FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Da “il Giorno”
L'Italia ringrazia i Paesi di Visegrad per i 36 milioni di euro offerti alle operazioni dell' Ue di rafforzamento dell' attività in Libia, ma «le distanze» sulle quote obbligatorie per le 'relocation' dei profughi restano tutte. Alla cena del vertice europeo, dove viene servita la patata bollente della giornata, la discussione sul dossier 'migration', il premier Paolo Gentiloni - sostenuto dalla maggior parte dei colleghi - difende il sistema dei trasferimenti dei richiedenti asilo.
È «il minimo indispensabile», avverte, chiedendo «un impegno finanziario, logistico, politico, ancora più forte», non solo da parte della Commissione Ue e dei soliti noti ma «da tutta la famiglia europea», anche per «consolidare la svolta nella lotta ai trafficanti e cambiare in modo significativo la situazione dei diritti umani in Libia».
Al fianco di Gentiloni c' è la cancelliera Angela Merkel, che nonostante le magagne di politica interna, ribadisce: «La solidarietà selettiva non può essere la soluzione» e stanzia oltre cento milioni di euro per la finestra Nord-Africa del Fondo fiduciario europeo per l' Africa, da cui si attinge per le attività in Libia. La discussione attorno al tavolo è 'franca' ma libera, perché almeno per oggi i leader non devono trovare accordi, e non sono previste conclusioni scritte. Il confronto - nelle intenzioni del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk che l' ha messo in agenda - mira ad imprimere nuovo impulso al dossier, in cerca di un' intesa sulla riforma del regolamento di Dublino, bloccata ormai da mesi, che si vorrebbe trovare entro giugno 2018.
Ma lo scontro tra Commissione e Consiglio dei giorni scorsi, con le polemiche scoppiate proprio sul contenuto della nota che Tusk aveva inviato ai leader per guidare il dibattito, non ha favorito un clima conciliatorio. Nel documento Tusk suggeriva di ridimensionare il ruolo dell' esecutivo comunitario e spazzare via l' esperienza delle quote obbligatorie, giudicate «inefficaci» e «divisive».
Un testo poi solo in parte modificato. E neppure il minivertice - sponsorizzato dal presidente Jean-Claude Juncker - tra Gentiloni e i quattro leader del V4, l' ungherese Viktor Orban, lo slovacco Robert Fico, il polacco Mateusz Morawiecki, e il ceco Andrej Babis (quest' ultimi due al loro debutto a Bruxelles) ha contribuito a coprire le distanze. Le quote obbligatorie «non funzionano. Sono inefficaci», ci ha tenuto a ribadire Fico.
A tenere il punto sulla necessità delle quote obbligatorie, Juncker: «Non si può andare in giro con il cappello in mano per i trasferimenti» dei profughi. Ma anche numerosi altri leader europei. Il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato a non cadere «in posizioni intransigenti», mentre il presidente dell' Europarlamento Antonio Tajani ha sollecitato a fare in fretta la riforma di Dublino.
Unica nota davvero positiva della giornata è stata la cerimonia per l' avvio della cooperazione rafforzata di 25 Paesi per la difesa comune, con l' Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, grande fautrice, che ha ricevuto il plauso dei leader per il suo impegno.
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