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PERCHÉ TRUMP – INTERVISTA A VICTOR DAVIS HANSON, INTELLETTUALE CONSERVATORE, UNO DEI POCHI AD AVER ESPRESSO UN GIUDIZIO POSITIVO SU TRUMP, GIÀ NEL 2016 AL TEMPO DELLE PRIMARIE DEL PARTITO REPUBBLICANO – “DAL PUNTO DI VISTA PSICOLOGICO IL COMPORTAMENTO VOLGARE, E SPESSO OSCENO, DI TRUMP È STATO VISTO DAGLI ELETTORI COME UNA CHEMIOTERAPIA NECESSARIA PER CERCARE DI GUARIRE IL CANCRO DELLO STATO CENTRALIZZATO ORAMAI FUORI CONTROLLO”
Intervista di Mattia Sisti dottorando a Oriel College, Oxford University - https://www.oriel.ox.ac.uk/people/mrmattia-sisti
Victor Davis Hanson è uno dei più importanti commentatori e storici americani all’Hoover Institution presso l’Università di Stanford e professore emerito all’Università dello Stato della California ed è apparso numerose volte su Fox News, ospite di ‘Life, Liberty & Levin’ e di Tucker Carlson, per spiegare le sue posizioni politiche. Fra molti altri premi, il prof. Hanson ha recentemente ricevuto, la Edmund Burke Award (2018), la National Humanities Medal (2007) e l’Eric Breindel Award per il giornalismo d’opinione (2002).
Pubblicherà a breve un libro destinato a suscitare molta polemica chiamato The Case for Trump.
donald trump
donald trump larry king
Io sono cresciuto in una fattoria, coltivo io stesso frutta e verdura e vivo ancora nella stessa fattoria. Questo mi fornisce una prospettiva diversa, e molto più pragmatica, di quella che è così comune nei circoli accademici. Per quanto riguarda Trump, per me è sempre stata una questione di ‘rispetto a cosa?’. A suo tempo ho avuto l’impressione che il programma progressista, così come si è sviluppato, per parafrasare Obama, avrebbe cambiato così profondamente l’America da renderla quasi irriconoscibile. L’agenda progressista, infatti, è espressa in maniera ingiustificata come ‘open borders’ (abolizione dei confini statali), abolizione dell’ICE (la Polizia di frontiera americana), cancellazione di 1.5 trilioni di dollari di debito universitario, istruzione gratuita, tassa sulla ricchezza, incremento delle tasse sul reddito e sugli immobili, New Green Deal—il cui obiettivo è l’abolizione di ogni tipo di motore a benzina in 10 anni—radicalizzazione della pratica dell’interruzione di gravidanza, Medicare (il programma nazionale di assicurazione sanitaria americano) per ‘chiunque’, una nuova identità predisposta al lamento continuo e una politica ‘racialist’, vale a dire incentrata prevalentemente sui confini razziali/etnici tra le persone.
La parte interna degli Stati Uniti, in particolar modo in termini dei Collegi Elettorali, è stata resa vacua dalle ineguaglianze prodotte dalla globalizzazione dato che molti tipi di impiego che si sarebbero potuti spostare all’estero, dare in appalto o replicare sempre all’esterno lo sono effettivamente stati. E questi tipi di impiego sono quasi sempre quelli che richiedono lavoro muscolare e non certo le professioni elitarie che sono così comuni in ambito finanziario, tecnologico, governativo e intellettuale, e che sono prevalentemente concentrati sulle regioni costiere dell’America.
Trump ha visto tutto ciò e ha creato un messaggio regionalistico per far ripartire l’economia e creare lavoro tramite deregulation, incentivi sulle tasse, un’accelerata produzione di energia e una politica di ‘fair trade’ (scambio equo) piuttosto che ‘free trade’ (libero scambio) — tutto ciò ha poi portato a un livello di disoccupazione così basso da essere considerato un record in tempi di pace, tantissimi mesi consecutivi in cui il Pil è cresciuto del 3 per cento, un aumento dei salari e un incremento dell’occupazione nei settori manifatturieri e dell’edilizia. Dal punto di vista psicologico il comportamento volgare, e spesso osceno, di Trump è stato visto dagli elettori come una chemioterapia necessaria per cercare di guarire il cancro dello stato centralizzato oramai fuori controllo. Gli elettori americani, infatti, erano stanchi sia delle regole messe in piedi da questo centralismo statale sia dei candidati repubblicani del passato, sempre perdenti su questo fronte.
Nonostante il chiacchiericcio di nuove divisioni, la vera divisione è sempre stessa ed è molto antica: si tratta della divisione tra la visione tragica e quella terapeutica. La prima vede nella libertà individuale e nell’eguaglianza di opportunità la vera eredità dell’Occidente, la seconda invece insiste su un’eguaglianza di risultati decisa dall’alto, e cioè dal governo. Il Nuovo Partito Democratico è la personificazione della Rivoluzione francese, mentre il Partito Repubblicano è un tentativo di emulare i valori dei Padri Fondatori.
Concordo. Gli studi classici fanno nascere in noi l’umiltà che ci ricorda come sinistra/destra, conservatori/liberali non siano nient’altro che antiche differenze, le quali riflettono preoccupazioni diverse di cultura e di classe. Lo studio della Grecità o Latinità infatti enfatizza la chiarezza di pensiero, l’induzione a scapito della deduzione, la necessità di parlare e scrivere chiaramente e l’importanza dell’empirismo e della moderazione — tutti valori che scarseggiano nel nostro presente. Inoltre, con poche eccezioni, la tavola dei valori occidentali è stata largamente creata tra il 700 AC e il 100 DC tramite il nesso verificatosi tra Ellenismo, Repubblicanesimo romano e Cristianesimo. Tutto ciò che è seguito dopo è per la maggior parte costituito da sfumature e piccole aggiunte.
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