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NETANYAHU È OSTAGGIO DEI COLONI E DEGLI ULTRA-ORTODOSSI – PERCHÉ L’INSEDIAMENTO “E1”, DA VENT’ANNI IN STANDBY, È ORA POSSIBILE? L’AMBASCIATORE STEFANINI: “CONCORRONO TRE FATTORI: L'ONDA LUNGA DEL 7 OTTOBRE, L'EFFETTO TRUMP (BIDEN E I SUOI PREDECESSORI SI OPPONEVANO, DONALD LASCIA FARE). TERZO, LO CHIEDE IL "PARTITO DEI COLONI". I NUOVI INSEDIAMENTI SPINGONO NEL DIMENTICATOIO LA SOLUZIONE DEI DUE STATI. FINCHÉ NETANYAHU HA DALLA SUA WASHINGTON, ISRAELE PUÒ SCROLLARE LE SPALLE ALL'ISOLAMENTO INTERNAZIONALE, MA SACRIFICA LA TESSITURA DEGLI ACCORDI DI ABRAMO, PUNTO FORTE DELLA POLITICA MEDIORIENTALE DI TRUMP. RIAD NON PUÒ ADERIRE SENZA ORIZZONTE DI STATO PALESTINESE…”
Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”
Riconoscere lo Stato di Palestina è inutile ma Israele lo rende necessario. Inutile perché lo Stato di Palestina non esiste fino a che sarà Israele a riconoscerlo.
I riconoscimenti internazionali non sono sostitutivi della realtà sul terreno. Ma necessari dal momento che il governo Netanyahu, mentre si prepara all'operazione militare contro i resti di Hamas a Gaza City che mette a rischio le sorti di mezzo milione di civili, cancella dalla mappa la parvenza di un futuro Stato palestinese.
Lo fa con i nuovi insediamenti in terra palestinese, appena approvati. Se, di fatto, Israele nega lo Stato palestinese, alla comunità internazionale non resta che riconoscerlo per tenerne in vita la prospettiva. Anche per ribadire la soluzione a due Stati, non solo a Gerusalemme ma anche a Hamas che ne vuole uno solo "dal fiume al mare".
Riconoscere – o non riconoscere – uno Stato è un atto politico. In questo caso, un gesto simbolico come tanti nella prassi internazionale – ma talvolta meno effimeri di quanto si creda: l'Italia, come tutto l'Occidente, mai riconobbe l'annessione dei tre Stati Baltici da parte dell'Unione Sovietica. Sembrava una posizione donchisciottesca. A chi ha dato ragione la storia? Oggi Estonia, Lettonia e Lituania sono nazioni indipendenti, membri Ue e Nato. L'Urss non c'è più, con buona pace della felpa di Sergej Lavrov.
BEZALEL SMOTRICH MOSTRA L INSEDIAMENTO E1 IN CISGIORDANIA
[…] Fattibile militarmente, la presa di Gaza City diventa un dramma umanitario per la popolazione civile. La fuga è già cominciata. Ammesso che Hamas acconsenta all'evacuazione – sono indirettamente ostaggi anche loro […]
Ma di fronte all'inettitudine della Gaza Humanitarian Foundation e alla mole dell'assistenza necessaria, anche per Netanyahu non rimane che battere alle porte dell'inviso Palazzo di Vetro.
Gaza è una mina umanitaria pronta allo scoppio. La Cisgiordania è una bomba a orologeria. Con l'approvazione del progetto E1 (East One) di nuovi insediamenti in Cisgiordania, adiacenti a Gerusalemme Est, per circa 3400 unità abitative, il governo Netanyahu ha introdotto un'altra frammentazione in quello che resta della contiguità dei Territori palestinesi.
donald trump benjamin netanyahu
Si aggiunge a tante altre schegge che hanno progressivamente fatto del territorio dell'ipotetico Stato palestinese un'ingestibile pelle di leopardo. Ma è una scheggia importante perché attaccata a quella Gerusalemme Est, in teoria destinata a esserne la capitale. Infatti, E1 è rimasto in attesa per quasi vent'anni, causa l'opposizione internazionale e le pressioni contrarie degli Stati Uniti.
benjamin netanyahu su un carro armato israeliano
Perché adesso, con che possibili conseguenze e con che visione del futuro dei Territori palestinesi – Cisgiordania e Gaza? Adesso, causa la congiuntura favorevole – e Benjamin Netanyahu è un maestro di tempismo – concorrono tre fattori. Innanzitutto, l'onda lunga del 7 ottobre; l'orrore può aver sedimentato ma ha lasciato nella maggioranza degli israeliani ben poche sensibilità per le aspettative palestinesi. Secondo, l'effetto Trump: Biden e i suoi predecessori si opponevano, Donald lascia fare. Terzo, lo chiede il "partito dei coloni", capeggiato dai ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, che tiene in pugno la maggioranza di governo.
I nuovi insediamenti non cambiano radicalmente la situazione dei Territori – 3 milioni di palestinesi e mezzo milione di coloni – ma spingono nel dimenticatoio la soluzione dei due Stati. Netanyahu non ha bisogno di dirlo. Lo fa. Finché ha dalla sua Washington, Israele può scrollare le spalle all'isolamento internazionale e ai riconoscimenti europei e occidentali dello Stato palestinese.
LA MAPPA DELLA STRISCIA DI GAZA E DELLA CISGIORDANIA
Fino a un certo punto, vedi l'aspra polemica con il premier australiano Anthony Albanese. Sacrifica però la tessitura degli Accordi di Abramo, punto forte della politica mediorientale di Trump; Riad non può aderire senza orizzonte, anche lontano, di Stato palestinese. Ridà fiato regionale al boccheggiante Iran. Ma Bibi, genio tattico, non è uno stratega.
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