ricchezza di documentazione, partendo dai nostri progenitori e attraversando la storia di religioni e civiltà : dall'amore per il Dio geloso dell'Antico Testamento agli appassionati biglietti che una collaboratrice della Casa Bianca indirizza al presidente degli Stati Uniti, da Platone al mondo medievale dei trovatori, la cui indelebile traccia informa il nostro moderno discorso amoroso.
LETTERA DI AMATO A CRAXI (ARCHIVIO LUCA JOSI)
27 luglio 1989: «Caro Presidente... Cancella l'idea che io sia legato al giro di Repubblica. E' infondata. Solo con i loro giornali economici, come con quelli degli altri, ho avuto rapporti da Ministro del Tesoro... sai che ho incrociato Scalfari a qualche rara cena, quasi sempre, e cioè due o tre volte a casa di Elisa Olivetti. Non c'è altro. E chiunque capisce che Scalfari, dopo avermi bistrattato quando ero al Tesoro, ha ora usato disinvoltamente la mia uscita per criticare te. Pensa che anche Rodotà mi si è ridiventato improvvisamente amico... Malindi. Non ho altro da dire su un problema inesistente. Ti auguro solo di avere dagli altri la lealtà assoluta che hai sempre avuto da me... Tuo Giuliano».
LETTERA DI MINOLI A CRAXI «SE SERVO, CI SONO»
Questa lettera di Gianni Minoli è datata 3 maggio 1989: «Caro Bettino... In questi ultimi dieci anni ho prodotto molti dei programmi che hanno avuto più successo come Aboccaperta, Piccoli Fans, Blitz, o di immagine come Sì però, Soldi soldi soldi, Quelli della notte, e Mixer... Come capostruttura ho anche determinato molte delle scelte di fondo del palinsesto... Non sono come forse ti hanno fatto cedere solo "quello che fa Mixer" ma un Dirigente della Rai che ha fatto molte, delle non moltissime scelte qualificanti di Rai 2...
Per questo ritengo che avrei potuto essere considerato un interlocutore nel momento dell'ennesima difficilissima scelta circa il destino della Rete 2. Dico difficilissima perché il tempo degli errori è finito, i soldi della Rete anche, e l'egemonia del Pci e della Dc realizzata con un alto tasso di contenuto professionale qui in Rai è cosa fatta, e non contrastabile in modo approssimativo... Non sono mai stato capace di spendere tempo nelle manovre di corridoio e nelle chiacchiere (scrive proprio così, stiamo parlando di Minoli, ndr) ... Io credo di essere fatto così. Se servo, ci sono.... Con affetto».
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